ricchezza nel tempo

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Dieci anni di crisi: ecco come il contante ammuffisce nel salvadanaio

Unimpresa è un’associazione costituita da più di 100.000 micro, piccole e medie imprese operanti sul territorio nazionale.

Mossa dall’obiettivo di supportare il processo di crescita e sviluppo delle PMI, tra i prodotti e servizi che fornisce vi sono dei resoconti periodici che monitorano l’andamento e la salute dell’economia vista con gli occhi dei suoi rappresentati.

In questo articolo daremo maggiore visibilità ad una notizia riguardante lo stato dei depositi bancari italiani che, nei pochi rotocalchi su cui è apparsa, ha meritato non più di uno striminzito trafiletto.

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A tenere banco in questi ultimi giorni, nelle redazioni delle testate giornalistiche e dei canali d’informazione televisiva di mezza Italia, è stata ancora una volta l’annosa questione: il Paese è in ripresa o no?

A 10 anni esatti dallo scoppio della crisi nel Bel Paese – il 9 agosto 2007 venivano infatti congelati i fondi di Bnp Paribas – è sembrato giusto azzardare una risposta a questo scomodo interrogativo, o quantomeno un abbozzo, per esorcizzare il nefasto anniversario.

Perché sì, …la ripresa c’è, è persistente e pervasiva… titola Il Sole 24 Ore.

Suvvia, una crisi non può durare per sempre, vi deve essere un punto di svolta e, perché no?, quel punto di svolta potremmo già averlo passato: la vita è finalmente ricominciata, si può tornare ad avere fiducia in quel futuro così roseo e gravido di progetti e così malamente interrotto in quel malaugurato agosto di un decennio fa.

Sebbene la speranza sia l’ultima a morire e, per carità, ogni essere umano ha diritto di sognare un futuro più ridente ed essere giustamente impaziente di viverlo, i piedi, ahi noi, è bene farli rimanere piantati a terra.

E ad ancorarli al suolo, tra queste fiammate di ottimismo, ci pensa proprio l’ultimo rapporto pubblicato dal Centro studi Unimpresa, che, per dirla simpaticamente, è stato impietoso.

La situazione fotografata dagli ultimi studi di settore dell’associazione è stata molto sinteticamente descritta dal suo vicepresidente, Maria Concetta Cammarata, come segue:

I dati mostrano che le disponibilità finanziarie delle aziende e delle famiglie italiane sono congelate.

I cittadini accumulano per paura di affrontare nuove tasse, mentre le imprese non investono per sfiducia nel futuro.

Dal rapporto, infatti, risulta che le famiglie invece di spendere ciò che guadagnano, aumentando i consumi, lo accumulano sul conto corrente, al punto che, nel giro di un solo anno, i depositi sono cresciuti del 2,83%.

Se il numero può sembrare ridicolo, ci pensa sempre il rapporto a tradurlo in soldoni: quell’insignificante +2,83% equivale a 26 miliardi di euro in più lasciati dagli italiani nei loro salvadanai, rispetto allo scorso anno (da 919,1 a 945,1 miliardi di euro).

La solfa è sempre la stessa anche per le imprese: se quelle familiari hanno rimpinguato i loro conti correnti risparmiando 3,9 miliardi in più dell’anno scorso (+7,56%), il dato delle aziende propriamente dette, quelle di dimensioni maggiori che più di tutte dovrebbero trainare l’economia, è ancora più allarmante: negli ultimi 12 mesi hanno rinunciato ad investire – e cioè spendere – ben 21,2 miliardi di euro (+9,23%) in più rispetto al 2015/16.

Non solo, i depositi vincolati di breve termine (con vincolo inferiore ai 2 anni) sono diminuiti del 21%.

Qual è l’interpretazione più logica di questi dati?

Che le persone, sia fisiche che giuridiche, preferiscono accumulare contante invece di farlo fruttare.

Che la propensione al consumo e la velocità di moneta, nei fatti, sono in forte calo; e lo sono per svariati motivi che hanno come denominatore comune un solo fattore che può assumere diversi nomi: paura, sfiducia, incertezza.

Questo sentimento negativo è alimentato da un numero sempre crescente di cause: dallo spettro di nuove tasse, all’inasprimento di confronti politici e militari su scala internazionale; dalla sfiducia nella pubblica sicurezza, alle ripercussioni che le sanzioni economiche stanno avendo sugli apparati industriali europei.

Dall’instabilità politica data dalla folle corsa verso le prossime elezioni politiche italiane, alla fine della politica ultra-accomodante ed inflazionistica dei tassi nominali prossimi o uguali allo zero, chiudendo con l’ormai dimenticato fronte dei salvataggi bancari (il chiodo MPS è sempre lì con gli stessi problemi, ma tutto tace).

Il clima di sfiducia generale che pervade l’economia reale è ancora lì, come una cappa d’afa in un immobile pomeriggio d’agosto.

Le notizie basate sulle rilevazioni del PIL italiano, per cui ci si infervora al solo decimo di punto in più a trimestre, sono confezionate solo per chi ancora considera attendibili le formule utilizzate per ottenere questo tipo di indicatore.

La realtà dei fatti, invece, indica che la corsa alla liquidità di tutti i soggetti analizzati nel rapporto, così come il loro sfuggire agli obblighi dei depositi vincolati a breve termine, è sintomo di un periodo molto delicato, in cui, come si legge fra le pagine de Il Tempo, sarebbe bene che i risparmiatori stessero ‘con gli occhi aperti‘.

Una raccomandazione che lascia il tempo che trova.

Stare con gli occhi aperti, senza intraprendere alcuna azione a protezione del proprio patrimonio, è come aspettare il treno stando in piedi in mezzo ai binari.

Per quanto tu lo possa guardare intensamente, il treno, riuscirai a prenderlo, ma finché non ti togli da lì in mezzo, sta pur certo che lo farai in modi che avresti desiderato evitare. [prenderlo in pieno, se non fosse chiaro ndr]

Se poi la protezione consiste nella liquidazione sistematica sul conto corrente allora dal frigo cadiamo direttamente nella brace, senza passare dalla padella.

Come da tempo ripetiamo su questo blog, sono troppi i rischi che si corrono con questa pratica: rischio di confisca, di svalutazione, di deprezzamento per inflazione, di razionamento, di bail-in bancario.

E queste sono solo voci di un elenco non esaustivo, collegato alla strategia dell’ammuffimento su c/c.

In proposito, la piramide di Exter, vecchia conoscenza di questo blog, potrebbe essere d’aiuto nell’identificare il prossimo passo che tutta questa liquidità, improvvisamente sorretta da immensa fiducia, sarà destinata a compiere.

Ed è di sole tre lettere

Per comprare oro e argento fisico dai rivenditori più sicuri al mondo ed ai prezzi più bassi sul mercato e per capire come conservarlo nel modo giusto e sottrarti al rischio di confisca, guarda ora il videoseminario che scarichi da questa pagina.

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9 risposte

  1. Il prossimo passo che si sta già compiendo è l’acquisto di criptovalute. Non sarà un bene rifugio, ma intanto sta sostituendo l’oro nei sogni e negli acquisti degli investitori. Forse bisogna aggiornare la vetesta piramide di Ester.

    1. …Ma, in quanto a criptovalute ho sempre quel sassolino nella scarpa che mi fa pensare che qualche mattina mi sveglio e mi trovo con le sole mutande che indosso.

      Un saluto cordiale.

  2. Et voila. Altro giro, altra corsa. Salghino signori. Solito obiettivo: 1300 dollari. Ci prendono per i fondelli, vi rendete conto?

    1. Cara Cristina, siccome nei tuoi commenti non c’è mai (sottolineo MAI) nulla di utile o costruttivo, da questo momento il tuo account sarà bannato e non potrai più postare commenti.

      Ti consiglio di creare un nuovo account fake e crearti una nuova fama sotto altre spoglie. E in quel caso, considera di scrivere critiche utili su cui aiutarci per davvero a ragionare e a generare valore per il blog, o altrimenti tornerai ad essere bannata anche sotto nuove spoglie.

      Buona vita.
      Da oggi la nostra Cristina si spegne qui.

  3. Ciao,
    potresti per favore dirmi se posso investire in oro fisico con un capitale disponibile di 1.000 euro?

    Grazie mille per la risposta.
    Saluti,
    Gabriele

    1. Certo che puoi. Comprando monete da investimento come la sterlina e il marengo.
      Guarda fino in fondo il nostro videoseminario gratuito per maggiori dettagli.

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