A dieci anni di distanza, qual è il bilancio del Quantitative Easing, la politica di immissione incontrollata di liquidità nei mercati, intrapresa da FED e BCE?
Ha effettivamente creato 7 milioni di posti di lavoro nella sola Europa? Ha davvero risollevato le sorti dell’economia? Si tratta seriamente di una manovra geniale, degna dei più grandi strateghi della storia?
In questo articolo riportiamo una pubblicazione di Nomi Prins, contributor del programma Strategic Intelligence tenuto da Jim Rickards, in cui vengono affrontate queste tematiche.
Una sola domanda sorge spontanea: ma la torta, al festeggiato, chi la pagherà?
Buona lettura.
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Quel che [i governatori delle banche centrali] stanno tentando di dirci con frasi del tipo <<…il QE è un programma senza limiti temporali…>> o << …l’obiettivo verrà perseguito con ogni mezzo possibile… >> è che stanno giocando col fuoco, senza essersi fissati dei veri traguardi in mente.
Vanno avanti alla cieca.
Il 31 luglio 2017 Stanley Fischer vicepresidente della Federal Reserve ha ammesso che:
gli effetti del quantitative easing negli USA ed all’estero stanno sopprimendo i tassi di interesse….e che un inusuale domanda per assets più sicuri sta avendo un effetto negativo sulle securities (titoli di stato) del governo.
Quel che intende dire è che gli investitori stanno finalmente accorgendosi che la politica dei bassi tassi d’interesse intrapresa dal 2008, non è stata in grado di alimentare la crescita dell’economia reale ma buona solamente ad ingigantire bolle finanziarie in tutte le asset class.
Ci tengo a ricordare che Fischer è il numero 2 dell’intera FED ed è stato professore e mentore del precedente Governatore della FED Bernanke e dell’attuale Governatore della BCE, Draghi.
Le Big Three fra le banche centrali – FED, BCE e Bank of Japan – hanno collettivamente intrapreso una politica di mantenimento dei tassi nominali vicini allo zero, dall’inizio della crisi economica.
In più, le banche centrali di mezzo mondo hanno immesso liquidità nel sistema per decine di trillioni di dollari, in un processo chiamato, appunto, Quantitative Easing.
Nella pratica: hanno manipolato al ribasso il costo del denaro [cioè i tassi di interesse], hanno alimentato delle gigantesche bolle in varie asset class [riversando gran parte del denaro immesso nel sistema in quei mercati, alzandone a dismisura i prezzi] ed hanno accumulato nei loro bilanci risorse per circa 14 trilioni di dollari.
Tutti questi soldi, quindi, non sono entrati in circolo nel sistema e pertanto non servono ad aumentare la produzione né a sostenere sviluppi tecnologici.
Non hanno alcun effetto sulla salute dell’economia reale. [poiché tali somme non vanno alle aziende le cui azioni vengono fatte schizzare al rialzo: vanno a beneficio esclusivo di quegli azionisti che hanno l’opportunità di vendere il titolo che già avevano in portafoglio ed ora altamente sopravvalutato]
Fischer si è lamentato del fatto che i bassi tassi di interesse, non sono abbastanza per stimolare la crescita.
Ha ammesso che la FED ha fallito l’obiettivo che aveva promesso di perseguire.
Chi ha vinto in questa battaglia sono le sei grandi banche statunitensi che hanno approfittato della possibilità di prendere a prestito moneta a basso costo [le banche centrali, di norma, vendono denaro alle altre banche commerciali ad un costo che è pari al tasso di interesse da loro fissato].
Hanno inoltre beneficiato dell’acquisto, da parte delle banche centrali, dei loro titoli di debito e di tutte le passività ad alto rischio da loro detenute [ad esempio, derivati basati su mutui rilasciati a soggetti insolventi o vicini all’insolvenza] così da esagerare le valutazioni positive degli istituti ed aumentare il valore degli istituti stessi.
Hanno poi utilizzato quel denaro preso in prestito dalle banche centrali per pochi spiccioli, per effettuare operazioni di buy-back e cioè di riacquisto delle proprie azioni, in modo da far diminuirne il numero ed aumentare il loro prezzo.
In questo modo, sono stati pagati lauti compensi a manager e consigli di amministrazione facendo passare il puro approffittare della situazione per della saggia ed efficace gestione.
Bei dividendi sono stati pagati poi sulle proprie azioni ancora in circolo e ciò ha fatto ulteriormente portare i prezzi dei titoli di queste banche al rialzo, nella convinzione della massa degli outsiders [investitori esterni non privilegiati e cioè senza informazioni di valore riguardo il titolo che vogliono acquistare] che ulteriori dividendi sarebbero stati pagati.
Quest’insieme di azioni ha distorto l’intero mercato globale.
Infatti, queste grandi banche, grazie a tutto ciò descritto appena sopra, sono riuscite a passare gli stress test imposti dalle autorità di controllo americane, aumentandone il valore perché valutate quali istituzioni solide. [non c’è nulla di diverso da quanto accaduto nel 2008 con i rating di agenzie indipendenti, che poi indipendenti – si è scoperto – non erano]
Ad esempio: la JP Morgan Chase ha recentemente annunciato un riacquisto delle proprie azioni di ben 19.4 miliardi di dollari, mentre la Citigroup punta ad uno di circa 15.6 miliardi.
Sia ben chiaro: questi miliardi sono parte delle somme “regalate” dalle banche centrali e vendute al pubblico come chiave per risollevare le sorti dell’economia.
Thomas Hoenig, vice presidente della FDIC, l’agenzia che dovrebbe garantire le somme depositate dai correntisti in caso di crisi [una sorta di Fondo Atlante all’americana], ha affermato che le banche statunitensi hanno utilizzato il 99% dei loro profitti per ricomprare le proprie azioni e pagare dividendi.
Nel solo indice S&P500, i buy-back compiuti dalle istituzioni finanziarie in esso quotate sono aumentati del 10% nel solo primo trimestre del 2017. E costituiscono un quinto di tutti i buy-backs intrapresi dalle aziende quotate nell’S&P500.
Il disequilibrio e l’iniquità creati da questo sistema dovranno ribilanciarsi e quando accadrà, assets come l’oro o asset alternativi come cripto-valute [c’è un vivace dibattito in corso se considerare le cripto degli asset in cui investire o solo una valuta con tassi di cambio rispetto le fiat sempre più vantaggiosi per chi le detiene] saranno vie di fuga molto più attraenti.
Le banche, di certo, tenteranno di chiudersi a riccio difendendosi con limitazioni di prelievo di contante o addirittura vietandolo del tutto, per scongiurare il pericolo delle bank runs e ritrovarsi insolventi da un giorno all’altro.
E si rivolgeranno ancora alle banche centrali ed ai governi per ottenere liquidità e garanzie.
Il problema è che i tassi sono già ai minimi o terribilmente bassi. Per questo motivo la FED ha iniziato ha rialzarli, ad aumentarli col contagocce, dello 0.25% a botta sperando che i mercati [debolissimi] non se ne accorgano.
Il punto è che all’alzarsi dei tassi, si alza il costo del denaro e si alzano anche i tassi di interesse variabili dei mutui e dei prestiti già esistenti [la maggioranza non si cura della tipologia del tasso su cui si fonda il debito preso a prestito – fisso o variabile – ma esclusivamente dell’ammontare della rata, questo ha permesso alle banche di concedere soprattutto prestiti a tasso variabile].
La gigantesca macchina del debito si ingolferebbe, date le difficoltà dei debitore nel ripagare le banche.
Ed è appunto per tentare di non farla ingolfare che la FED alza i tassi: nel timore che si ingolfi comunque coi tassi un po’ più sopra dello zero, potranno tagliarli nuovamente per far galleggiare la barca ancora per un po’.
Strategia lungimirante, vero?
A questo punto si colloca, invece, l’analisi del derivative strategist della Deutsche Bank Aleksandar Kocic [un articolo a lui dedicato uscirà in seguito] il quale afferma che i tassi, volenti o nolenti, si alzeranno. E che la FED ha non più di due proiettili in canna da sparare, prima che i mercati si ribellino e vadano fuori controllo.
Per tirarsi fuori da questo malefico gioco, c’è un solo modo: detenere una risorsa che valga di per sé, non abbia alcun debito che insista su essa, sia di facile accesso e la cui proprietà possa essere facilmente dimostrata. [ricordiamo che in Italia il sistema giuridico vigente afferma che, per i beni mobili, il possesso fa titolo, ossia: chi possiede un bene mobile ne è anche proprietario ed è onere dell’accusa dover dimostrare il contrario]
L’oro fisico rientra in questa categoria di asset.
Detto ciò, buon compleanno QE!
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di Nomi Prins
4 risposte
L’argomento é molto complesso e delicato.L’immissione di una simile quantita’ di liquidità nel sistema sia da parte della fed che della Bce sicuramente ha portato enormi assimmetrie ed ha avvantaggiato le grandi conglomerate. Però per paesi fortemente indebitati come l’italia ha permesso un lungo periodo di tassi bassi ed ha reso sostenibile il servizio al debito.Per quel che concerne l’oro, di sicuro l’eccessiva quantità di liquidità presente nel sistema crea un terreno fertile per un rialzo delle quotazioni, ma la speculazione è sempre in agguato.
“Però per paesi fortemente indebitati come l’italia ha permesso un lungo periodo di tassi bassi ed ha reso sostenibile il servizio al debito”.
La domanda che mi pongo Marcello è: considerando una famiglia che guadagna 1.000 euro al mese e che ha spese per 2.300 euro al mese, quanto puo’ influire il fatto che la banca mi stia facendo un tasso migliore per prestarmi ogni mese il denaro necessario per coprire l’intero ammontare delle mie spese?
Intendo… a lungo termine dove puo’ portare questo? Soprattutto considerando lo scenario in cui le spese mensili continuano ad aumentare più velocemente delle entrate?
Non ci sono dubbi carissimo Roy,alla lunga una famiglia come un’azienda o uno stato che sistematicamente spendono più di quanto guadagnano sono destinati al fallimento, sono i tempi però che vanno considerati e se prendiamo ad esempio gli USA vediamo che sono decenni che finanziano il loro fabbisogno e il loro tenore di vita emettendo moneta o debito. Fin quando si trova qualcuno disposto a fare credito il debito può salire costantemente e per un periodo indefinito. Certo una situazione del genere presenta rischi continui e crescenti e le crisi passate ne sono una prova. Il problema è che le banche centrali difenderanno fino alla fine lo status quo come sta’ già ora accadendo a qualsiasi costo.Credo che l’oro non aumenterà se e quando le banche falliranno questa difesa a oltranza, più semplicemente il rapporto liquidità globale / oro presente sarà talmente sbilanciato a favore di quest’ultimo che le quotazioni saliranno in automatico. L’oro è una valuta con valore intrinseco e come tale si comporterà, con l’effetto scarsità i suoi corsi saliranno come ne più ne meno accade quando tutti cercano rifugio in valute o debiti con scarsa disponibilità, vedi Franco svizzero.
Tutte queste risultanze esulano dal reale problema che le causa.
Quello che non viene mai considerato è la vera causa, la truffa, l’inganno, il crimine, il peccato originale, alla base di tutto! Ossia che, i proprietari privati del sistema bancario, creano denaro monopolisticamente, esentasse, dal nulla, dal 1971 senza riserva, arbitrariamente, a costo zero, senza controlli, se ne impossessano e, quando, sempre arbitrariamente, lo prestano, maggiorato di interessi, che ne rendono impossibile la restituzione, lo contabilizzano a passivo facendolo sparire, attraverso i loro circuiti di compensazione interbancari, quando i prestiti rientrano, per poi utilizzarlo, in nero o ripulito attraverso le loro società di fondi di investimento.
Ad esempio, dopo avere provocato rarefazione monetaria con pagamento interessi sul debito truffa, attraverso aumento delle tasse, svalutazione e mancata erogazione prestiti, peggiorando anche, la credibilità internazionale! attraverso giudizi negativi delle loro agenzie di rating, possono fare incetta, a costo zero, delle ricchezze “reali” che gli individui, nel tempo, hanno costruito e consolidato, ossia, di proprietà private e dello Stato (quindi nostre), confiscate e privatizzate (o meglio, espropriate), per ripagare un debito truffa, costituito a tutti gli effetti, da carta e numeri sui computer, creati dal nulla, a costo zero.