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Aumento dei tassi: panico sui mercati?

Traduciamo e riproduciamo un intervento apparso on-line di Michael Pento,
Fondatore di Pento Portfolio Strategies

“La Fed ha recentemente espresso la sua ferma volonta’ di ridurre il suo programma di allentamento monetario (quantitative easing) durante i prossimi mesi. Cio’ costituirebbe il primo passo per un eventuale normalizzazione dei tassi d’interesse (i quali sono storicamente a livelli minimi di sempre).”

“Bernanke e gli altri membri del Board della Fed sostengono che la normalizzazione dei tassi d’interesse si verifichera’ contestualmente alla crescita del PIL e a una stabilizzazione dei mercati finanziari”.

“Tuttavia sembra che la Fed sia riuscita a ingannare solo se stessa sostenendo pubblicamente la propria determinazione a moderare il ritmo dell’allentamento monetario.”

“Gli operatori sui mercati sono gia’ terrorizzati da questo possibile evento. La minaccia della Fed di diminuire l’intensita’ del quantitative easing ha fatto schizzare i rendimenti dei titoli del Tesoro decennali, dall’1,6% (rendimento registrato il 2 giugno) al 2,23% (rendimento registrato il 12 giugno). Questo incremento percentuale nell’arco di una settimana di trading, ha fatto tremare gli operatori dei mercati obbligazionari di tutto il mondo”.

“Il messaggio e’ chiaro; un rialzo nei rendimenti si traduce immediatamente in un aumento vertiginoso del costo del servizio del debito statunitense, in quanto lo stock del debito e’ enorme.”

“I timori di una diminuzione dell’allentamento monetario negli USA si sono riflessi anche nei rendimenti dei titoli di stato europei e asiatici, i quali sono risultati tutti essere in aumento. Anche i mercati azionari ne hanno pagato le conseguenze. Il Mibtel, in Italia, ha perso il 10% del suo valore in un mese, il Nikkei addirittura il 20%”.

“Anche qui negli USA alcuni comparti industriali sensibili ai rialzi dei tassi ne hanno pagato le conseguenze. Il comparto azionario delle Utilities e’ in ribasso del 10% da maggio; grandi aziende attive nel comparto edile, come The Ryland Group o Toll Brothers, hanno perso a livello azionario qualcosa come il 19% del loro valore”.

“Le forti vendite (sell-off) nel comparto immobiliare stanno a indicare che i mercati temono il rialzo dei tassi di interesse che la riduzione del quantitative easing comporterebbe, anche se la Fed lasciasse invariati i tassi a livello centrale”.

“E’ evidente che i mercati, in quell’evenutalita’, opterebbero per vendite diffuse di azioni e obbligazioni. Con conseguenti scoppi incontrollati di bolle speculative”.

“La FED ha gonfiato gli assets finanziari con le sue politiche ultra-espansive e ora ne vediamo le conseguenze. Un aumento dei tassi di interesse negli USA esaspererebbe le tendenze recessive. Nessuna riforma e’ stata fatta in questi anni; e’ stato solamente immesso nel circuito finanziario un diluvio di denaro elettronico che ha prorogato un altro disastro. Il debito delle famiglie e’ pari all’80% del PIL alla fine del primo trimestre 2013”.

“Il debito delle famiglie e’ piu’ alto di ben due volte a partire dal 1971 (anno in cui Nixon vieto’ la convertibilita’ del dollaro in oro). Il disavanzo pubblico nel 2013 sara’ il piu’ esteso di sempre e il debito pubblico totale sara’ pari a 16.800 miliardi di dollari, ovvero il 105% del PIL. Il livello piu’ alto dal 1948 a oggi”.

“La FED e’ a conoscenza dei dati di cui sopra. Ma ha sempre disconosciuto i pericoli di un eventuale aumento del costo del denaro. Ha lasciato crescere indiscriminatamente le bolle sull’azionario e sull’obbligazionario (grazie ai tassi d’interesse al minimo di sempre); ora e’ terrorizzata dalla reazione che hanno avuto i mercati e delle possibili conseguenze di caos finanziario, nel caso di rialzo dei tassi d’interesse.”

“Le sorprese devono ancora arrivare. Bernanke e soci della FED impareranno in un lasso di tempo relativamente breve che essi stessi non sono piu’ in grado di controllare i tassi di interesse a lungo termine. La realta’ e’ che il livello totale di indebitamento (privato, pubblico, della bilancia commerciale) degli USA e’ talmente grande che un’impennata dei tassi sulla parte lunga della curva dei rendimenti e’ inevitabile”.

“Attendiamoci dunque, purtroppo, turbolenze senza precedenti sui mercati globali perche’ a me pare che questo scenario sia inevitabile. I metalli preziosi saranno gli unici assets a conservare il loro valore nel corso della prossima calamita’ economica. Il mercato secolare dell’oro e dell’argento e’ lungi dall’essere terminato”.

 

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Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
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Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

Una risposta

  1. Il ragionamento dovrebbe essere questo : se Bernanke non stampa + dollari , la borsa americana
    (drogata) crolla e trascina il $ al ribasso.

    Se Bernanke continua a stampare prima o poi l’inflazione arriva e spazza via tutto.

    In entrambe i casi l’oro è destinato a salire parecchio

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