ricchezza nel tempo

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Oro fisico per il lungo termine (Gold for the Long Run) – Prima parte

Molti amici e lettori mi hanno piu’ volte chiesto per quali motivi dovrebbero diversificare il loro portafoglio investendo in oro fisico. Non ho ricette preconfezionate: ognuno deve analizzare la propria situazione finanziaria personale e decidere di conseguenza.

Tuttavia quel che ti posso dire e’ per quali motivi ho deciso io di diversificare il mio portafoglio investendo in oro fisico.

L’investimento in oro fisico – nel mio caso – ha assunto una rilevanza strategica, ovvero fa parte di quella fetta d’investimenti di lungo termine (long run) del mio portafoglio.

Come analista tecnico sono interessato alle oscillazioni quotidiane e settimanali dell’oro. Come risparmiatore, invece, le fluttuazioni di breve termine dell’oro fisico non mi interessano affatto. Per me non hanno alcun significato.

Cio’ che piu’ mi interessa comunicarti della mia scelta d’investimento e’ che – a mio avviso – l’oro (e l’argento) mi proteggeranno contro una svalutazione monetaria in corso atta ad erodere fino al 100% del potere d’acquisto del mio denaro.

Non sono interessato alle future quotazioni dell’oro ($3.500,00 per oncia? $5.000,00? Oppure $10.000,00?). E’ un dilemma che non mi “tocca” perche’ ritengo impensabile – allo stato attuale – prevedere quanto denaro elettronico emetteranno governi e banche centrali per fare fronte agli scenari che ti descrivero’. E’ irrilevante tentare di predire le quotazioni del metallo giallo.

Durante la Repubblica di Weimar un’oncia d’oro arrivo’ a quotare 100 trilioni di marchi tedeschi.

Come dicevo, tutto dipendera’ dalle quantita’ di denaro che i pianificatori centrali immetteranno nel sistema e come questo flusso impattera’ sulle dinamiche produttive future. L’oro e l’argento fisico – entrambi conservati all’esterno dell’attuale sistema finanziario – sono l’ultima forma di protezione contro un’eventuale collasso deflazionistico del sistema (causato da molteplici defaults di Stati Sovrani), oppure da un’evento iperinflazionistico globale a causa del crollo definitivo dell’attuale assetto monetario e finanziario.

Dal 2000, e successivamente dal 2008, l’anno del fallimento della Lehman Brothers (ovvero: l’anno dell’inizio della fine dell’economia a debito, iniziata nel 1971 con la decisione del Presidente USA Richard Nixon di recidere la convertibilita’ del dollaro in oro), il pianeta sta procedendo verso una serie di crisi di portata globale.

In crescente accelerazione, come scriveva Junger nella prefazione a questo articolo.

Ma procediamo con ordine. Io investo analizzando i “trends” globali. Il trend e’ tuo amico. Se comprendi i trends mondiali saprai dove investire i tuoi risparmi.

A mio modo di vedere, nei prossimi 10 – 20 anni, l’umanita’ e i sistemi sociali si troveranno di fronte a 4 grandi incognite (e grandi sfide):

  • la fine dell’era dell’abbondanza delle materie prime a buon mercato
  • l’insostenibile “peso” del debito mondiale
  • l’impatto dei trends  demografici
  • il caos geopolitico

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1) LA FINE DELL’ERA DELL’ABBONDANZA DELLE MATERIE PRIME A BUON MERCATO 

Il consumo mondiale si e’ ampliato a una velocita’ senza precedenti durante il 20° secolo. Il mondo (soprattutto l’Occidente) ha sperimentato livelli di benessere mai raggiunti nei secoli precedenti.

Tuttavia oggi si stanno aggravando le disuguaglianze globali e questi modelli di consumo stanno distruggendo quelle risorse, materie prime (ed ecosostenibilita’) la cui  dissipazione mette a repentaglio e minaccia la sopravvivenza stessa del pianeta e dei nostri assetti sociali e finanziari.

Ti faccio alcuni esempi concreti: nel 1973 il prezzo di un barile di petrolio era di $1 e 90 centesimi; nel 1979, dopo la Rivoluzione in Iran, il prezzo del barile era balzato a 28 dollari e 76 centesimi. A meta’ del 2008 il prezzo dell’oro nero era spiccato al suo top arrivando a quotare $147,00 per barile. Nel 2014 ha superato i $106,00 per barile attestandosi in queste ultime settimane intorno ai $100,00 a barile.

Tutto questo nonostante la “rivoluzione” dello shale oil e shale gas negli USA e degli scisti bituminosi in Canada.

Non sto “rispolverando” la teoria del picco del petrolio. Non mi interessa quella ipotesi.

Invece sto affermando che estrarre petrolio e’ divenuto – a livello globale – sempre piu’ costoso ed economicamente dispendioso. Quando l’investimento nell’estrazione di un barile di petrolio costa quasi come un  barile di petrolio stesso estratto, significa che ci stiamo approssimando a un’era in cui l’impiego di denaro nell’estrazione di petrolio comportera’ sempre minori profitti per le compagnie e per i paesi estrattori.

La conseguenza? Tagli agli investimenti e sempre minor oro nero estratto. Se in termini di profitti crescono i costi d’estrazione e diminuiscono i profitti (Energy Returned on Energy Invested – EROEI), gli investimenti nel settore tenderanno a decrescere cosi’ come i ritmi d’estrazione.

Nel 2003 – quando l’Amministrazione USA a guida George Bush  lancio’ la campagna per liberare l’Iraq da Saddam Hussein – il costo del petrolio si aggirava intorno ai $25,00 per barile. Undici anni piu’ tardi, nel 2014, nonostante la tanto futura conclamata “indipendenza” energetica USA a causa dello shale oil e shale gas, il prezzo del barile si situa intorno ai $100,00.

Gli studiosi Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani ricordano, nel loro volume, che ogni SECONDO l’umanita’ consuma quasi 1.000 barili di petrolio, 93.000 metri cubi di gas naturale e 221 tonnellate di carbone.

Se dovessimo mantenere fino al 2050 lo stesso trend di incremento del consumo energetico che abbiamo visto negli ultimi 60 anni, avremmo bisogno di costruire ogni giorno circa tre centrali a carbone, oppure due centrali nucleari oppure 10 chilometri quadrati di moduli fotovoltaici.

Dai un’occhiata a questi trends globali:

  • L’impiego di combustibile fossili, dal 1950 a oggi, e’ sestuplicato.
  • Il consumo di acqua, dal 1960, e’ quasi triplicato.
  • La pesca e’ quintuplicata.
  • Lo stock di pesce sta diminuendo. Piu’ di un quarto e’ estinto mentre un altro 50% risulta in pericolo di estinzione.
  • La fauna ittica e’ depauperata a causa della pesca eccessiva, e gli ecosistemi marini sono assediati dalle attivita’ dell’uomo. La maggior parte delle zone marine di pesca e’ in grave pericolo di depauperamento.
  • Il consumo di legname – come combustibile e per l’industria – risulta il 50% piu’ elevato rispetto a 25 anni fa.
  • Un quinto del suolo terrestre risulta attualmente degradato a causa di pratiche di coltivazioni povere e dell’allevamento intensivo.
  • Le foreste mondiali – che proteggono il suolo, prevengono l’erosione, regolano le scorte d’acqua e aiutano e regolare il clima – si stanno riducendo: dal 1970 a oggi le aree boschive, ogni mille abitanti, sono passate da 11,4 km per abitante a 7,3.
  • Il consumo di risorse naturali, dal 1950 a oggi, si e’ moltiplicato per sei volte. 

Come dicevo, nei prossimi 10/20 anni il sistema economico mondiale si trovera’ di fronte a costi d’estrazione del petrolio e del gas in aumento.

Scarsita’ d’acqua potabile, costi dell’energia e del trasporto in aumento e crescita indiscriminata dei costi per il nutrimento e sostentamento globali.

Come si ripercuoteranno questi prezzi in aumento sul sistema globale? Con un deciso rialzo dell’inflazione, come ho spiegato in questo articolo.

La combinazione dell’incremento della domanda dai paesi sviluppati – costi d’estrazione delle materie prime in aumento e declino delle risorse primarie come acqua e produzione ittica e agricola – comportera’ un deciso aumento del costo della vita a livello globale.

Analizzero’ le altre  implicazioni della fine dell’era dell’abbondanza delle materie prime nel capitolo riguardante l’espansione demografica.

FINE PRIMA PARTE

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

6 risposte

    1. Hai ragione 🙂
      C’e’ da dire che i mercati di questi giorni sono anche particolarmente noiosi.

      Oro e Argento sono in laterale, in attesa di ritrovare la spinta ciclica positiva sul 6 mesi e sul ciclo di 1 anno. Potremmo tornare a vedere movimenti interessanti verso Ottobre.

  1. Secondo me da giovedì ricomincia una bella discesa, in seguito alle dichiarazioni della BCE sull’adozione delle misure non convenzionali. Ottimo per gli ultimi acquisti prima di Ottobre.

  2. Anch’io credo che non sia comunque una discesa così ripida, ulteriore motivo per ritenere che l’oro sia pronto per la risalita nel mese prossimo.

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