E’ sempre piu’ imponente il flusso d’oro che, dall’Occidente, prende il volo verso le potenze emergenti in Asia.
Faccio quest’affermazione, sulla base dei dati ricavati dalle importazioni d’oro da Hong Kong e dalle esportazioni di metallo giallo dalla Svizzera.
Ti ricordo che la Svizzera e’ un “hub” d’importanza mondiale nell’export di oro, in quanto le maggiori raffinerie di oro sono situate proprio nella Confederazione Elvetica.
Secondo gli ultimi dati riportati dall’Amministrazione Doganale della Svizzera, il paese, nel primo semestre di quest’anno, ha esportato ben 603,38 tonnellate di oro.
Le regioni macroeconomiche che forniscono oro alla Svizzera destinato ad essere fuso, raffinato e trasformato in nuovi lingotti, sono quelle che ti mostro di seguito:
nella prima meta’ del 2014, l’Europa ha esportato verso la Confederazione Elvetica 385,21 tonnellate d’oro, il Sud America 227,44 tonnellate, il Nord America 111,33 tonnellate, l’Africa 87,90 tonnellate, l’Asia Centrale 39,60 e il Centro America 13,65.
Quali sono i paesi destinatari dell’oro esportato dalla Svizzera? Come puoi vedere dal grafico sotto, si tratta in via principale, di nazioni dell’Asia.
E quali sono esattamente queste nazioni?
La parte del leone la fa Hong Kong — (ovvero la Cina) — con 239,37 tonnellate, l‘India con 152 tonnellate, la Cina con 88,93 tonnellate e Singapore con 58,31 tonnellate (grafico sotto)
Tutto il metallo giallo importato dal porto di Hong Kong, come dicevo sopra, e’ destinato alla Cina.
Altri paesi di destinazione dell’oro, ma in misura inferiore, sono la Malesia, Thailandia, Corea del Sud, Taiwan, Laos e Nuova Zelanda.
Sulla base di questi dati, risulta evidente il flusso mondiale di oro che dall’Occidente, “vola” verso le nuove potenze dell’Estremo Oriente (Cina, India e Singapore in primis).
Un flusso meno consistente, e’ diretto alle potenze petrolifere del Medio Oriente (Middle East).
E’ importante sottolineare che questo trend e’, in una certa misura, confrontabile con quello degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.
Dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti, potenza egemone, erano una nazione orientata all’export di beni e servizi; l’Europa, uscita in macerie dalla guerra, importava prodotti dagli USA per la ricostruzione e pagava i propri debiti verso gli Stati Uniti, fornendo loro ingenti quantitativi d’oro.
Difatti, gli USA espansero le loro riserve da 9.000 tonnellate d’oro fino a un picco di 24.000 nel 1958; successivamente, i paesi europei diventarono esportatori netti e gli USA, per converso, importatori netti.
Da quel momento, i flussi d’oro si dirigevano dagli USA ai paesi europei , che convertivano i dollari dei “surplus commerciali” con gli States in oro, fino al 1971, quando il Presidente Nixon recise la convertibilita’ dei dollari in oro.
Ora, sembra che l’Asia stia proprio giocando il ruolo dell’Europa dopo gli accordi di Bretton Woods.
Prima (come l’Europa) sono diventati esportatori netti e hanno accumulato riserve in dollari americani ed euro; ora, convertono questo “surplus commerciale” con l’Occidente, convertendo dollari ed euro in denaro reale, ovvero oro fisico.
Cosa dobbiamo dedurre da questi flussi di oro dall’Occidente verso l’Oriente?
Che l’Asia e’ destinata a giocare un ruolo fondamentale nella costituzione del prossimo assetto monetario mondiale, in virtu’ della sua crescente forza economica e finanziaria, mentre i paesi occidentali vedranno diminuire il loro ruolo globale, sia dal punto di vista geopolitico che monetario.
In buona sostanza, l’Asia si prepara al varo di una nuova valuta di riserva globale sostenuta da riserve auree, facendo incetta di tutto l’oro dell’Occidente.