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Le quotazioni dell’oro hanno aperto la settimana a 1.598,00 $, raggiungendo un picco a metà settimana di 1.623,00 e chiudendo a 1581,00 $.[/panel]
I fondamentali rialzisti sul metallo giallo non sono variati. Il rischio di diffusione della crisi economica-finanziaria fa premio sulla qualita’ di asset rifugio dell’oro. Il grado di pressione ribassista notato nel mese di giugno, verso i 1.550 $ l’oncia, sembra essersi attenuato. La ripresa delle quotazioni oltre 1.650 $ l’oncia potrebbe generare la prossima struttura rialzista di lungo periodo, con primo target a 1.900 $ – 2.000 $ l’oncia.
Tassi di interesse reali negativi continuano a penalizzare i risparmiatori, soprattutto quelli a reddito fisso. Diviene sempre più necessario diversificare il proprio portafoglio investendo in oro fisico e relativi assets finanziari.
Le quotazioni dell’oro sono sostenute dalla continua, solida e robusta domanda proveniente da fondi ETF e dalle Banche Centrali (le quali da anni stanno attuando un’impetuosa politica di diversificazione delle proprie riserve, aumentando quelle espresse in lingotti d’oro).
Tendiamo a evitare facili predizioni circa le future quotazioni, in quanto il futuro è largamente inconoscibile: esistono molti fattori variabili imprevedibili che possono condurre il mercato piu’ in alto o piu’ in basso.
E’ tuttavia nostra precisa convinzione (sostenuta dallo studio della storia universale monetaria) che nel medio-lungo periodo tutte le valute “fiat” (varate per decreto da Banche Centrali, Governi e non convertibili in oro fisico) si deprezzano e svalutano nei confronti dell’Oro fisico.
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Gli avvenimenti piu’ importanti della settimana appena trascorsa
Questa settimana, l’attenzione degli operatori finanziari si è concentrata sulle mosse di politica monetaria da parte della BCE. Il Consiglio Direttivo ha deciso di abbassare il tasso di riferimento principale di 25 punti base, portandolo al minimo storico di 0,75% (tentando di alimentare la fiducia, sostenendo le attività di prestito e di conseguenza la crescita dell’Eurozona).
La decisione era scontata dagli investitori. Più importante l’abbassamento praticato sul tasso di deposito presso la BCE (tasso overnight) che è stato ridotto a zero. E’ una mossa importante quest’ultima, in quanto la BCE ha deciso di incentivare il sistema finanziario a immettere di nuovo liquidità nel sistema economico, scoraggiando le banche a depositare valuta presso la stessa BCE.
Quest’ ultima ha chiuso (per ora) ogni possibilità a una terza fase di misure non convenzionali (allentamento monetario nelle forme LTRO – Operazioni di Rifinanziamento di Lungo Termine). I mercati finanziari hanno reagito male alla mancata estensione LTRO; le Borse sono scivolate in territorio negativo e gli spread tra Bund Tedeschi e titoli di Stato Italiani hanno ricominciato a correre sino ad arrivare a un differenziale di 470 punti base; peggio hanno fatto i Bonos spagnoli, arrivati a toccare un differenziale di 560 punti base dai Bund tedeschi.
Appare sempre più evidente che, in assenza di un ulteriore allentamento monetario da parte dell’Eurotower, le decisioni prese venerdì 29 giugno dall’Eurogruppo sullo scudo anti-spread per i paese periferici, non riusciranno a concretizzarsi nell’obiettivo di abbassare i differenziali di rendimento tra i titoli tedeschi e quelli italiani e spagnoli.
Anche la Banca Centrale Cinese ha deciso un nuovo taglio dei tassi di interesse, il secondo nell’arco di un mese, portandolo al 6%. La Banca Centrale d’Inghilterra, ha deciso in settimana di aumentare il suo programma di acquisto di titoli di Stato e finanziari (nuova fase di allentamento monetario).
La BOE acquisterà altri 50 miliardi di sterline, aumentando il totale dei suoi acquisti di bonds a 375 miliardi di sterline, dall’inizio della crisi nel 2008. Le Banche Centrali confermano le loro politiche espansive e di abbassamento dei tassi di riferimento; i fondamentali per l’oro pertanto rimangono solidi.
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Lo scandalo della manipolazione dei tassi interbancari
I mercati finanziari sono stati scossi questa settimana da un nuovo scandalo: la manipolazione dei tassi interbancari praticata da alcuni noti colossi finanziari, a discapito di famiglie, risparmiatori, imprese e governi.
In base al dossier redatto dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission – l’Ente regolatore dei contratti futures negli USA), il tasso più manipolato è stato l’Euribor. Si tratta forse del più grande scandalo finanziario del secolo. Decine di banche sono sospettate di aver manipolato i tassi di prestito interbancari, al fine di nascondere le loro difficoltà finanziarie e per garantirsi profitti in modo illegale (tramite l’uso di strumenti finanziari derivati).
Il meccanismo messo in atto prevedeva una manipolazione del fixing del LIBOR e dell’EURIBOR. Il tasso LIBOR è un indicatore di offerta e domanda di fondi a breve termine, ma è anche utilizzato come base di calcolo per strumenti derivati come i CDS (Credit Default Swap). Al Libor sono legati 350.000 miliardi di dollari di derivati sui tassi e 10.000 miliardi di prestiti (mutui); all’Euribor (oltre a un gigantesco ammontare per i mutui) sono legati contratti derivati per un ammontare di 220.000 miliardi.
Le indagini sono solo all’inizio.
Potrebbe questo scandalo fare deflagrare la bolla dei derivati?
Non siamo in grado di affermarlo. Sappiamo che la bolla è composta da 600.000 miliardi di dollari di ammontare complessivo (pari a 10 volte il PIL mondiale); se scoppiasse, le Banche Centrali mondiali dovrebbero coordinare a livello planetario politiche ultra espansive in grado di arginare l’effetto contagio che farebbe collassare l’intero sistema finanziario: queste manovre avrebbero come conseguenza un ulteriore drammatico svilimento di tutte le valute mondiali.
L’investitore accorto e prudente farebbe bene a prevedere un simile scenario (più reale che ipotetico), diversificando il proprio portafoglio (la diversificazione dovrebbe essere valutata tenendo conto del proprio profilo di rischio finanziario).
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Dati statistici delle vendite di monete d’oro – Zecca degli USA –
La domanda di monete d’oro e lingotti è in flessione nel primo semestre 2012 (rispetto agli altissimi livelli di richiesta visti nell’ultimo trimestre 2011). Comunque, i dati della Zecca di Stato degli USA e altri istituti poligrafici mostrano che la domanda rimane robusta e si sta consolidando.
Il Dr. Constantin Gurdgiev, un analista indipendente, ha esaminato i dati della Zecca USA inerenti il primo semestre 2012.Dall’analisi statistica di Gurdgiev, emerge che il risparmiatore di livello medio, preferisce investire in monete d’oro rispetto ai lingotti.
Ciò è dovuto al fatto che:
1. le monete d’oro sono acquistate da piccoli investitori che usualmente le tengono presso di sé per periodi medio-lunghi e le preferiscono ai lingotti in quanto meno ingombranti; soprattutto in relazione al fatto che sono facili da stoccare e sono più comode da acquistare. I lingotti sono preferiti dagli investitori istituzionali e dai grandi risparmiatori;
2. le monete d’oro sono spesso utilizzate per tramandare le proprie sostanze a livello inter-generazionale.
Spesso, le quotazioni ufficiali dell’oro non rispecchiano le quotazioni delle monete; queste ultime, in effetti, sono sempre superiori rispetto alle quotazioni dell’oro.
A giugno del 2012 la Zecca degli Stati Uniti ha venduto 54.500 once d’oro in monete, in rialzo rispetto alle 53.000 once di Maggio. Il totale delle once d’oro in monete nel primo semestre 2012 è in flessione del 43% rispetto al primo semestre del 2011, in flessione del 49,8% rispetto al primo semestre 2010 e in flessione del 50,3% rispetto al primo semestre 2009.
Calo drammatico? Assolutamente no.
Leggendo i dati con una prospettiva temporale medio-lunga; ci renderemmo conto che nel triennio 2009-2011 la domanda di monete d’oro coincise proprio con l’estremo rischio di collasso globale del mercato finanziario mondiale e relative turbolenze in campo economico.
Se prendiamo la media delle once vendute nel primo semestre 2012 dalla Zecca di Stato USA, ne ricaviamo i seguenti dati:
“nel primo semestre 2012 le vendite di monete d’oro hanno raggiunto le 338.000 once contro una media dei primi semestri degli anni 2000-2007 di sole 165.679 once; in flessione solo rispetto alla media del periodo 2008-2011 (a riprova del fatto che questo periodo è da considerarsi un’eccezione, mentre la media storica sul periodo 2000-2007 indica un rialzo nel 2012).
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I Reports del World Gold Council
L’Istituto World Gold Council ha emesso due report che sintetizziamo come segue.
Nel primo report è stato analizzato l’oro come asset strategico di lungo termine per gli investitori dell’Eurozona. Dai dati riportati, l’oro si manifesta investimento decisivo per conservare ricchezza nel lungo periodo e un utile strumento per proteggere il capitale dall’inflazione.
Anche se alcuni investitori di lungo periodo non hanno mai preso in considerazione l’oro come investimento, il WGC esamina diversi “portafogli” e dai dati appare evidente e significativo il fatto che la presenza di un asset come l’oro, rafforza e diversifica la gestione di portafoglio, perché l’oro ha una correlazione inversa rispetto alle altre classi di assets finanziari.
Il WGC avverte che l’esatta allocazione di oro dipende dalle necessità e dalla propensione al rischio del singolo investitore/risparmiatore.
Nell’altro report, il WGC analizza le performances dell’oro durante i periodi di tensioni inflazionistiche e deflazionistiche. L’oro, materia prima non deperibile e con un’offerta storicamente limitata e rigida, è relativamente immune all’inflazione e alle crisi finanziarie.
In genere, periodi di tassi d’interesse reali negativi sostengono la domanda di oro; così come periodi di debolezza della valuta americana sostengono le quotazioni del metallo giallo. Il report conclude con la constatazione che l’oro sovraperforma nei periodi di alta inflazione, quando il dollaro americano è debole e in presenza di elevati livelli di stress finanziario.
Riveste un ruolo di “assicurazione contro il rischio” in portafogli ben bilanciati. Ci sono stati molti periodi inflazionistici nella storia, i periodi deflazionistici sono rari. Nonostante ciò, il report suggerisce che anche in tempi deflazionistici la domanda d’oro come bene rifugio e di conservazione di valore rimane solida; perfino quando la domanda globale per materie prime industriali cala, quella dell’oro rimane robusta.
2 risposte
Utilissimo articolo…
Aspetterò con ansia il prossimo fine settimana per leggere il prossimo.
Grazie, siete magnifici date sempre informazioni precise ed utili. vi linko sempre