Nei mesi scorsi abbiamo affrontato la questione relativa al futuro declino estrattivo dei giacimenti aurei (picco dell’oro – “peak gold”).
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Ritorno sull’argomento perche’ le tendenze di lungo periodo – nonche’ diversi studi e ricerche dell’industria di settore – ci indicano che a partire da quest’anno vi sono alte probabilita’ che l’estrazione globale di oro e la conseguente offerta sia prossima a raggiungere il suo massimo storico per poi calare drasticamente nei prossimi decenni.
Le scoperte di nuovi giacimenti sono ai minimi degli ultimi decenni e, nonostante i budgets globali di esplorazione delle industrie minerarie sono storicamente elevati, e’ altrettanto vero che le diminuzioni di fondi destinati al comparto segnalano un calo eloquente nella volonta’ delle aziende di investire ulteriormente in Ricerca e Sviluppo.
Nel settembre 2014, in un’intervista ad Alasdair McLeod di Goldmoney, Charles Jeannes – amministratore delegato di Goldcorp, compagnia mineraria a piu’ alta capitalizzazione mondiale di mercato – riportava la seguente frase:
“Che si tratti di quest’anno oppure del prossimo, non credo che rivedremo la produzione aurea raggiungere i livelli raggiunti gli ultimi anni”.
Secondo uno studio riportato dalla Compagnia Mineraria “Newmont Mining”, esposto anche alla Conferenza della Goldman Sachs (Global Metals & Mining Conference) tenutasi a novembre dello scorso anno, il “picco dell’oro” dovrebbe essere stato raggiunto proprio nel 2014; dal 2015 quindi, l’attivita’ estrattiva di metallo giallo dovrebbe invertire rotta verso una lenta ma costante diminuzione.
Quindi: per la Goldcorp di Charles Jeannes il picco dell’oro sara’ raggiunto nel 2015; per Newmont Mining, il 2014 e’ stato l’anno del picco dell’oro (grafico sotto).
Un report emesso dalla Compagnia Mineraria africana Randgold Resources, quotata al Nasdaq di New York e al London Stock Exchange, segnala che i budgets delle aziende minerarie relativi alla Ricerca, Sviluppo ed Esplorazione hanno raggiunto i massimi nel 2012, per calare nel 2013 (grafico sotto).
I fondi destinati alla Ricerca, Sviluppo ed Esplorazione sono destinati a un rapido decremento dopo aver raggiunto i massimi nel triennio 2011-2013 (solo a causa delle alte quotazioni dell’oro nel 2011 e 2012 le compagnie minerarie hanno potuto destinare fondi a questo comparto), in quanto le scoperte di nuovi giacimenti sono in netto declino a partire dal 1995 (grafico sotto).
La grande incertezza dell’industria estrattiva aurifera e’ dovuta anche al fatto che non solo non si riescono a scoprire nuovi giacimenti ma come sottolineava due anni fa James Sokalsky di Barrick Gold Corporation, i nuovi giacimenti d’oro scoperti non hanno un significativo impatto estrattivo; difatti le miniere piu’ redditizie sono le cosiddette “super-giants” che hanno capacita’ estrattiva oltre le 20 milioni di once e gli ultimi giacimenti scoperti NON si avvicinano neppure lontanamente alla capacita’ estrattiva delle “super-giants”.
Pertanto l’industria estrattiva non e’ in grado di investire ulteriormente in esplorazione, sia per le quotazioni dell’oro al ribasso dell’ultimo biennio, che hanno ridotto drasticamente i margini di profitto delle societa’ del settore, sia per il fatto che non si riescono a scoprire giacimenti auriferi e quelli scoperti NON sono in grado di produrre oltre le 20 milioni di once; giacimenti con capacita’ estrattiva sotto le 20 milioni di once, non sono redditizi per l’industria del settore.
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CONCLUSIONE
Nonostante le aziende aurifere abbiano investito cospicui fondi nei budgets di esplorazione, l’attivita’ estrattiva e’ avviata verso un netto declino storico a causa della scarsa produttivita’ (e redditivita’) dei nuovi giacimenti scoperti.
Ci avviciniamo inesorabilemente al “picco dell’oro”; per Goldcorp il picco sara’ toccato quest’anno, per Newmont Mining lo abbiamo superato, avendolo toccato nel 2014.
I trends estrattivi stanno per virare verso il loro declino storico e l’offerta globale di metallo giallo tendera’ a diminuire drasticamente i prossi anni.
Una risposta
C’è da dire però che l’oro è interamente riciclabile, quindi anche se dovesse ridursi la sua estrazione, rimarrebbe sempre la stessa quantità attuale più quello che verrebbe recuperato dal sottosuolo in futuro.