Nella prima parte di questo studio, ho “criticato” il mito Occidentale del progresso materiale illimitato.
In questa seconda parte prendero’ in considerazione un’altra grave minaccia che incombe su tutto il pianeta: il “peso” insostenibile del debito mondiale.
Nel 2007 – 2008, con la crisi scoppiata in USA e dilagata nel mondo intero, e’ crollato l’edificio mondiale della crescita basata sulla finanza e sul debito. Le banche centrali hanno tamponato questa crisi, riuscendo solo a rinviare il disfacimento di questo castello di carte globale.
Per motivi di spazio mi limitero’ ad approfondire la crisi del debito in Europa, perche’ ritengo che l’epicentro delle prossima serie di ondate di crisi finanziarie prendera’ piede proprio dall’Eurozona.
Nonostante l’alto livello del debito pubblico USA (103%) del PIL, e l’altissimo livello di debito privato nonche’ l’elevato livello di disavanzo di bilancia commerciale, credo che la situazione debitoria dell’Europa e la sua difettosa costruzione politica e finanziaria, finiranno per costituire e causare un terremoto di proporzioni globali.
Per quale motivo faccio queste affermazioni? Perche’ l’Europa – come Stato – in realta’ non “esiste”; esistono,invece degli Stati che formano l’Europa, lacerati da profonde divisioni interne (Stati del Nord “virtuosi” fiscalmente ed economicamente; Stati del Sud dissipatori e inefficienti economicamente).
Le misure di austerita’ fiscale ed economica imposte dal Nord Europa ai paesi del Sud si sono rivelate controproducenti. Il debito pubblico e’ aumentato e i tassi di crescita economica si avvicinano allo zero.
Le cosiddette “Riforme” della spesa pubblica sono impossibili da attuare a causa del muro di interessi costituiti (a difesa della spesa parassitaria e clientelare dei partiti governativi e della “sedicente” opposizione).
L’Europa inoltre non ha un “debito pubblico” in comune come gli USA. Il debito pubblico e’ frazionato tra gli Stati aderenti; la BCE risponde agli interessi degli Stati piu’ forti (Bundesbank) e non a quelli piu’ inefficienti e piu’ deboli come quelli del Sud Europa.
Il debito pubblico europeo, essendo frazionato e non godendo appieno dello scudo protettore della BCE, e’ esposto ai venti della speculazione (negli ultimi anni frenata solo dalle massicce dosi di denaro elettronico emesse dalla BCE tramite il programma di prestito alle banche per acquisto di titoli di stato, LTRO)
Con la crisi del 2007 – 2008 i debiti pubblici (soprattutto del Sud Europa) sono esplosi a causa della “socializzazione” delle perdite del sistema finanziario verso i debiti pubblici. Vi e’ stato un “travaso” di debito del sistema finanziario verso i debiti pubblici.
Dai un’occhiata a questo link tratto dal sito di Eurostat. Cerco di riassumertelo in breve.
Nel 2013 il debito pubblico dei 18 paesi dell’Eurozona era pari al 92,6% del PIL. Nel 2002 era pari al 68% del PIL.
Nel 2013 il rapporto del debito pubblico/PIL dell’Irlanda era pari al 123,7% del PIL; quello della Grecia del 175,1%; quello dell’Italia del 132,6%; quello del Portogallo del 129%; quello del Belgio del 101,50%; quello della Spagna del 93,9%, quello della Francia del 93,5%.
Prova a confrontare il rapporto debito pubblico/PIL degli Stati dell’Eurozona nel 2013 con quelli del 2002. Ti accorgerai che in 11 anni, l’incremento del rapporto e’ assolutamente drammatico e insostenibile nel lungo periodo.
Per liberare risorse finanziarie (ovvero diminuire la pressione fiscale su imprese e consumatori) gli Stati piu’ indebitati dovrebbero diminuire la spesa pubblica improduttiva (ma abbiamo visto che e’ soluzione difficile da attuare, visti gli interessi forti che bloccano ogni riforma in tal senso).
Oppure potrebbero prendere in considerazione una “ristrutturazione del debito”.
In cosa consisterebbe? Gli Stati sospenderebbero il pagamento degli interessi sui titoli in circolazione, allungherebbero le scadenze dei rimborsi di capitale dei bonds, oppure potrebbero addirittura tagliare (haircut) il valore nominale dei bonds da rimborsare.
Questo drastico intervento potrebbe rimettere in moto la crescita, in quanto gli Stati indebitati potrebbero abbassare la pressione fiscale su imprese e consumatori.
Ma i costi della ristrutturazione potrebbero essere superiori ai benefici.
Un “taglio” del valore di interessi e cedole dei titoli di Stato tradirebbe e minerebbe la fiducia dei risparmiatori; distruggerebbe ricchezza privata e scoraggerebbe i risparmiatori dall’investire ulteriormente in titoli statali.
Inoltre la ristrutturazione del debito impedirebbe ulteriori finanziamenti futuri del debito sui mercati internazionali. Molti fondi d’investimento comuni e fondi pensione (nonche’ molte banche) esposte nei mercati di titoli di stato, potrebbero incassare forti perdite e mettere a repentaglio la propria sopravvivenza finanziaria.
Gli Stati si vedrebbero necessitati a “salvare” i propri sistemi finanziari colpiti dalla “ristrutturazione”, dissolvendo ogni effetto positivo della ristrutturazione stessa.
Un’altra opzione sarebbe quella di “inflazionare” il debito pubblico, tramite emissione di enormi quantitativi di “money supply” (inflazione creditizia) all’economia reale da parte della banche e tramite massicci acquisti di titoli di Stato da parte della BCE (inflazione monetaria).
Ma i paesi del Nord Europa (soprattutto la Germania, ma anche Finlandia, Olanda e Austria) si leverebbero prontamente contro questa soluzione.
Un’ultima opzione sarebbe l’uscita dall’Euro da parte dei paesi del Sud Europa, o da parte dei paesi del Nord Europa. In questo caso, si determinerebbe una spaccatura definitiva dell’Euro e dell’Eurozona, con riflessi finanziari e geopolitici mondiali altamente destabilizzanti.
E non e’ tutto. Sull’Europa non grava solo il peso del debito pubblico. Anche il livello del debito privato e’ inquietante.
Ti invito a dare un’occhiata a questo link di Eurostat. In Irlanda, per esempio, il rapporto debito privato/PIL raggiunge nel 2012 il 331,8% del PIL; in Lussemburgo addirittura il 370,7%.
Se sommi le percentuali di debito pubblico e debito privato dell’Eurozona arriveresti a una media di circa il 250% del PIL. L’Europa non ha via d’uscita, e’ in un vicolo cieco. E’ rinchiusa nella trappola del “debito”.
E’ difficile dire quando, ma sicuramente siamo avviati verso un crollo del sistema finanziario europeo a causa del “peso” eccessivo del debito pubblico e privato.
Come ho detto, l’epicentro della prossima grande crisi finanziaria sara’ l’Eurozona. La detonazione del debito pubblico e privato dell’Europa fara’ esplodere anche il debito pubblico e privato mondiale, causando una crisi senza precedenti storici.
A fronte di questo, perche’ ho scelto di diversificare i miei risparmi in oro fisico?
Perche’ in caso di “ristrutturazione” dei debiti pubblici l’oro fisico non ha alcun “rischio di controparte”. Non e’ soggetto a “default”, ovvero insolvenza dell’emittente. Inoltre beneficero’ del rialzo delle quotazioni dell’oro perche’ in quel caso vi sara’ una corsa all’oro di massa per evitare di farsi “stritolare” dalle ristrutturazioni dei debiti.
Nel caso la BCE e il sistema finanziario procedessero a inflazionare il debito l’oro proteggera’ il mio capitale dalle pressioni inflazionistiche.
Nel caso di spaccatura dell’Eurozona e dell’Euro, anche in questo caso l’oro fisico mi dara’ protezione contro l’instabilita’ finanziaria e le possibili ripercussioni iper-inflazionistiche di questo possibile avvenimento.
La bolla europea del debito e’ assolutamente insostenibile. Cosi’ come la bolla globale del debito. Puoi aumentare il debito per decenni senza che accada nulla. Poi accade uno scossone e crolla tutto l’edificio, proprio come durante un terremoto.
3 risposte
Intanto GOLDCORP chiude un impianto in Mexico……questo fa pensare…..vi pare?
Coldcorp ha chiuso TEMPORANEAMENTE tale impianto in Mexico per attuare interventi di messa in sicurezza del sito produttivo. Coldcorp vanta immagine leader nel comparto minerario mondiale e detta decisione suffraga la nostra tesi. L’impianto minerario riaprirà e, non ogni probabilità, incrementatndo la produzione estrattiva.
Buona giornata a tutti.
Intanto è un bell’ articolo che fa riflettere molto.