ricchezza nel tempo

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Settimane decisive: verso l’inizio di un crack “sistemico”?

Le prossime due-tre settimane finanziarie, nonostante l’apparente e surreale clima di “bonaccia”, potrebbero caratterizzarsi per un pericoloso inizio di un crack “sistemico” che dalla sfera finanziaria sfocerebbe in quella economica, politica, sociale e addirittura geopolitica.

La domanda e’: esiste davvero il rischio di una rottura dell’Euro?

L’Euro – premessa indispensabile dell’Unione Europea – ha creato divisioni e solchi tra i vari paesi componenti la stessa: all’Unione Monetaria non e’ seguita quella fiscale, sociale, tanto meno quella politica.

Nel 2012, Olanda e Germania avevano gia’ prospettato una rottura della zona Euro, varando un piano B (cosiddetto “Piano Florin”).

Il 22 gennaio si riunira’ il Consiglio Direttivo della BCE a guida Mario Draghi: personalmente ritengo che Draghi “abbia le mani un po’ legate”, intendo che avra’ molte difficolta’ nel dare inizio alla politica di espansione monetaria in salsa europea (il “quantitative easing” con acquisto diretto di titoli di stato in sede d’asta, piuttosto che sul mercato secondario come la BCE ha gia’ fatto).

Perche’ Mario Draghi potrebbe non dare inizio all’espansione monetaria in data 22 gennaio?

Perche’ Domenica 25 gennaio si terranno le elezioni politiche in Grecia.
Queste elezioni costituiscono un passaggio estremamente delicato per tutta l’Unione Europea (e di riflesso del sistema finanziario globale).

Dal risultato delle urne potrebbero innescarsi vari scenari: quello piu’ temuto e’ il verificarsi di una crisi finanziaria che potrebbe dare avvio alla futura frammentazione dell’Eurozona in “blocchi” di paesi, con monete e politiche fiscali differenti.

Se alle elezioni greche uscisse vincitore il partito Syriza – il partito anti-austerita’ di Alexis Tsipras – la Grecia potrebbe chiedere una “ristrutturazione” del proprio debito nella speranza di fare ripartire l’economia a un tasso del 3% – 3,5% annuo (come vuole Tsipras).

Se si avverasse quanto sopra, la Grecia perderebbe l’accesso ai finanziamenti del debito pubblico sui mercati internazionali; la maggior parte del debito pubblico greco e’ in mano alla UE tramite il MES (Meccanismo Europeo di Stabilita’), al FMI e alla BCE.

Nessun investitore internazionale si “sostituirebbe” ai tre attori di cui sopra, che vedrebbero “decurtato” parte del loro prestito oppure vedrebbero diluiti in tempi interminabili i rimborsi dello stesso.

Il sistema finanziario greco, nel caso di ristrutturazione del debito, non potra’ piu’ avere accesso ai prestiti della BCE con derivato collasso bancario nazionale.

In buona sostanza: la Grecia sarebbe costretta a uscire dall’Euro, recuperando l’autonomia monetaria (ceduta di fatto alla BCE-BUNDESBANK).

La Grecia sarebbe necessitata a varare una nuova moneta che non godendo di alcuna “fiducia” da parte dei mercati, si avvierebbe presto verso l’iperinflazione a causa dell’urgenza di varare politiche monetarie per evitare il collasso del sistema bancario ellenico, sostenere l’ipertrofico sistema pubblico e tentare di rilanciare l’economia con la svalutazione, avendo precluso l’accesso al “mercato” dei capitali internazionali.

Se invece dalle elezioni greche Syriza non uscisse partito vincitore, questo scenario sarebbe rinviato di qualche mese: il tasso di disoccupazione in Grecia e’ “devastante” (oltre il 27%): i tassi di crescita economica sono tragici e la percentuale del debito pubblico sul PIL raggiunge il 175%.

E’ evidente che, Syriza o non Syriza, la Grecia avra’ enormi difficolta’ a rimanere nell’Euro, nonostante il varo di un’espansione monetaria (quantitative easing) in grande stile da parte della BCE (nel caso non trionfasse Syriza).

Il 22 gennaio la BCE potrebbe attendere il risultato delle elezioni in Grecia prima di varare il quantitative easing: in quel caso l’espansione monetaria sarebbe rimandata a marzo.

Ma la domanda che sorge spontanea e’ questa:

Che prospettive future hanno l’Euro e l’Unione Europea?
Se la Grecia dovesse essere costretta a uscire dalla moneta unica a causa della ristrutturazione del debito, quali scenari si aprirebbero?

Se la Grecia votasse per Syriza, la BCE attenderebbe a varare la politica di espansione monetaria, come abbiamo detto: assisteremmo a una “riduzione” della base monetaria in Euro che esacerberebbe le tendenze disinflazionistiche in corso e l’ulteriore rallentamento economico.

Gli “spread” (i differenziali di rendimento) tra titoli di stato tedeschi e quelli degli stati periferici (Italia, Spagna, Irlanda, Portogallo) si impennerebbero anche se la BCE continuasse ad acquistare titoli sul mercato secondario.

Un’impennata nei tassi d’interesse nei titoli dei paesi periferici metterebbe a repentaglio le politiche di “contenimento” dei debiti pubblici di questi paesi, nonche’ provocherebbe un deragliamento economico degli stessi verso una grave depressione deflazionistica (a causa dell’aumento dei tassi d’interesse che provocherebbe anche un ulteriore aumento della pressione fiscale).

Assisteremmo a un crollo delle borse mondiali (molto accentuato alle periferie dell’Impero, ovvero in Europa).

Ne beneficerebbe il dollaro americano nel breve termine (confluirebbero sul dollaro capitali in cerca di un “porto sicuro”).

Come avevo gia’ documentato, il dollaro sara’ l’ultima “tessera” del domino a cadere: prima, cadranno tutte le Periferie dell’Impero, poi le onde sismiche si propagheranno anche verso il Centro dello stesso.

E’ probabile che, nonostante il dollaro si possa rafforzare in uno scenario come quello descritto (e nonostante il forte rapporto di correlazione inversa) si rafforzino anche le quotazioni di oro e argento.

Sarebbe l’inizio di un “crack” sistemico di proporzioni difficilmente prevedibili.

Le prossime due settimane saranno “decisive” per le sorti dell’Europa e del sistema finanziario globale (nel lungo termine).

Se Syriza non trionfasse alle elezioni, questo scenario e’ rinviato di qualche mese, come dicevo: la Grecia avra’ enormi difficolta’ a rimanere nell’Eurozona.

Nei prossimi mesi e alle prossime elezioni europee i partiti anti-austerita’ e anti-euro potrebbero essere decisivi per i vari dei prossimi governi: Marine Le Pen del Fronte Nazionale in Francia, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo in Italia, Pablo Iglesias leader della sinistra radicale in Spagna (il Podemos Party).

 

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

6 risposte

  1. …Qui si dimostra la gravitá della situazione finanziaria internazionale, cioé se una nazione quasi insignificante (monetarianente parlando) provoca tutto questo disastro é ora di allacciarsi le cinture di sicurezza.Il paragone sarebbe quasi come se in casa mia al rompersi una sedia entra in pericolo il budget familiare.Se io fossi Tsipras, mi nasconderei in un posto ben sicuro, perché se é la causa di tutto questo effetto domino credo che a qualcuno gli sono giá venute in testa idee stane.Buona giornata

  2. Se la Grecia uscisse dall’euro, non succederà assolutamente nulla sul mercato del metallo.
    1) Renzi continuerà a dire che l’Italia è in ripresa…è che la Grecia sbaglia.
    2) Germania e il resto del mondo sono già usciti dal debito greco (Banche ecc).
    L’eventuale ristrutturazione la pagherebbero gli stati Ue. (l’Italia parteciperebbe con 43 mld circa di nuove tasse).
    3) Quando la Grecia avrà ristrutturo il debito, lo zio Vladimiro arriverà creando villaggi e hotel per il popolo russo, notoriamente amante delle temperature miti. Farà entrare la Grecia nei Brics e magari nei porti greci ci posiziona qualche sommergibile/nave, così tanto per avere un posto barca sicuro. Lo zio Sam urlerà minaccerà di inviare navi e uomini ma essendo in scadenza…
    Ricordo che il sopra citato zio finanzierà la sig.ra Le Pen con 9 milioni di euro di cui 2 già erogati in settembre 2014.
    Accumuliamo questo è certo, ma forse si dovranno aspettare le elezioni in Spagna e Portogallo e purtroppo spero di no anche qualche attentato, prima che tutto crolli o almeno una parte del sistema manipolato. Buona giornata

    1. Non mi trovi d’accordo su alcuni aspetti dei tuoi concetti.

      La Germania non e’ “uscita” dal debito greco: sai che cos’e’ il Meccanismo Europeo di Stabilita’ (MES)? E’ un fondo (ex EFSF) costituito con i denari pubblici di tutti gli stati europei, tra cui Germania (e Italia), ovviamente: come fai a dire che la Germania e’ “fuori” dal debito pubblico greco?

      “Get your facts right” – come dicono in USA ovvero “documentati prima di parlare”.

      La ristrutturazione ricadrebbe su MES (quindi UE), BCE e FMI.

      Non commento il resto dei tuoi concetti, perché privi di qualsivoglia rispondenza reale.

      Ciao

      Riccardo Gaiolini
      Analyst & Research
      https://www.deshgold.com

  3. Non credevo che l’Italia, oltre ad avere 60 milioni di direttori tecnici della Nazionale di Calcio,
    avesse anche altrettanti ottimi economisti,ma, allora perchè, siamo sempre nella cacca?

  4. Infatti ho scritto che le banche sono uscite dal debito mentre i cittadini no! I cittadini europei pagheranno il debito greco. “L’eventuale ristrutturazione la pagherebbero gli stati Ue. (l’Italia parteciperebbe con 43 mld circa di nuove tasse)”. Doc. Che si trova nei siti d’informazione indipendente.La dichiarazione della Le Pen sul prestito russo è una sua ammissione.Il resto del commento era in battuta…ma forse.Cordialità

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