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Perché le Banche Centrali detengono oro? La risposta a parole loro!

Mentre nella Top 40 di chi detiene più oro le banche centrali nazionali ed altri istituti finanziari la fanno da padrone, un ruolo non indifferente è giocato da un piccolo numero di istituzioni monetarie internazionali come, ad esempio, la Banca degli Scambi Internazionali (BIS), la Banca Centrale Europea (BCE) o il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Cosa spinge organizzazioni dagli scopi e strutture così diverse ad acquistare e detenere oro nelle proprie casseforti?

Glielo abbiamo chiesto direttamente ed ecco come, a parole loro, ci hanno risposto.

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Nel suo insieme, il settore bancario afferma di detenere nelle sue casse la più grande quantità di oro fisico al mondo: 33.800 tonellate in lingotti. All’interno di questo insieme, alcuni istituti centrali vogliono distinguersi dagli altri dicendo di essere tra i principali possessori di oro fisico da investimento al mondo [con purezza uguale o maggiore a 22 carati], vantando nei loro caveaux oro nell’ordine di migliaia di tonnellate.

In questo gruppo di banche centrali, si contano nomi quali quelli della Bundesbank tedesca (qui trovi la saga del rimpatrio dell’oro tedesco da New York a Berlino) , di istituzioni internazionali come la BIS ed enti monetary nazionali quali l’Autorità Monetaria Saudita (SAMA).

Queste istituzioni affermano di detenere oro in qualità di assets di riserva, ossia di depositi di beni in grado di produrre profitto.

Nel caso delle banche centrali, poi, l’oro viene definito più nello specifico come oro monetario alla quale si affiancano, nella lista degli attivi patrimoniali, anche valute straniere e strumenti ibridi quali i Diritti Speciali di Prelievo dell’FMI.

In generale, quindi, anche le riserve auree vengono gestite da questi istituti, come accade per qualsiasi altro asset, secondo criteri di sicurezza, liquidità e profitto.

Ma cosa rende l’oro fisico così speciale?

Abbiamo pensato di chiederlo alle dirette interessate, ponendogli la seguente domanda:

Poichè numerose banche centrali attorno al mondo detengono riserve auree, la Banca Centrale [Tizio&Caio] può specificare i motivi che la spingono a detenere questo asset in così grandi quantità?

Ecco, in sintesi, cosa ci hanno risposto.

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A dirla tutta, le ragioni sono tante…

Le ragioni del perché le banche centrali detengono oro in grandi quantità sono molteplici.

Ricorrendo alle esatte parole utilizzate dai loro uffici stampa, ecco le definizioni più gettonate per il metallo giallo conservato nei loro caveaux e del perché lì vi si trovi:

  • è un’assicurazione in caso di crisi
  • è un piano B contro eventi imprevedibili,
  • è una forma di assicurazione
  • è un porto sicuro

o, come preferisce descriverlo la Banca d’Inghilterra, è un “war chest” [forziere per munizioni] o, in gergo civile, una risorsa perfetta in caso di emergenza.

Molte di loro, inoltre, hanno menzionato la facilità di liquidazione dell’oro e la possibilità di poterlo vendere con facilità anche a soggetti stranieri in caso si voglia ottenere valuta estera per gestire improvvise crisi di liquidità o svalutazioni o, più raramente, l’andamento del cambio della valuta nazionale sul FOREX.

Sottolineato più volte, è stato il ruolo dell’oro come scudo contro l’inflazione il che spiega perché le banche centrali vedano al prezzo del metallo nobile quale termometro dell’inflazione corrente e barometro di quella futura.

Molti istituti hanno anche precisato che l’oro fisico, per via di alcuni suoi tratti unici quali: l’essere scarsamente disponibile in natura ed il dover essere estratto attraverso processi di lavoro intensivi, è privo di rischio di controparte e poiché non viene emesso a piacere da alcun governo, non porta con sé il rischio di insolvenza dell’emittente [cosa che invece assilla tutti gli strumenti cartacei negoziabili sui mercati finanziari ndr].

Tra le potenzialità dell’oro fisico, alcune hanno anche enumerato, seppure a mezza bocca, il fatto che si possa trarre profitto dal suo affitto attraverso prestiti o gold swaps.

Curiosamente, nonostante sia una pratica molto diffusa nel settore bancario, in poche hanno confessato di praticare direttamente il prestito aureo: un’altra prova dell’assoluta segretezza che circonda i rapporti ufficiali sullo scambio e prestito di metallo giallo tra istituti bancari, un mercato che vede i suoi cardini principalmente nelle roccaforti di Londra, Parigi e Berna.

Infine, sono stati citati anche i benefici della diversificazione attraverso l’acquisto di oro: il suo prezzo, infatti, non sembra rispondere alle notizie finanziarie tanto quanto ci hanno abituato altri asset quali obbligazioni, azioni o derivati, ed in più non è correlato al prezzo di nessun altro asset collaterale. Ciò rende indubbiamente l’oro un fattore di stabilità all’interno di un portafoglio investimenti.

Il supporto mostrato dalle banche centrali di mezzo mondo a favore dell’oro fisico quale scudo contro l’inflazione, elemento profittevole e diversificante, soluzione salvagente nei momenti di difficoltà, rende il 2018 l’anno in cui si sta registrando l’entusiasmo più forte degli ultimi 10 anni nei confronti del metallo giallo.

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di Ronan Manly

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Stai per scoprire gli ingranaggi che muovono il mondo del denaro oggi. E come, e perché, l’oro ne è maledettamente collegato.

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