Questa settimana di trading l’oro ha rotto al ribasso l’importante supporto posto in area $1.170,00.
Il mercato “orso” (downtrend) del metallo giallo, rimane strutturalmente in essere, nonostante si approssimi al termine del suo mini-ciclo ribassista quadriennale, iniziato a settembre 2011 (grafico sotto).
Come avevo gia’ segnalato nel Barometro del 18 aprile, le quotazioni dell’oro tendono a rimanere piuttosto stabili nei primi mesi dell’anno, per poi premere sull’acceleratore da settembre a dicembre.
Quindi: mi aspetto una fuoriuscita dal minimo quadriennale proprio a partire da settembre 2015.
Dai un’occhiata al grafico qui sotto, inerente le quotazioni stagionali dell’oro a livello mensile, su base trentennale.
Come potrai notare, statisticamente, le quotazioni del metallo giallo toccano un picco a meta’ maggio, successivamente ripiombano al ribasso a meta’ giugno (come sta accadendo ora).
La prossima settimana si avvia proprio a essere quella di meta’ mese; pertanto, non escludo una rottura al ribasso del supporto a $1.150,00.
E’ ovvio che, anche se i dati e i grafici si basano su medie statistiche stagionali trentennali, si possono riscontrare deviazioni ai trends storici precedenti; quindi non si puo’ escludere, a priori, un’inversione di trend rialzista a partire dalla giornata di trading di lunedi’ prossimo.
Cerchiamo di approfondire lo studio dei cicli storici ribassisti (mercato “orso”) dell’oro, per cercare conferma alla mia tesi (che il metallo giallo possa fuoriuscire dai minimi quadriennali entro qualche mese).
Osserviamo il grafico qui sotto, che prende in considerazione i cicli ribassisti del metallo giallo (il grafico non prende in considerazione i cicli ribassisti estremi, ovvero quello di 7 anni che prese avvio nel 1987 e termino’ nel 1993 e quello “distruttivo” per estrema intensita’, durato dal 1980 al 1982.
La media temporale di ben 6 (sei) cicli ribassisti dell’oro e’ di circa 4 anni.
Se i cicli storici tenderanno a ripetersi, l’attuale ciclo ribassista, quindi, dovrebbe terminare esattamente nel 2015, essendo iniziato nel 2011.
L’oro ha un rapporto di correlazione inversa con il dollaro americano.
E’ pertanto necessario, relazionare l’analisi dei cicli ribassisti dell’oro con i cicli rialzisti del biglietto verde, per tentare di prevederne i trends.
Analizziamo i trends rialzisti (toro) del dollaro americano (grafico sotto).
Il primo ciclo toro del biglietto verde e’ iniziato nel 1978 e terminato nel 1985 (circa 8 anni).
Il dollaro fuoriusciva da un ciclo ultradecennale di alta inflazione, lentamente, proprio a iniziare dal 1978 (per converso l’oro terminava nel 1980 il suo ciclo rialzista iniziato nel 1971); il successivo mercato toro aveva inizio nel 1992, al termine della Guerra Fredda che vedeva il collasso dell’URSS e l’inizio del “momento unipolare” da parte degli USA.
Il ciclo terminava nel 2001, con gli attentati dell’11 settembre, ma il dollaro aveva cominciato a declinare gia’ un anno prima, nel 2000, a causa dello scoppio della bolla azionaria sui tre principali indici azionari americani, bolla gonfiatasi proprio a partire dal 1992.
Durata del ciclo: circa 10 anni.
L’ultimo e attuale ciclo “toro” e’ iniziato a ottobre nel 2008; questo sara’ il piu’ breve mercato rialzista del dollaro, e terminera’ verso la fine del 2015.
Per quali motivi?
Molteplici.
Con le guerre perse in Iraq e Afghanistan, gli USA non sono piu’ considerati la potenza unipolare uscita vittoriosa dalla Guerra Fredda; la crisi finanziaria del 2007-2008 ha indebolito sia la sfera economica, che quella finanziaria, nonche’ quella politica e geopolitica degli Stati Uniti; le attuali bolle finanziarie sui mercati azionari e obbligazionari, durano da ben 7 anni (da marzo del 2009); in genere le bolle finanziarie durano cicli di 7 anni; pertanto, il 2015 si candida a essere l’anno dello scoppio delle bolle a stelle e strisce.
La pretesa da parte della classe dirigente politica, finanziaria e militare statunitense di poter mantenere un elevato livello e tenore di vita senza creare ricchezza economica sufficiente sta per finire miseramente.
Le speranze “messianiche” di esportare il sistema democratico rappresentativo in tutto il mondo sono ugualmente terminate con un fallimento.
Gli USA potranno rimanere una potenza economica ma ridimensionata, sia economicamente che finanziariamente: non saranno piu’ la potenza egemone, ne’ tanto meno l’unica potenza dominante, cosi’ come l’abbiamo conosciuta.
Gli Stati Uniti, dovranno fare i conti con la riduzione del loro ruolo internazionale e la loro capacita’ di influenza delle dinamiche globali, sara’ messa in discussione da nuovi attori geopolitici e geofinanziari, come i BRICS.
L’era del dollaro americano valuta di riserva mondiale sta per giungere al termine anche se, parafrasando la frase finale di una memorabile poesia di Thomas Stearns Eliot (“The Hollow Men”, ovvero “Gli Uomini Vuoti”), il dominio del dollaro americano finira’ “non gia’con uno schianto, ma con un lamento”.
Ovvero: non credo che il dominio del dollaro terminera’ l’anno prossimo, ma in un lasso temporale piu’ vasto, che potrebbe coincidere con il 2020, oppure il 2025 (in genere le valute di riserva durano, come lasso temporale massimo, 105 anni).
Ci attende, qundi, un’era dominata dal duopolio valutario Dollaro Americano/Yuan Cinese: poi, la valuta del Paese del Dragone, prendera’ il sopravvento sul biglietto verde, instaurando in modo definitivo, il monopolio del Renminbi.
Esaminiamo l’andamento dell’economia reale statunitense.
Prova a dare un’occhiata al grafico sotto.
La linea verde indica l’andamento dello Dollar Index, quella rossa indica l’andamento dell’economia reale (dati macroeconomici).
Come puoi notare, da agosto 2014, le quotazioni del Dollar Index cominciano a divergere in modo manifesto dall’economia reale: il valore del dollaro “sale”, l’economia reale cola a picco.
Questa divergenza tra valore della valuta USA e andamento dell’economia reale, non potra’ durare a lungo; il processo di inversione ribassista del dollaro americano non tardera’ a manifestarsi, perche’ la valuta necessariamente, deve riflettere l’andamento dell’economia reale; il dollaro americano in questo frangente storico e’ eccessivamente sopravvalutato rispetto all’andamento della sfera economica.
A maggior riprova di quanto affermato, osserviamo l’andamento dell’indice Dow Jones Transportation (indice settoriale del settore “trasporti” – grafico sotto).
Il Dow Jones Transportation deve essere, in modo continuativo, costantemente monitorato dagli analisti tecnici, in quanto riflette l’esatto andamento dell’economia statunitense.
I prodotti dell’industria manifatturiera USA, devono essere venduti per entrare nel circolo economico, ma soprattutto devono essere trasportati: se l’indice settoriale dei trasporti declina, la causa va ricercata nella contrazione delle vendite (e quindi dei consumi), dell’economia USA.
Come potrai notare dal grafico, il Dow Transportation si trova in una fase di declino ribassista semestrale.
A livello personale, ritengo che, entro l’autunno del 2015, come ho gia’ scritto, la FED sia necessitata a varare un altro round di “espansione monetaria”, il QE4, nel disperato tentativo di rianimare l’economia americana e frenare un’eventuale implosione deflazionistica delle bolle finanziarie a stelle e strisce, che ha lei stessa ha creato e gonfiato in 7 anni, sia sul mercato azionario che su quello obbligazionario.