L’occidente sanziona e la Russia compra.
L’occidente minaccia e la Russia si arma.
L’occidente va in riserva e la Russia fa riserva. La Russia e non solo…
Il Cremlino ha annunciato un nuovo aumento delle proprie detenzioni auree, che porterà il totale delle riserve russe a livelli massimi, puntando verso la soglia dei 500 miliardi di dollari.
500 miliardi di dollari nei propri forzieri contro i 356,5 di fine maggio, di cui, 46,8 di metallo prezioso.
Rifornimenti che, così dicono ufficialmente, serviranno per fronteggiare la fuoriuscita di capitale che avverrà nel prossimo biennio.
Non solo: maggiori quantità di riserve in oro permetterebbero di contrastare eventuali effetti negativi dovuti al rafforzamento del rublo sulla piazza finanziaria (industria ed export), di contrastare difficoltà dettate dal possibile incremento del tasso di disoccupazione e, di conseguenza, di contrastare anche l’impatto negativo ch’esso potrebbe sortire su consumi e produzione interna.
500 miliardi di riserve, rispetto alle quali l’oro occupa sempre più una parte di spicco (poco meno del 12,5%).
500 miliardi di dollari (perché ancora in dollari si valutano) che diventano l’emblema di un oriente che guarda avanti, che forse non riuscirà a contrastare la forza del predominio statunitense ma che, di per certo, metterà alle strette la consistenza della supremazia Usa.
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L’occidente sanziona e la Russia compra
Un binomio che preso parallelamente fa sorridere: da un lato la smania del denaro, dall’altro la pretesa di riserve.
Chi dice che l’oro è morto, forse non ha compreso il peso della sua consistenza in una realtà economica ormai smaterializzata.
L’occidente minaccia e la Russia si arma, non solo in termini di mezzi cingolati, ma di beni che rappresentano l’antitesi del derivato e del prodotto strutturato, l’antitesi di un contratto finanziario scritto sulla carta e senza consistenza di fondo, l’antitesi tra chi, Usa, guarda alla Russia annunciandone l’imminente fallimento, e chi, Russia, non si espone di fronte a coloro che otto anni fa hanno posto le basi per la fine della stabilità finanziaria mondiale.
L’occidente va in riserva e la Russia fa riserva, il primo nutrendo un debito già obeso, la seconda riempiendo tacitamente il sottosuolo delle proprie banche con il bene rifugio più vecchio del mondo.
La finanza procede, ma qualcuno, l’oriente, sembra tornare indietro.
La tecnologia trova nuovi materiali di prestigio cui far riferimento, ma l’oro, sul mercato, è sempre l’oro.
Un riattaccamento alle origini forse, una necessità di riacquistare un senso di concretezza e di valore intrinseco nell’era del cartaceo senza peso.
Il mercato manipola, gli Usa svalutano, la Russia acquista oro. E non solo lei.
Qualcosa, seppur in sordina, sta cambiando.
3 risposte
Grazie Lady Gold. Chiunque tu sia 🙂
ps. un giorno ci svelerai il tuo nome?
Resta, comunque, una domanda fondamentale, senza una convincente risposta: possibile che gli USA siano così fessi?
Nicola non credo si tratti di essere fessi.
Credo piuttosto si tratti di essere un paese in decadenza.