Le quotazioni di oro e argento sono rimbalzate dai loro minimi nell’arco di poche settimane a causa di molteplici fondamentali macroeconomici e geopolitiche:
- rallentamento della corsa al rialzo del Dollar Index,
- decisione della FED di sospendere il rialzo dei tassi d’interesse per tenere a freno le bolle sull’azionario e obbligazionario USA,
- lieve rialzo del prezzo del petrolio e aggravamento delle turbolenze geopolitiche (Ucraina, Libia, Yemen).
Successivamente alla riunione del FOMC della FED, a marzo, il metallo giallo e’ rimbalzato dall’area di supporto posta a $1.140,00 e $1.150,00 verso e oltre l’area di resistenza a $1.200,00 (grafico sotto).
Il prossimo livello di resistenza a cui porre attenzione e’ in area $1.300,00, primo traguardo di un possibile movimento direzionale rialzista dell’oro.
Gli stessi concetti esposti sopra possono essere estesi all’analisi tecnica dei movimenti direzionali dell’argento: supporto in area $15,00 in caso di ribasso, forte resistenza in area $18,50 (superata quest’ultima, l’argento potrebbe violare al rialzo, e in modo repentino, area $20,00 – grafico sotto).
Per tentare di comprendere le future quotazioni di oro e argento non possiamo omettere una breve analisi del Dollar Index, al quale i metalli sono inversamente correlati in termini di quotazioni.
Il Dollar Index, ha rallentato la sua impennata al rialzo (iniziata ad agosto 2014), configurando la settimana scorsa, un pattern d’inversione di tendenza; un argine a questo pattern lo abbiamo riscontrato questa settimana, preannunciando (forse) un periodo di consolidamento in area $98,40 – $100,00 (grafico sotto).
Arduo tentare di comprendere allo stato attuale la direzione del Dollar Index, a livello personale ritengo piu’ probabile un’ulteriore fase di consolidamento oppure un pattern di continuazione moderatamente rialzista a causa dell’indebolimento della valuta concorrente, l’Euro (grafico sotto).
La grande area macroeconomica che adotta l’Euro, comprende 19 Stati aderenti alla moneta unica con un PIL di oltre 11 trilioni di dollari e una popolazione superiore a 350 milioni di persone.
Il declino della valuta di quest’area macroecnomica e’ iniziato ad agosto 2014 esacerbandosi nelle ultime settimane a causa delle politiche di espansione monetaria attuate dalla BCE (grafico sotto, rapporto EUR/USD).
Prima del varo del “bazooka” monetario di Mario Draghi, l’area UE ha sofferto per almeno cinque anni le politiche di vincolo di bilancio e austerita’ imposte dalla Germania a tutti gli altri stati aderenti, indebolendo la produttivita’ e la domanda di tutta l’eurozona.
Il disperato tentativo di rianimare la zona Euro con il “quantitative easing” potrebbe mobilitare la produttivita’ economica tramite la svalutazione competitiva della moneta europea a aumentare la quota del suo export: il contraccolpo a queste politiche, sta nella minaccia alla stabilita’ nel valore dell’Euro come valuta.
In effetti l’Euro sta lentamente perdendo ogni attrattiva come valuta di riserva globale, come ci informa l’Agenzia Bloomberg.
L’Euro rappresenta il 22% delle riserve mondiali in valuta detenute dalle Banche Centrali contro il 28% di cinque anni fa, quando inizio’ la crisi del debito delle zone periferiche dell’Eurozona (Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Italia).
La National Australia Bank Ltd stima che le banche centrali si siano “disfate” di almeno 100 miliardi di dollari di riserve in Euro solamente nel quarto trimestre del 2014.
L’oro aveva toccato un massimo ni confronti dell’Euro sia nel 2011 che nel 2012, toccando i 1.400,00 euro per oncia, per poi intraprendere un cammino ribassista che lo porto’ sino a 871,00 euro per oncia nel 2013, con un calo del 38% dai suoi massimi (grafico sotto).
Mi attendo che l’oro nel prossimo biennio possa toccare vette fino ai 1.600,00 per oncia contro la valuta dell’Eurozona.
3 risposte
“Mi attendo che l’oro nel prossimo biennio possa toccare vette fino ai 1.600,00 per oncia contro la valuta dell’Eurozona.”
Sottointeso: sempre che esista ancora, nel 2017, l’euro e tutto il resto dell’attuale sistema di valute fiat.
nel FOMC di marzo non si è deciso di rivedere al ribasso a fine anno il tasso medio dei fed fund rates e non è stata assolutamente esclusa la possibilità di un aumento dei tassi già a giugno
l’aumento dei tassi rafforzerebbe ulteriormente il dollaro ed indebolirebbe in linea generale tutte le materie prime, metalli inclusi
correggo la prima frase:
“nel FOMC di marzo si è deciso .. ecc”
c’era un NON di troppo