Un aspetto interessante del mercato dell’oro è come siano fuori strada la maggior parte delle analisi fatte per giustificare posizioni generalmente rialziste, adducendo motivazioni che sviano ulteriormente rispetto alle ragioni invocate dai ribassisti.
Ciò si verifica nonostante i “tori d’oro” abbiano a loro favore sia il “trend” dei prezzi nel lungo periodo che i fondamentali. Il problema è che la maggior parte dei rialzisti sull’oro presta scarsa attenzione ai fattori fondamentali in grado di determinarne il prezzo, concentrandosi invece su aspetti marginali.
Un buon esempio è l’attenzione attuale mostrata sulla possibile riduzione della produzione annua di oro, derivante dalla combinazione fra l’aumento dei costi e il calo del prezzo del nobile metallo, verificatosi lo scorso anno.
L’idea che un calo potenziale della produzione annuale di oro sia un driver importante per spiegare la giustezza delle posizioni “bullish” sull’oro è così lontana dalla realtà, e genera un tale fraintendimento di base sulla formazione dei prezzi nel mercato dell’oro che ogni analista, che promuove questa idea, dovrebbe essere ignorato.
Come abbiamo spiegato più volte, l’industria aurifera aggiunge una piccola percentuale (circa il 1,5%) sul totale dell’offerta di oro ogni anno.
Questo significa che, se la produzione annuale del settore minerario dovesse scendere del 10%, l’effetto sulla fornitura totale di oro nel corso di un anno (e, dal momento che domanda e offerta sono sempre uguali, l’effetto sulla domanda totale di oro nel corso di un anno) sarebbe di circa lo 0,15%. Ciò è insignificante.
Si noti che l’oro è l’unica merce per cui le variazioni nella produzione corrente non avranno mai un effetto significativo sull’andamento dei prezzi, anche se ci affrettiamo ad aggiungere che per lo stesso motivo (l’alto livello dell’offerta esistente fuori terra rispetto alla nuova fornitura da miniere) gli effetti delle variazioni annuali di produzione sono generalmente abbastanza piccoli da essere ignorati, quando si analizzano le prospettive per l’argento.
Un altro esempio di cattiva analisi che permea le fila dei tori d’oro è l’idea che la domanda di oro possa essere determinata sommando i suoi flussi tra le diverse parti del mercato.
Tali flussi includono il trasferimento di oro da commercianti di moneta al grande pubblico, il trasferimento di oro dall’esterno all’interno della Cina, il trasferimento di oro detenuto in ETF in lingotti ad altri titolari, e il trasferimento di oro da operatori commerciali agli acquirenti di gioielli in India.
Per ogni acquirente ci deve sempre essere un venditore, pertanto, sommare la quantità di oro acquistato nel corso di un determinato periodo generalmente non ci dirà nulla se non che il prezzo dell’oro ha fatto quel che ha fatto per il passato o farà quel che probabilmente potrà fare in futuro.
Il punto è che la domanda totale di oro sarà sempre uguale alla sua fornitura complessiva, che sarà sempre pari all’inventario totale dell’oro in superficie.
La domanda di oro è stata pari all’inventario totale dell’oro in superficie quando il suo prezzo ha raggiunto il picco di 1.920 dollari nel 2011 ed era pari all’inventario totale dell’oro in superficie quando il prezzo ha toccato il fondo a 1.180 dollari lo scorso anno. Cos’è, allora, che determina il prezzo?
Il prezzo non è determinato in base al volume acquistato/venduto; al livello più elementare esso è determinato dai relativi desideri di acquirenti e venditori di cambiare le rispettive posizioni in corso. Se gli acquirenti sono più motivati rispetto ai venditori, il prezzo salirà. Se i venditori sono più motivati rispetto agli acquirenti, il prezzo scenderà. Sia un aumento dei prezzi che un calo degli stessi potrebbe verificarsi su entrambi i volumi in aumento o in diminuzione.
Di conseguenza, ciò che gli analisti del mercato dell’oro dovrebbero fare è concentrarsi sui fattori che influenzano la motivazione a tenerlo.
Questo in genere significa concentrarsi su fattori macro-economici come i tassi reali di interesse, gli “spread” creditizi, la curva dei rendimenti, le aspettative di inflazione e la salute del settore bancario.
Stranamente, gli orsi d’oro spesso riescono meglio in questo (tipo di analisi) rispetto ai tori d’oro. Gli orsi d’oro attualmente non stanno interpretando correttamente il contesto economico (la maggior parte di loro crede erroneamente che una vera ripresa sia effettivamente in corso), ma almeno sono alla ricerca di indizi nei posti giusti.
Se si è rialzisti sull’oro si sta quasi certamente andando nella direzione giusta per i prossimi anni, a prescindere da quanto falsati possano essere i ragionamenti di fondo. Essere rialzisti per le giuste ragioni è importante solo quando il mercato toro di lungo termine sarà vicino alla sua fine.
Questo articolo è la traduzione di un commentario originariamente pubblicato da Steve Saville su www.speculative-investor.com il 23 ° febbraio 2014.
Fonte https://news.goldseek.com/SpeculativeInvestor/1393341240.php
Traduzione di Donato Massaro
4 risposte
Chissà quando smetterà quest’altalena di valuta di oro e argento e si decide una volta per tutte a salire salire, anche di un po’ per volta, senza tornare mai più giù….
Andrea, abbi fede.
Oro e argento stanno facendo appunto quello: salire poco alla volta.
Il punto critico per l’oro resta quello attorno ai 1350 $/oz. Ci è già arrivato vicino stamattina (1344 mi pare), per cui dov’è il problema?
Si alle 6.00 era 1344, poi è ridisceso, come pure l’argento. Quindi il tutto starebbe alla fine nel rompere i 1350 e non dovrebbe più scendere come avviene ora?Io dal canto mio sto continuando ad acquistare, mi rompe attendere l’eventuale ridiscesa, tanto a questo punto non credo si abbia più un nuovo minimo. In fin dei conti non sono un trader, per cui l’oscillazione giornaliera del prezzo di acquisto non conta molto. Ciò che conta è attendere la fine del ciclo, per cui vorrà dire che andrà bene lo stesso se si compra a 32 a 31 a33, come pure a 40 o anche oltre, considerando i prezzi di arrivo come discusso la volta scorsa.
Sai cos’è, uno cerca di comprare ai prezzi più bassi, magari acquisti oggi e poi vedi che c’è una risalita e allora dici che hai fatto bene ad acquistare prima, mentre domani ridiscende al di sotto del tuo prezzo di acquisto e allora dici che hai fatto male. Secondo me alla fine conviene acquistare e non vedere per un bel po’ di tempo come sta andando il grafico giornaliero, altrimenti diventa snervante.
I mercati sono strutture complesse che risentono di centinaia di fattori interni ed esterni, in altre parole: qualsiasi mercato è un evolversi e non un essere. I mercati sono dinamici e non statici.
Ciò significa che qualsiasi previsione, grafico, statistica oggi attendibile domani mattina può essere cestinata. Per esempio, basta che domani mattina all’apertura della borsa di Tokio, la banca centrale del Jappone dichiara di voler vendere una parte della sua riserva di oro e … l’oro prende una mazzata memorabile (essendo il Jappone fra i maggiori detentori di oro al mondo), il prezzo di un bene è dato dalla domanda e offerta.
L’oro e l’argento sono asset molto volatili e risentono maggiormente rispetto agli altri asset di tutti i fattori dei mercati: banche centrali, inflazione, deficit, dati macroeconomici, tassi d’interesse ect.
Ad oggi la tendenza per l’oro è al rialzo però tutto può succedere. Per avere ottimi risultati con l’oro ci vuole tempo, l’oro è una posizione long long. Per questo è sempre meglio diversificare gli investimenti, si potrebbe rimanere intrappolati per molto tempo con i propri risparmi in oro in una fase di stagnazione di questo ed in caso di bisopgno vendere a rimessa. Tanto che una posizione cauta, anche, nell’investimento in oro e argento è consigliabile.