ricchezza nel tempo

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Tutte le strade portano a Mosca: il Re saudita in visita al Cremlino

A volte le relazioni, così come avviene per i fatti, possono prendere una brusca piega.

A dimostrarlo è lo storico incontro fra i leader di Arabia Saudita e Russia, i cui rapporti risultavano semi-congelati dall’epoca dell’intervento sovietico in Afghanistan.

Eppure, come ricordato da Vladimir Putin:

Tutto cambia

Una risposta, quella di Putin, che ben descrive il presente che stiamo vivendo.

E chissà se, tra una stretta di mano e l’altra, le parti non abbiano trovato il tempo di scambiarsi qualche impressione su certi futures cinesi…

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Il 5 ottobre 2017 sarà uno di quei giorni che, nei libri di storia, non troverà alcun posto.

Di spazio, in essi, non ve ne è abbastanza.

Non v’è n’è stato per spiegare il significato degli shock petroliferi degli anni Settanta, né per informare delle ricadute che portava con sé la nascita del petrodollaro.

Inutile quindi sperare di trovare su pubblicazioni accademiche l’evento, di portata storica, avvenuto nella giornata di ieri: per la prima volta dalla creazione del Regno saudita, il sovrano a capo di questa nazione mediorientale, ha effettuato un viaggio di rappresentanza in terra russa.

I predecessori dell’attuale sovrano Salman bin Abdulaziz Al-Saud, infatti, non avevano mai ritenuto opportuno avventurarsi nello stringere accordi economici e non al di fuori di quelli ratificati con gli Stati Uniti e coi vicini più prossimi.

Lo stesso Al-Saud , l’attuale sovrano insomma, aveva declinato un precedente invito fatto anni prima dallo stesso Putin, facendolo semplicemente cadere nel vuoto.

I più cinici ricorrerebbero al famoso detto << chi disprezza, compra >>

E non gli si potrebbe dar torto.

L’incontro fra i due leader, entrambi animati da un forte spirito nazionalista, è significativo per più di una ragione; motivazioni che proveremo ad elencare sinteticamente qui di seguito:

  • sono rappresentanti dei Paesi massimi esportatori di petrolio
  • sono stati, in tempi recenti come in più lontani, sempre schierati su fronti opposti
  • non hanno mai stretto accordi perché appartenenti a sfere d’influenza inconciliabili

Insomma, la Russia è riuscita a vincere l’estrema diffidenza della Corte saudita che, per forza di cose, ha dovuto ufficialmente prendere atto dell’ascesa russa nel teatro mediorientale.

La visita è importante proprio per questo motivo: il Re saudita ha deciso di sobbarcarsi l’onere ed il dispiacere del viaggio per andare a negoziare di sua iniziativa. Non vicerversa.

L’Arabia, diciamo, ha preferito scendere dal piedistallo, per una volta.

E lo ha fatto in grande stile.

In occasione dell’incontro, Sua Maestà ha pensato bene di portarsi al seguito una manciata di prominenti capitani d’industria e manager di aziende operanti sul suolo del Regno: in quel di Mosca, ne hanno avvistati ben ottantacinque.

Ciò fa pensare che l’evento sia stato foriero di buoni affari; e a voi lascio l’ardua sentenza.

Sono stati ratificati:

  • un accordo, di cui si aveva già un preliminare, per la creazione di un fondo russo-saudita per la cooperazione nei settori petrolchimico e del gas naturale pari ad un miliardo di dollari;
  • un accordo fra l’ARAMCO, la compagnia petrolifera di stato saudita, ed il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti sulla raffinazione petrolifera;
  • un memorandum di cooperazione tra Gazprom ed ARAMCO per collaborare sullo sviluppo di nuove tecniche di trivellazione;
  • accordi sull’importazione di prodotti agricoli russi nel mercato saudita –minacciato dalle recenti siccità – e sullo sviluppo nei settori sociale e delle telecomunicazioni.

Nel corso della visita sono stati toccati anche due tasti molto delicati: la fornitura di armi e l’energia nucleare.

Nel primo caso, l’Arabia ha ritenuto opportuno emulare quanto fatto dal dirimpettaio turco: ad insaputa della NATO ed in barba alle procedure standard di acquisizione dei sistemi d’arma, la Turchia ha di recente ratificato l’acquisto dei sistemi anti-missile russi S-400, attirandosi le ire di Washington.

Utilizzati ampiamente nel teatro siriano, questi sistemi d’arma – assieme a molti altri – sono stati richiesti dall’Arabia Saudita, probabilmente impressionata dalla loro efficacia.

Ma non è finita qui: la Corte non si è limitata ad acquistarli, ha ottenuto anche la firma di un memorandum affinché la produzione ed i brevetti di tali armamenti possano essere, in un secondo momento, esportati e localizzati nella penisola araba in pianta stabile.

La reazione di Washington è attesissima: carota o bastone?

Nel secondo caso, stando a quanto riferito da Aleksandr Novak, Ministro russo dell’Energia e Co-Presidente della Commissione intergovernativa russo-saudita, l’accordo sulla costruzione di reattori nucleari in Arabia costituirà uno dei pilastri fondamentali per la diversificazione energetica della nazione.

Gli inaspettati sviluppi di questa vicenda, lasciano aperti molti interrogativi quali, ad esempio, se questa apertura di Riad verso Mosca sia una semplice folata di vento colta da una banderuola opportunista o un serio cambio della guardia negli equilibri mediorientali.

Di punti di vista, come al solito, ve ne sono diversi e opposti fra loro.

Dal The Washington Institute for Near East Policy si afferma che la Russia non ha le capacità di rimpiazzare gli USA come alleato chiave dell’Arabia.

D’altro canto, altri analisti interpretano l’accaduto come il segnale definitivo della riuscitissima e rischiosissima operazione russa in Siria, cominciata a settembre 2015.

A pensarci bene, in due anni, di cose ne sono accadute, alcune totalmente inaspettate.

Dall’allineamento della Turchia – alleato NATO – al trio Iran-Russia-Siria, all’emarginazione del Qatar, subito consolato da Teheran.

Dall’elezione di Trump, alla ribalta di Assad; dalle sempre più plateali interferenze americane nel conflitto siriano, al disprezzo mostrato da Israele verso i vertici russi.

Dalla crisi venezuelana – a proposito, Maduro è stato ricevuto al Cremlino il giorno prima del Re saudita– all’avvicinamento dell’Arabia che, fino ad ora, ha apertamente finanziato quanti più conflitti e sommosse poteva, nei paesi vicini.

La fila davanti alle porte della città degli zar, è sempre più lunga.

E c’è davvero poco che gli USA possano fare per invertire la tendenza: nel mondo multipolare, in cui la Russia gioca di fioretto mostrandosi totalmente a proprio agio, Putin offre soluzioni a problemi correnti e cementifica relazioni a protezione di comuni interessi.

Trump, o chiunque sia alla guida degli Stati Uniti, offre problemi a cui si pone rimedio solo creando ulteriori problemi.

I fatti elencati in questo articolo testimoniano quanto questo modo di fare business si stia rivelando altamente contro-producente per lo schieramento a stelle e strisce.

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2 risposte

  1. THE CLOCK IS TIKING…………..doomsday is approaching !

    Da tempo faccio sogni …Ricorrenti…

    poveri USA…ad occhio attento ..quanto… Autolesionismo, da una elite canaglia “obbligati ” ad apparire Cattivi…sembrerebbero dominare l’ ONU mentre invece sotto i colpi altrui…implodono ……e x la loro ingannata gente… il prossimo Venturo sara molto piu’ devastante …altro che… 11 Settembre !

    Tra quelli ..il popolo di Mose’…reagira’…Babilonesi e Parsi colpira’…riunire le arabiche Tribu’ causera’
    e l’ Europa in guerra …anche… trascinera’…e sara’ qui che piu si combattera’!

    23 mesi e Lo scaltro Zar per primo colpira’ …saremo inermi contro sua Nuova Capacita’… mentre lo scudo Usa poco o nulla potra’!

    Quattro anni Sofferenza persistera’…ma dei partecipanti nessuno vincera’.
    Tremenda soluzione arrivera’…a Gerusalemme tutto si concentrera’ e un’ antico splendore ivi si edifichera’ e il progetto si compira’ …ma nazismo e comunismo … cosi si rimpiangera’ !

    Poi Ulteriormente peggiorera’…freddo e stridor di denti si provera’…incessante neve a Nord ovunque cadra’ e tutto ammantera’…la migrazione si invertira’ ma frontiere si chiudera’… ma anche tra carcerieri si cadra’… e di almeno il 75 % si diminuira’.

    Oltre per ora il mio sogno …no va’ !

    Filippo@ilSeven

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