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L’oro ha aperto la settimana a $1.736,90 e ha chiuso venerdi a $1.770,90. [/panel]
Questa settimana le decisioni della FED in tema di politica monetaria espansiva (varo del terzo Quantitative Easing potenzialmente di durata illimitata), hanno fatto da propellente alla corsa dell’oro, che ha rotto al rialzo l’importante resistenza a livello pivot (un livello molto utilizzato in analisi tecnica) posta a $1.755,00. Si apre la strada per uno sfondamento al rialzo della prossima resistenza a $ 1.791,00; superata questa, l’oro busserà alla porta dei $ 1.800,00 l’oncia. Il supporto a breve termine rimane $ 1.720,00.
Negli ultimi 30 giorni (dal 13 agosto), il platino è cresciuto del 20%, l’argento del 19,5% il palladio del 19% e l‘oro del 9,4%.
L’ondata di liquidità annunciata dalla FED ha fatto infiammare anche i prezzi di tutte le materie prime. Il petrolio venerdì e’ schizzato a $100,00 al barile a New York, complici anche le violenze sociali anti-americane scattate in tutto il Nord Africa e Medio -Oriente che potrebbero mettere in pericolo l’offerta mondiale di oro nero.
L’indice globale delle materie prime “Standard & Poor GSCI” è in rialzo dell’1% nella sola giornata di venerdì, a 692,62 punti, il massimo livello dal 4 aprile. L’indice ha guadagnato il 2,3% da inizio settimana ed è all’ottava settimana di rialzi consecutivi. Anche l’indice delle materie prime CCI (Continuos Commodities Index – indice comprendente 17 materie prime principali) segnala continui e repentini rialzi di tutto il complesso delle materie.
In un report interno, Commerzbank afferma che “le misure di salvataggio dell’Eurozona messe in atto dalla BCE e l’allentamento monetario della FED, faranno innalzare le tensioni inflazionistiche nel medio-lungo termine“.
Gli scioperi e le violenze in Sud Africa, nelle miniere e industrie estrattive di platino e oro, stanno facendo calare drammaticamente l’offerta di metalli preziosi, contribuendo a un loro rincaro. Le astensioni dal lavoro alla Anglo American Platinum, la più grande industria estrattiva al mondo di metalli preziosi (attiva in Sud Africa) ha contribuito ad accrescere le quotazioni del prezzo del platino.
La produzione di oro in Sud Africa è calata del 5% rispetto all’anno scorso confermando che il paese ha raggiunto il “Picco dell’oro” (peak gold). Gli scontri sociali hanno determinato un calo produttivo in tutto il SudAfrica: il merito di credito (credit rating) del paese è in procinto di essere tagliato (downgrade). La moneta nazionale, il Rand Sudafricano, in poche settimane, ha perso valore almeno contro 16 delle principali valute mondiali.
Anche i rischi geo-politici continuano a sostenere il prezzo dell’oro, bene rifugio per eccellenza. I recenti attacchi alle ambasciate statunitensi dello Yemen, dell’Egitto e della Libia (ucciso l’ambasciatore USA a Bengasi) confermano che il Medio-Oriente e il Nord Africa rimangono tuttora focolai di possibili destabilizzazioni politico-militari.
Sono state attaccate anche le ambasciate degli USA, UK e Germania in Sudan. Manifestazioni anti-americane sono registrate anche in Pakistan, Iran, Libano, ALgeria e Tunisia. Il Pentagono ha mosso due navi da guerra nello scacchiere del Mediterraneo.
Nella giornata di lunedì la quotazione dell’oro ha raggiunto il suo massimo di sempre contro l’Euro raggiungendo €1.360,00 per oncia superando così il precedente record segnato esattamente un anno fa, il 9 settembre 2011, quando raggiunse € 1.359,01 per oncia.
Le recenti decisioni della BCE (caratterizzate dalla volontà di procedere ad allentamenti monetari massicci) determineranno un ulteriore indebolimento dell’Euro contro i metalli preziosi e porranno le premesse per un innalzamento delle tensioni inflazionistiche nell’Eurozona.
Credit Suisse e Unicredit si sono allineati alle previsioni fatte da JP Morgan, Goldman, UBS e Bank of America, e hanno rivisto al rialzo le quotazioni dell’oro, che potrebbero toccare presto nuovi record. Unicredit vede l’oro apprezzarsi e arrivare a toccare i $1.900,00 l’oncia entro fine anno, mentre Credit Suisse pronostica un prezzo dell’oro a $ 1.850,00 entro 12 mesi.
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Fondo ESM e QE3
Attesissimo era il verdetto della Corte Costituzionale della Germania in merito al Meccanismo Europeo di Stabilità. I giudici costituzionali tedeschi hanno dato il via libera all’ESM (European Stability Mechanism), il Fondo Salva Stati permanente Europeo, che ha lo scopo di sostenere a livello finanziario i Paesi più in crisi dell’Eurozona. Si tratta però di un via libera soggetto a delle condizioni: i giudici tedeschi hanno stabilito che il contributo della Germania dovrà essere limitato a 190 miliardi (già destinati all’ESM).
Gli impegni di pagamento non dovranno superare i limiti senza l’approvazione del popolo tedesco (ovvero senza l’approvazione delle Camere dei Rappresentanti, Bundestag e Bundesrat). Il fondo ESM rimpiazzerà in modo definitivo il precedente fondo EFSF. Il fondo potrà contare su 500 miliardi di Euro di conferimento. I giudici tedeschi hanno anche stabilito la costitiuzionalità del Fiscal Compact.
La Commissione Europea, in settimana, ha presentato le proposte legislative per attribuire alla BCE poteri di supervisione su tutte le circa seimila banche dell’Eurozona a partire dal primo gennaio 2013. Si tratta del primo passo che condurrà verso la creazione di un’Unione Bancaria a livello europeo e di un unico meccanismo di sorveglianza finanziari dell’Eurozona.
La BCE potrà autorizzare o bloccare le attività degli istituti di credito dell’Eurozona, assicurare il rispetto sui requisiti di capitale o aumentare il capitale detenuto da alcuni istituti. Condurrà inoltre analisi (stress-tests) per verificare la tenuta sistemica delle banche dell’Eurozona. Se la proposta della Commissione sarà convertita in legge, essa costituirà un ulteriore passo verso la centralizzazione verticistica del potere monetario in Europa.
La Federal Reserve ha comunicato che espanderà il suo portafoglio a lungo termine con l’acquisto sul mercato aperto di $ 40 miliardi al mese (senza limiti temporali) di obbligazioni legate ai mutui immobiliari, nel tentativo di stimolare la crescita e ridurre la disoccupazione.
I membri del FOMC, il braccio operativo della Banca Centrale degli Stati Uniti a cui sono delegate le decisioni di politica monetaria, hanno diramato un comunicato nel quale si sostiene che “se lo scenario per il mercato del lavoro non migliora in modo sostanziale, la Fed continuerà l’acquisto di MBS (Mortgage Backed Securities – obbligazioni strutturate, ovvero cartolarizzazioni di mutui immobiliari). La Fed potrà prendere ulteriori decisioni di acquisti di assets finanziari e utilizzerà tutti gli strumenti di politica monetaria appropriati”.
Il FOMC conferma la propria politica di tassi a breve (Fed Funds) vicino a zero (ZIRP – Zero Interest Rate Policy) almeno fino a metà del 2015. La FEDritine che una posizione accomodante di politica monetaria dovrà essere protratta per lunghi periodi temporali, fino al rafforzamento definitivo della ripresa economica.
Questo è il terzo round di allentamenti monetari varati dall’inizio della crisi, nel 2007.
Il primo quantitative easing, denominato LSAP (Large Scale Asset Purchase iniziato a novembre 2008 si è concluso i primi mesi del 2010, per un importo di titoli acquistati pari a 1.700 miliardi di dollari.
La seconda tranche (denominata Operation Twist è iniziata a novembre 2010 e terminata a metà 2011, ha riguardato l’acquisto di 600 miliardi di titoli.
Totale complessivo delle due operazioni: 2.300 miliardi di dollari.
Con riferimento all’Operation Twist, anch’essa avvenuta in due tranche, la Fed ha venduto titoli a breve termine (scadenza massima 3 anni) e acquistato titoli a lungo termine (scadenza da 6 a 30 anni) per 400 miliardi di dollari tra settembre 2011 e giugno 2012 e per 267 miliardi di dollari tra luglio e dicembre 2012 (l’operazione è ancora in corso).
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Il processo di rimonetizzazione dell’Oro: metallo giallo in cambio di petrolio
I flussi di importazioni di oro da parte della Turchia hanno toccato un nuovo record il mese scorso con 11,3 tonnellate metriche di metallo giallo importato. Anche l’import di argento ha toccato un nuovo record: 6,7 tonnellate metriche. L’oro importato dalla Turchia ha una destinazione finale precisa: l’Iran.
L’Iran è soggetto a un duro embargo parziale varato dall’ONU, dalla UE, dagli USA, UK e Canada; regime sanzionatorio emanato per contrastare il controverso programma nucleare iraniano. Detto regime di embargo ha provocato un forte rallentamento delle dinamiche interne produttive iraniane con inevitabili riflessi negativi sulla moneta nazionale, il Rial, che sta subendo una forte svalutazione rispetto alle altre monete mondiali.
La Turchia sta pagando le importazioni di petrolio e gas naturale di provenienza dall’Iran, contro corresponsione di oro. L’oro è utilizzato come forma di pagamento per l’import di materie prime energetiche.
In Iran le masse popolari sono incoraggiate dalle Autorità Statali a comperare grandi quantità di oro da investimento per proteggere i propri risparmi dall’inflazione e dalla svalutazione della moneta iraniana, il Rial. Nei primi sette mesi dell’anno la Turchia ha esportato circa $ 8,9 miliardi in oro e metalli preziosi. Nella prima metà dell’anno, sono stati esportati solo in Iran $ 3,2 miliardi in oro.
L’Iran ha acquistato nel secondo trimestre 2012, circa $ 4,8 miliardi di oro, in aumento rispetto a $ 1 miliardo di acquisti del solo primo trimestre. L’Iran sta inoltre eludendo le sanzioni imposte dall’Occidente vendendo materie prime in cambio del metallo giallo.
Questa politica è sostenuta anche dalla Banca Centrale Iraniana che sta tentando di creare una “economia di resistenza” per sfuggire alle condizioni sanzionatorie Occidentali. Sia la gente comune che le aziende, nonché le banche, stanno acquistando oro come protezione dalla svalutazione indotta dalle speculazioni internazionali contro il Rial Iraniano. E’ un trend che è destinato a intensificarsi, complici anche le tensioni politiche tra l’Iran e lo Stato di Israele.