ricchezza nel tempo

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Barometro Oro: 10.Mag.2014

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L’oro ha aperto la settimana a $1.300,60 ed ha chiuso a $1.289,30.
Al Comex di New York, i contratti futures sull’oro, per consegna luglio sono quotati a $1.287,40.[/panel]

Durante il trading settimanale il lingotto ha provato a perforare la resistenza posta a $1.315,00 (senza successo). Il metallo giallo e’ stato respinto in area $1.300,00 per poi estendere le perdite in area $1.290,00.

Negli ultimi due mesi il livello collocato in area $1.280,00 si e’ affermato come valido supporto in diverse occasioni.

Quest’anno l’oro ha raggiunto un picco a meta’ marzo, assestandosi quasi a $1.400,00 provenendo da un livello di supporto antecedente (su base semestrale) posto a $1.200,00.

Se l’attuale livello di supporto ($1.280,00) dovesse reggere, la resistenza a $1.400,00 dovrebbe essere violata al rialzo con primo target posto in area $1.434,00 secondo in area $1.461,00 e terzo a $1.491,00.

Il rialzo dell’oro, entro le resistenze di cui sopra, potrebbe estendersi a partire dalla fine di luglio di quest’anno oppure in agosto (prendendo come riferimento la base semestrale di supporto posta a $1.2800,00 la quale ha preso avvio a febbraio 2014).

Stiamo assistendo a un “parziale” recupero del Dollar Index, il quale sta riguadagnando quota $80,00 sui rumors di una possibile mossa espansiva monetaria (oppure un taglio dei tassi o entrambe le opzioni) da parte della BCE, che potrebbe aver luogo a partire da giugno.

I commenti del Presidente Mario Draghi, circa le possibilita’ di un intervento della BCE sul mercato monetario, hanno invertito il trend rialzista dell’Euro sul Dollaro. 

L’8 maggio l’Euro stava per bussare alla soglia degli 1,40 sul dollaro prima di essere scaraventato indietro sino a toccare 1,3750.

Anche l’oro ha preso beneficio dalle parole di Draghi, spingendosi venerdi a un massimo di Euro 936,93 per oncia.

I trend del cross Euro/Dollaro ed Euro/Oro rimangono tuttora difficilmente definibili nel medio termine, anche a causa delle persistenti tensioni geopolitiche in Ucraina i cui sviluppi sono tuttora imprevedibili ma che presto potrebbero degenerare in ulteriori disgregazioni dell’unita’ dello Stato dell’Ucraina, con ripercussioni negative sugli equilibri geopolitici e con rischi di un inasprimento della guerra civile.

La FED, tramite il suo Presidente Janet Yellen, mercoledi’ 7 maggio ha comunicato di nuovo la sua valutazione ottimistica sull’andamento dell’economia americana, nonostante il crollo dei numeri economici relativi al primo trimestre.

La FED ha imputato il calo generale dei primi tre mesi alle pessime condizioni meteorologiche avute luogo negli Stati del Nord e Nord – Est del paese, che avrebbero rallentato la fase economica.

La Banca Centrale USA ritiene, pertanto, di voler provvedere a ridimensionare e normalizzare l’espansione monetaria entro il 2015 – 2016.

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LA FED ESCLUDE OGNI RIALZO DI TASSI D’INTERESSE

Quello che non convince nelle argomentazioni della Banca Centrale USA e’ il fattore tempo. Comunicare ai “mercati” che la politica monetaria espansiva avra’ termine entro il 2015 (massimo 2016) e’ concetto molto fumoso.

Da oggi alla fine del 2015, o all’inzio del 2016, le condizioni economiche possono cambiare in modo radicale.

La FED ha intenzione di non far crollare il valore del dollaro americano, allora comunica ai mercati che intende proseguire con il ridimensionamento dell’espansione monetaria.

Dato che la crescita economica a stelle e strisce e’ tutt’altro che esuberante, la FED e’ “costretta” a esprimersi contraddicendosi in quanto lascia a intendere che i tempi di attuazione dell’assottigliamento monetario si allungano e che quindi, di logica, potrebbero essere rivedibili in base alle circostanze.

Le dichiarazioni della FED, sono incompatibili. La Banca Centrale americana e’ tra due fuochi. 

Deve tentare di non far crollare il valore del dollaro americano (e quindi il suo status di valuta di riserva globale); nello stesso tempo deve rilanciare la crescita, l’occupazione e i profitti della Corporate USA svalutando il dollaro in quanto la domanda interna e’ stagnante.

O l’una o l’altra cosa. Non e’ possibile mantenere il ruolo di valuta di riserva mondiale del biglietto verde (assottigliando l’espansione monetaria) e far crescere l’economia con l’espansione monetaria.

Ritengo che prima o poi la FED dovra’ uscire dalle proprie antitesi. E lo dovra’ fare riducendo il valore del dollaro americano in quanto la priorita’ sara’ quella di tentare di fare crescere economia, occupazione e profitti.

Del resto, la stessa Yellen, in un’audizione al Senato USA ha detto che la FED non ha nessuna fretta di ridimensionare il suo bilancio e che comunque il ridimensionamento degli assets in portafoglio alla banca americana potrebbe durare dieci anni.

Ti ricordo che la FED nel 2007 aveva in portafoglio 800 miliardi di dollari in titoli; oggi ne ha in portafoglio ben 4.500 miliardi. 

La Yellen si e’ dimostrata preoccupata circa il livello di indebitamento statale degli USA. Ha dichiarato che il corso attuale e’ insostenibile.

Il Presidente della FED ha testimoniato davanti alla commissione Bilancio del Senato che gli USA non possono continuare con tali livelli di indebitamento per altri 20 o 30 anni. Ergo, lo Stato USA dovrebbe cominciare a inasprire la pressione fiscale su cittadini e imprese per rientrare dal debito.

Nuova contraddizione logica e concettuale insanabile.

Si intende mantenere il ruolo di valuta riserva globale del dollaro. Per ottenere questo, si deve ridimensionare l’espansione monetaria. Un assottigliamento dell’espansione monetaria, potrebbe causare un rialzo dei tassi d’interesse.

Se si assottiglia l’espansione monetaria e i tassi d’interesse crescono, l’economia crolla e il debito pubblico americano va alle stelle in quanto i rendimenti sui titoli di stato schizzano in alto.

E come si  pretende di dare inizio a un inasprimento fiscale per abbattere il debito pubblico se l’economia crolla? Significherebbe preparare il default del paese.

Contraddizioni insanabili, cara Janet Yellen.

 

 

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

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Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

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