Quella che segue è un’intervista rilasciata da James Turk per promuovere il suo ultimo libro: “The Money Bubble: What to Do Before It Pop’s”.
Nel corso della sua esposizione il fondatore di “GoldMoney” offre ottimi spunti di riflessione, parlando a ruota libera di geopolitica ed economia.
Si tratta di un lavoro di traduzione, pertanto mi scuso sin d’ora con i lettori se dovessero notare lacune o imprecisioni (nel caso segnalatemele che le correggero’!).
Tratto da:
DOMANDA 1: Un principio centrale del tuo libro è che l’importanza internazionale del dollaro ha raggiunto l’apice e ora è in declino. Quali saranno le conseguenze se il dollaro perde il suo status di riserva?
In una parola, epocali. Nonostante il ruolo del dollaro nel commercio mondiale abbia subito un calo negli ultimi anni, ed anche se l’euro, e più recentemente lo yuan cinese, stanno guadagnando terreno, tuttavia è il dollaro che rimane la valuta dominante del mondo.
Come il petrolio greggio così molti altri beni e servizi hanno un prezzo in dollari. Se i beni e i servizi cominciano ad essere prezzati in altre valute, la domanda per il dollaro scende.Domanda ed offerta determinano il valore di tutto, compreso il denaro.
Assumendo quindi che la sua offerta resti invariata, un calo della domanda comporterebbe per il dollaro la caduta del suo potere d’acquisto. Ma la fornitura costante di dollari è un’ipotesi plausibile, visto che la Federal Reserve sta espandendo costantemente la quantità di dollari attraverso varie forme di “stampa del denaro”.
Pertanto, se lo stato di valuta di riserva del dollaro viene minato, il suo potere d’acquisto diminuirà di conseguenza, così da aggiungersi alle pressioni inflazionistiche già indotte all’interno del sistema dal programma di “quantitative easing” della Federal Riserve, che ha avuto inizio dopo il crollo finanziario del 2008.
DOMANDA 2: La maggior parte dei governi del mondo stanno combattendo una guerra valutaria, cercando di svalutare le rispettive valute, al fine di ottenere un vantaggio competitivo l’uno rispetto all’altro. Si pronostica che la Cina “vincerà” questa guerra valutaria (nella misura in cui vi possa essere un vincitore).
Che cosa sta facendo la Cina di più giusto rispetto agli altri Paesi? Come potrebbe cambiare il mondo degli investimenti se la Cina non dovesse “vincere?”
Come dici tu, in realtà nessuno esce vincitore da una guerra valutaria. Alla fine della guerra il risultato che si ottiene è che tutte le valute finiscono per essere svilite.
Ciò che è davvero importante è quello che succede dopo. I singoli Paesi dovrebbero ristabilire la loro valuta in maniera sana, e questo significa ricostruirla su una base di oro. Quindi il vincitore di una guerra valutaria è il Paese che la termina con più oro. Negli ultimi dieci anni, l’oro è affluito in Cina, sia a seguito di estrazione da miniera che con passaggi di scorte esistenti.
Ma questo flusso da Ovest a Est ha avuto un’accelerazione lo scorso anno, e secondo stime non ufficiali la Cina ha ora la terza più grande riserva aurea del mondo. Le implicazioni per il mondo degli investimenti, così come per il sistema monetario globale sono profonde.
Perché la Cina dovrebbe usare dollari per pagare le sue importazioni di greggio dal Medio Oriente?
Che cosa succede se l’Arabia Saudita ed altri esportatori sono disposti ad accettare che i loro prodotti siano pagati in yuan cinesi? Il Venezuela lo sta già facendo, quindi non è un’ipotesi molto inverosimile per gli altri esportatori di petrolio. La Cina è un grande importatore di petrolio greggio, e il suo fabbisogno energetico è destinato ad aumentare.
In questo modo sta diventando un giocatore dominante nel commercio mondiale di petrolio, dal momento che gli Stati Uniti importano meno petrolio a causa dell’impennata della propria produzione nazionale di combustibili fossili. I cambiamenti nel modo in cui viene scambiato il petrolio rappresentano solo un potenziale impatto sul mondo degli investimenti, ma indicano ciò che può verificarsi in futuro se il valore del dollaro continua ad essere eroso e flussi di oro continuano a scorrere da ovest a est.
Quindi, se la Cina finisce per avere più oro, potrebbe emergere quale giocatore di punta nei mercati e negli investimenti globali. E’ già diventato il giocatore dominante nel mercato dell’oro fisico.
DOMANDA 3: Facendo una distinzione tra “attività finanziarie” e “beni materiali”, si nota che passiamo attraverso un ciclo ricorrente in cui le une e gli altri acquistano o perdono di favore. Dove siamo in questo ciclo?
Con gli Stati Uniti carichi di scorte come mai prima, e con l’oro giù di oltre il 30% a partire dall’estate del 2011, è possibile che il ciclo stia per essere ribaltato?
Il nostro sistema monetario soffre di espansioni e crisi ricorrenti a causa della pratica della riserva frazionaria delle banche, che permette loro di creare denaro “dal nulla”, come si suol dire.
Durante i boom — che sono causati dai troppi soldi che le banche hanno creato con l’espansione di credito — le attività finanziarie tendono a sovraperformare, ma alla fine diventano sopravvalutate rispetto al totale attivo tangibile. Ad un certo punto il ciclo si inverte. Il sistema di riserva frazionaria fa retromarcia e il credito si contrae, infrangendo un sacco di promesse fatte durante i bei tempi. I prestiti non vengono rimborsati, il che è snervante per banchieri e investitori allo stesso modo.
Così il denaro fugge via dalle attività finanziarie e il rischio di controparte che tali attività comportano, confluisce nella sicurezza delle immobilizzazioni materiali, finchè alla fine diventano immobilizzazioni materiali sopravvalutate, e il ciclo si inverte nuovamente. Così, per esempio, il boom delle attività finanziarie conclusosi nel1967 ha portato ad una inversione del ciclo fino a che le immobilizzazioni materiali sono diventate sopravvalutate nel 1981.
Il ciclo fu invertito di nuovo, e le attività finanziarie esplosero fino alla scoppio della bolla dot-com nel 2000. Attualemente siamo ancora nel ciclo che favorisce le attività materiali, ma non c’è modo di prevedere quando esso finirà. Sappiamo che finirà quando le immobilizzazioni materiali diventeranno sopravvalutate, ma …non siamo nemmeno vicino a quel momento ancora.
DOMANDA 4: Parli di “contrazione di fiducia all’orizzonte”, come uno dei fattori a lungo termine che guideranno l’oro molto più in alto. Ci puoi spiegare?
Sì, questo è un punto importante che analizziamo. La nostra economia, e in effetti, la nostra società, si basa sulla fiducia. Ci aspettiamo che il pane che acquistiamo da un fornaio o la benzina che acquistiamo per la nostra macchina sia affidabile. Ci aspettiamo che i nostri soldi depositati in una banca siano al sicuro.
Ma se scopriamo che il fornaio sta mettendo segatura nel nostro pane e che i Governi stanno usando i soldi dei depositanti per salvare le banche, come è accaduto a Cipro lo scorso anno, la fiducia comincia a erodersi. Erosione della fiducia significa che le persone sono meno disposte ad accettare il rischio di controparte che viene fornito con le attività finanziarie, quindi l’erosione della fiducia si verifica durante le crisi finanziarie.
Di conseguenza le persone spostano la loro ricchezza in beni materiali, siano essi investimenti in cose tangibili, come terreni agricoli, pozzi di petrolio o miniere, o in forme tangibili di denaro, il che ovviamente si traduce con la parola oro.
DOMANDA 5: Ovviamente, l’oro ha subito un crollo doloroso a partire dall’estate del 2011. Quali catalizzatori di breve termine – diciamo nel 2014, potrebbe farlo risvegliare dal suo sonno?
Dobbiamo guardare il 2013 collocandolo in prospettiva, perché la gestione del portafoglio è una maratona, non uno sprint di 100 metri. L’oro era salito per 12 anni di fila prima che si verificasse il declino dei prezzi dello scorso anno. Ed anche considerando l’anno scorso, l’oro si è apprezzato del 13% medio annuo, il che lo rende uno degli asset class più performanti al mondo da quando, con lo scoppio della bolla dot-com, è iniziato l’attuale disastro finanziario.
Guardando al prossimo anno, ci sono molti potenziali catalizzatori, ma è impossibile prevedere quale evento sarà quello scatenante. La bomba ad orologeria dei derivati? Il fallimento di una grande banca? La crisi del debito sovrano che torna in ebollizione? Lo yen giapponese che crolla?
Potrebbe essere uno di questi o qualcosa che non possiamo nemmeno immaginare. Ma una cosa è certa: finché le banche centrali continuano con le attuali modalità di creazione del denaro, il prezzo dell’oro salirà nel corso del tempo per riflettere la svalutazione delle monete nazionali. Il prezzo dell’oro potrebbe non passare subito al suo “fair value” a causa di un intervento del Governo, ma alla fine salirà, inevitabilmente.
Quindi la cosa più importante da tenere a mente è la stampa di denaro che praticamente le banche centrali di tutto il mondo stanno portando avanti. I banchieri centrali hanno dato un nome di fantasia, “quantitative easing” (allentamento quantitativo). Ma indipendentemente da come lo si vuol chiamare, è ancora la creazione di denaro dal nulla, che svilisce la valuta di cui i banchieri centrali dovrebbero con prudenza riuscire a preservare il potere d’acquisto.
La creazione di denaro fa l’esatto opposto; distrugge il potere d’acquisto, e il prezzo dell’oro rapportato a quella valuta aumenta di conseguenza. Il prezzo dell’oro è un barometro di come – o forse più precisamente, quanto poco bene – i banchieri centrali stiano facendo il loro lavoro.
Una risposta
…Allucinante!!