Che faccia avreste se, di punto in bianco, vi trovaste di fronte ad una montagna d’oro?
Probabilmente una con un sorriso smagliante come quello sfoggiato nella foto qui sopra da Mary Brooks, direttrice della zecca degli Stati Uniti dal 1969 al 1977, immortalata durante la storica visita dei delegati del Congresso statunitense ai forzieri di Fort Knox.
Al contrario di tutti coloro che testimoniarono all’evento ed a cui ancora trema la voce dall’emozione al solo ricordo [troverete un filmato in proposito nell’articolo], Steven Mnuchin, Segretario al Tesoro USA, ha liquidato la sua storica visita presso Fort Knox, avvenuta all’insaputa dei più pochi giorni fa, con un asettico tweet.
Tutto ciò mentre la banca centrale tedesca è riuscita, dopo mille peripezie, a mettere le mani su un ulteriore 20% delle proprie riserve auree, rimpatriando 53.780 lingotti dai depositi francesi e statunitensi in cui erano conservati.
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Cosa avreste fatto col vostro oro se, nella psicosi generale di un’imminente invasione Sovietica, foste stati nei panni della Bundesbank?
Ebbene, con negli occhi ancora la devastazione, i saccheggi e le piraterie varie dell’ultimo conflitto mondiale, la naturale reazione sarebbe stata quella di affidare in custodia una buona parte dei vostri sudati surplus aurei ai vostri più fidati alleati.
Ed è esattamente ciò che fecero presso la banca centrale tedesca – la Bundesbank appunto – con le loro riserve di metallo giallo: le spedirono in parte a Parigi, in parte a Londra ed in parte a New York.
Quest’ultima preferita ancor più alle altre, probabilmente perché avere l’Atlantico di traverso garantiva quel pò di sicurezza in più.
Fino a quando, nel 2011, la Corte Federale dei Revisori dei Conti tedesca (Bundesrechnungshof, per gli amanti della lingua), produsse un documento in cui traspariva la profonda insoddisfazione nella qualità degli audit prodotti sulle riserve d’oro teutoniche detenute oltre confine.
Il rapporto, divenuto pubblico l’anno successivo, fece abbastanza scalpore, tanto da costringere la Bundesbank a rivedere le proprie politiche di deposito presso tutti i paesi esteri.
E non fece altro che la cosa più naturale di questo mondo: chiese che gli venissero restituite quelle barrette gialle, lucide, con inciso sul dorso oro fino al 99.999 in lotti da 50 tonnellate all’anno – dal 2013 al 2015 – , in modo, così dissero, da poterne esaminare lo stato di conservazione di persona.
Sebbene gli USA siano la nazione che detenga più oro al mondo con le sue 8.133 tonnellate, totale a cui bisogna aggiungere quelle custodite per conto di paesi esteri come le 1.536 tonnellate di proprietà tedesca, viene altrettanto naturale chiedersi come mai, solo dopo mille rimostranze, ne abbiano riconsegnate ai legittimi proprietari, in tutto il 2013, solo cinque.
E, tra l’altro, di così brutta fattura da spingere la Bundesbank a dichiarare che non fossero gli stessi lingotti dati in affidamento ed addirittura a rifonderli a proprie spese per accertarne la purezza.
Tutto ciò ha portato ad un impennata di sospetti che è sfociata in un nuovo programma di reimpatrio made in Germany: 674 tonnellate, provenienti dalle casse statunitense e francese, sarebbero dovute essere restituite alla Federazione Tedesca quanto prima.
Risposta? Non prima del 2020.
Insomma, ecco un esempio eclatante dei rischi che la proprietà senza possesso fisico dei metalli preziosi porta con sé: la scarsissima trasparenza nelle comunicazioni, l’attesa snervante, le fregature, i lentissimi iter burocratici ed anche, in questo caso, diplomatici.
E diciamo che alla Bundesbank le è andata anche bene: la notizia di oggi è che, dopo 4 anni di attesa, tutte le 674 tonnellate d‘oro hanno raggiunto le camere di sicurezza di Francoforte ed hanno passato con successo il controllo qualità, essendo state consegnate in 53.780 lingotti LGD (London Good Delivery) ossia nel formato da 12,5 kg approvato dalla London Buillion Market Association.
Ad oggi, il bilancio dei possedimenti in oro della Germania è così ripartito:
Chissà che, dopo tutta questa telenovela e la recente maretta fra i due esecutivi, a Francoforte non vogliano premere per un’ulteriore rimpatrio dell’oro che si trova ancora Oltreoceano.
La vicenda, inoltre, ha sollevato una marea di dubbi riguardo la quantità di oro effettivamente conservata presso le casseforti della Federal Reserve, riaccendendo il focolaio di leggende su un Fort Knox pieno di ragnatele.
In proposito, riportiamo la risposta fornita da Mike Maloney alla domanda: se le casse sono vuote, per quale motivo c’è tutto quell’esercito attorno Fort Knox?
Beh, difendono il segreto che non c’è niente da difendere!
A far da paciere, forse approfittando della fama derivante dall’essere il 3° Segretario del Tesoro nella storia degli Stati Uniti ad aver visto coi propri occhi le riserve d’oro degli USA, sono arrivate le dichiarazioni di Steven Mnuchin che, di ritorno da Fort Knox, ha twittato un eloquente: <<Gold is safe!>>.
Come fanno notare in tanti, per le modalità con cui si è svolta questa visita, il tutto è parso più simile ad una scampagnata di Ferragosto piuttosto che ad una visita governativa a Fort Knox.
L’ultima volta che la base ha aperto i suoi forzieri, infatti, risale al 1974, quando una delegazione del Congresso ed un’orda di giornalisti disposti a tutto pur di ottenere un pass, entrarono nel forte fotografando e filmando l’intera esperienza.
Queste immagini, vennero poi rilasciate al pubblico.
Oggi, stranamente, per un evento più esclusivo di un’Olimpiade e statisticamente più raro di un Giubileo, la stampa ha disertato.
Nessuna immagine è stata rilasciata e, che si voglia o no, l’intera stabilità finanziaria mondiale è retta da quel tweet di nemmeno 15 caratteri, spedito niente meno che da un ex-GoldmanSachs i cui affiliati, negli ultimi 5 anni, hanno ricoperto le più importanti cariche bancarie e governative disponibili fra Stati Uniti ed Europa.
Ritornando alle difficoltà incontrate dalla Bundesbank, vero motore di questo articolo, quest’esperienza conferma proprio quanto segue: le regole da rispettare negli investimenti in metalli preziosi sono sempre le stesse, sia che si parli di miliardi che di un centinaio di euro, sia che la protagonista sia una banca centrale che un piccolo risparmiatore.
Proprietà derivante da possesso e proprietà contrattuale sono, sfortunatamente, totalmente diverse.
Ad ogni modo, molti altri interrogativi nascono da questa vicenda: perché la Bundesbank sta rimpatriando il suo oro? Che stiano solo copiando le politiche di Russia e Cina? O vi è qualcosa che bolle in pentola?
E l’oro italiano? In che situazione giuridica versa?
Scartabellando nel nostro archivio, abbiamo trovato un vecchio articolo che può rivelarsi molto utile in proposito: per saperne di più clicca qui.
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7 risposte
Sui lingotti detenuti a Fort Knox ci sono in rete vari articoli, il più “complottista” è quello che sposa la teoria della sostituzione dell’oro con tungsteno placcato.
Come sanno tutti i metallari, il peso specifico tra i due metalli è molto simile, e non è possibile, specie per piccoli lingotti, capire la differenza dal solo peso, ma sono necessarie altre prove.
Per come la penso io, lasciare l’oro in mano agli Usa, equivale a mettere la volpe a guardia del pollaio. Finora i governi occidentali, asserviti alle massonerie anglo-americane, basta vedere la cerimonia d’inaugurazione del Gottardo, una vergogna. I politicanti hanno sempre soffocato ogni dubbio sul nascere, ma ogni tanto qualcuno scomodo non sta zitto, ed ecco il caso Germania. Il fatto che debbano pazientare anni per rimpatriare tutto, è il segnale chiaro che l’oro dichiarato non esiste, o almeno esiste solo in parte, oppure è stato “impegnato” per altri scopi.
Due parole fuori argomento, a proposito della bannatura di Cristina, sacrosanta, anche se un po’ tardiva. Roy, chi segue un blog come il tuo, molto specifico e tecnico e su argomenti particolari, lo fa perché interessato e perché crede che la corrente di pensiero tua, sia quella giusta. Viceversa non vedo la necessità di seguire vicende di qualcosa che non interessa, se non per trollare.
Quanto alla democrazia, non sono certo i media massonico-ufficiali che debbono dare lezioni: è bastato in un mio commento scrivere la parola signoraggio, che sono stato bannato a vita dal Sole 24 ore. Non che il fatto mi importi molto, perché a livello finanziario lo considero poco più attendibile del giornaletto delle barzellette, ma proprio perché i media italiani si definiscono democratici, ed invece sono solo un branco di servi.
Buon lavoro Roy e tanti saluti, che il bello sta per arrivare, i numeri non sono un’opinione e le manipolazioni non possono durare a lungo.
Per amore del vero bisogna dire che la consegna dell’oro i tedeschi la fecero perchè costretti, avendo perduto la guerra, come noi, del resto. Una delle prime cose che il vincitore fa è quella di mettere le mani sulla banca centrale. Lo fecero anche gli italiani in Albania, dopo l’aggressione. Lo hanno fatto gli Usa in Irak e la Nato in Libia, lì addirittura saccheggiando il fondo sovrano libico.La scusa dell’invasione sovietica era appunto solo un pretesto. Comunque i tedeschi sono riusciti ad avere indietro il 20% e credo che il restante 80% se lo potranno scordare. Temo che gli Usa se lo siano già venduto. Saluti a tutti
con il restante 80% è sempre possibile fabbricare enormi quantitativi di lampadine di vecchia generazione…
saluti
Gentilissimi, da quando c’è la nuova pagina ai servizi DeshGold non riesco più ad accedere alla GUIDA che avevo pagato con la rassicurazione che ne avrei avuto disponibilità perenne. Ho resettato la password, inutilmente. Ho scritto a help@shinmediahk.com, inutilmente. La pagina non si apre a causa di eccessivi reindirizzamenti. Disgraziatamente ho urgente necessità di consultare la guida. AIUTO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Ciao a tuttii,
Ma nessuno nota un massimo eu/usd triennale?
Notizia non d fan di nota?
Non degna…