ricchezza nel tempo

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Il trend rialzista dell’oro è davanti ai nostri occhi

In questo articolo, vi presentiamo una recente analisi di Jim Rickards, il quale ci illustra il perché non abbiamo motivo di pensare che l’oro stia deludendo le attese.

Un’analisi semplice e lineare, di quelle che lasciano poco spazio ai dubbi.

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Al giorno d’oggi, l’oro ha tutte le probabilità di trovarsi in un up-trend di lungo termine che ha le potenzialità di tradursi in prezzi di assoluto rilievo, in un futuro prossimo.

Per capirne il perché, diamo per prima cosa uno sguardo al lungo declino che l’oro ha vissuto dal 2011 al 2015.

La miglior interpretazione che abbia sentito mi è pervenuta per bocca del leggendario investitore in materie prime, Jim Rogers.

Come me, anche lui crede che l’oro sia condannato a giungere ad un prezzo molto vicino al livello di 10.000 dollari l’oncia, ma Rogers ha mosso un ulteriore elemento alla mia analisi: nessuna materia prima o commodity passa da un minimo ad un massimo nel suo ciclo secolare senza prima aver sperimentato un ritracciamento di fibonacci del 50%

L’oro stampò il suo minimo a 255 dollari nell’agosto del 1999.

Da lì, si impennò e con un’accelerazione del 650%, arrivò al massimo del 2011, attorno ai 1900 dollari.

Perciò, fatti due conti, il prezzo dell’oro crebbe di 1643 dollari in 12 anni esatti.

Un ritracciamento (o correzione, che dir si voglia) pari al 50% del movimento rialzista – come già anticipato, pari a 1.643 dollari – avrebbe dovuto vedere un ribasso dei prezzi dell’oro di bene o male 821 dollari l’oncia, prezzando l’oro a 1.077 dollari una volta finita la correzione.

E’, praticamente, quello che è accaduto il 27 novembre 2015, quando l’oro stampò il minimo a 1.058 dollari l’oncia.

Questo significa che la correzione del 50% richiesta dalla filosofia d’investimento di Rogers, è già alle nostre spalle e l’oro è in attesa di giungere a nuovi massimi assoluti.

Perché gli investitori dovrebbero credere che l’oro non venga nuovamente depresso sotto i minimi del 2015?

La risposta è che c’è un’importante distinzione tra la tendenza del 2011-2015 e quella oggi in atto. Il declino di quattro anni mostrò il tipico pattern ribassista caratterizzato da minimi sempre più bassi confermati da massimi sempre più bassi.

Da dicembre 2016, questo trend pare proprio aver cambiato direzione: ora vediamo massimi più alti e minimi più alti.

Il massimo di febbraio 2017 a 1.256 dollari, era più alto del precedente di gennaio 2017 a 1.217 l’oncia. Il minimo di maggio 2017 a 1.218 dollari era più alto del precedente minimo di marzo a 1.198 dollari.

Il massimo di settembre 2017 a 1.353 dollari è più alto del massimo di giugno a 1.296. Ed il minimo di questo ottobre a 1.271 è più alto di quello segnato a luglio a 1.212.

E’ vero che il trend è ancora giovane, ma questo tipo di movimenti del prezzo sono abbastanza per darsi coraggio e confermare, assieme a tutti gli altri segnali, che l’oro verso nuovi minimi secolari non ha intenzione di andare.

E per dove è diretto, allora?

Stiamo assistendo ad un aumento insistente della domanda nei confronti dell’offerta. Cina e Russia acquistano da sole più dell’intera produzione mondiale di oro, ogni anno.

Gli investitori privati di oro fisico, continuano ad accumularlo.

In un mio recente viaggio in Svizzera, sono venuto a conoscenza del fatto che le aziende di storage locali non riescono a tenere il passo tra la costruzione di nuovi caveaux e la domanda di messa in sicurezza dell’oro fisico, tanto che ora si sono ridotti ad acquistare vecchi bunker dell’esercito svizzero, incastonati nelle Alpi, pur di non dire di no ai propri clienti.

Con una continua domanda e venditori che scompaiono, va dà sé che i mercati per mantenere un loro equilibrio dovranno spingere il prezzo al rialzo.

L’equilibrio geopolitico è un altro fattore: la crisi nordcoreana non sta migliorando e le situazioni in Siria, Iran e nel Mar Cinese meridionale non danno sollievo.

I titoli sulle testate dei giornali possono sparire, ma la situazione rimane sempre la stessa e uno schock geopolitico, che è sempre dietro l’angolo, può avere effetti devastanti.

La FED, inoltre, non alzerà i tassi a dicembre.

Il mercato si aspetta il contrario, come dimostrano i CME FED futures, che quotano all’86% le probabilità che un rialzo dei tassi si verifichi a fine anno. Questa previsione si ridimensionerà notevolmente entro il 13 dicembre, giorno della FOMC press conference.

Come le probabilità previste dai mercati cominceranno a fare i conti con la realtà, il dollaro si indebolirà [continuando il trend ribassista già in atto] mentre l’oro sperimenterà maggiore volatilità.

In breve, tutto lascia pensare all’oro a quota 1400 dollari per la fine di quest’anno.

Il percorso tracciato a partire dal 15 dicembre 2016 pare proprio essere quello giusto: quello che decreterà che l’oro è in fase rialzista, non ribassista.

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di Jim Rickards

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Staff DeshGold

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