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Prezzi dell’oro a sconto: la Cina ringrazia

Sulla rete internet e sulla stampa finanziaria specializzata, si sprecano le analisi sul famelico appetito della Cina per l’oro fisico.

Nel grafico sotto esposto, come potete notare, nei primi otto mesi di quest’anno la Cina ha importato da Hong Kong ben 994 tonnellate di oro rispetto alle 511 tonnellate acquistate nello stesso periodo del 2012.

Il grafico, comunque, non include la produzione/estrazione interna di metallo giallo (circa 300 tonnellate annue, le quali rimangono entro i confini delle Cina). Non include neppure l’oro in import presso altre citta’ portuali (non v’e’ solo Hong Kong in Cina).

Assumendo che nei quattro mesi restanti la Cina acquisti in media 100 tonnellate di oro di provenienza estera presso Hong Kong; addizionando a questi la produzione domestica e l’import di metallo giallo presso altre citta’ portuali, arriveremmo a un “input” di 1.700 tonnellate di oro annue.

Per darvi una prospettiva: sappiate che la Germania ha riserve auree accertate per circa 3.000 tonnellate (buona parte delle quali stoccate negli Stati Uniti, le quali non le possiedono piu’ in quanto conferite a terzi negli scorsi decenni tramite contratti di “leasing” – gold lease).

Vi rendete conto di quanto esposto sopra?

In un solo anno, la Cina ha acquistato piu’ della meta’ di oro che la Germania (la maggior potenza industriale dell’Occidente Europeo) possiede a titolo di riserva. 

 

Ma per quale motivo la Cina investe in oro? Possiamo solo fare delle supposizioni in proposito.

  • E’ probabile che i cinesi (soprattutto le Autorita’ Monetarie Centrali) stiano acquistando oro perche’ prevedono una forte risalita delle quotazioni del metallo giallo a partire dai prossimi anni. 
  • E’ possibile, e forse molto probabile, che i cinesi stiano pianificando da lungo tempo di sostituire il dollaro americano come valuta di riserva mondiale. 

 

All’inizio del 2013 Yao Yudong, membro del Comitato di Politica Monetaria della Banca Centrale Cinese, dichiaro’ che la Cina era favorevole allo stabilirsi di un Nuovo Sistema di Bretton Woods.

Il sistema monetario di Bretton Woods fu instaurato dopo la seconda guerra mondiale.

Esso prevedeva che solo il dollaro americano fosse agganciato all’oro (e ne prevedeva la convertibilita’). Il sistema prevedeva cambi fissi: tutte le altre valute (escluso quindi il dollaro) erano agganciate al biglietto verde.

E’ plausibile ipotizzare che le Autorita’ Monetarie cinesi si stiano preparando a un nuovo ruolo per lo Yuan nel prossimo sistema monetario mondiale.

Lo yuan sarebbe al centro di questo nuovo sistema mentre il dollaro, l’euro e lo yen si situerebbero a livello di “monete satelliti” rispetto alla moneta cinese.

Recentemente la rivista cinese “Xinhua” pubblico’ un articolo intitolato: “De-Americanizzare il pianeta”. Nel contenuto dell’articolo si trattava chiaramente di realizzare un nuovo ordine monetario mondiale, con una nuova valuta di riserva planetaria.

E’ evidente che il sogno dell’America di realizzare un Nuovo Ordine Mondiale, dominato dall’illimitato potere di stampa del biglietto verde, non potra’ avverarsi.

I creditori degli Stati Uniti (specialmente la Cina), non tollereranno a lungo l’utilizzo del dollaro come valuta di riserva mondiale.

Gli USA utilizzano questo potere di stampa, come se possedessero una carta di credito illimitata con cui poter importare qualsivoglia bene o servizio, pagando senza riserve con una moneta ormai screditata.

Certo, gli Stati Uniti possiedono ancora la stampatrice (printing press). Ma il resto del mondo (soprattutto la Cina, maggior creditore degli USA) e’ sempre piu’ infastidito e innervosito di esportare beni fisici negli USA in cambio di biglietti di carta verde senza piu’ alcun valore.

 

 

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Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
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Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

4 risposte

  1. Mi domando spesso come mai diverse nazioni che hanno il proprio oro in giacenza in USA non ne chiedano il rimpatrio. Il Venezuela lo ha fatto ma non sappiamo se è stato reso. Per le prime 300t della Germania ci vogliono 7 anni!. I paesi che dipendono maggiormente dagli USA non osano neppure chiederlo. Si fidano e basta. Oppure hanno paura. Credo che se questa questione fosse presa sul serio salterebbero tutti i giochi. Ma poichè il tutto è gestito dalle banche e il loro business è più o meno comune in tutto il mondo sono consapevoli della situazione e non forzeranno la mano fino alla fine. Del resto immaginiamo di essere creditori per centinaia o migliaia di tonnellate di oro… cosa fareste? … sperereste in una ripresa al fine che il vostro debitore possa rimborsarvi ciò che vi deve.
    Riguardo al prezzo del gold, lo ritengo inesorabilmente agganciato al prezzo del petrolio. Dal 2001 ha seguito lo stesso trend http://www.macrotrends.net/1334/dollar-gold-and-oil-historical-chart. Lo shale oil che sta dando un pò di fiato all’economia USA non è così conveniente come pubblicizzato dai media e quindi l’impero ha paura. Un impero che continua aconsumare multipli pro capite rispetto alla Cina.

  2. A proposito di Cina e U.S.A: oggi l’agenzia di rating cinese DAGONG ha annunciato di aver ridotto il merito di credito statunitense da A ad A- in scia delle tensioni innescate dalle trattative per l’innalzamento del tetto del debito,
    Loutlook sul merito di credito della prima economia e’ stato confermato * Negativo *.
    Non so se ME LO SONO SPIEGATO…..
    BUONA SERA A TUTTI.

    1. Buongiorno Gennaro, ieri sera Ti ho inviato il grafico del GOLD, con il testa e spalle rialzista.
      L’hai ricevuto?
      Grazie.
      Luigi.

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