In questi giorni diverse fonti hanno riportato che la Russia stia vendendo le sue riserve auree per “sostenere il rublo” ed evitare il suo declino sui mercati.
Piu’ precisamente, queste notizie sono state diffuse da Yahoo, Business Insider e ZeroHedge, nonche’ Market Update e da Bron Suchecki.
La conferma che la Russia NON sta vendendo il suo oro giunge dal suo Presidente, Vladimir Putin in persona.
L’intervista a Putin da parte di Vyacheslav Terekhov di Interfax, e’ riportata da Koos Jansen.
Non solo la Russia non vende le sue riserve auree ma le espande.
La Banca Centrale Russa (CRB) ha rivelato pubblicamente di aver acquisito ulteriori 18 tonnellate di oro a novembre, portando le riserve auree ufficiali a 1.188 tonnellate.
Alcuni siti economici (gia’ citati), dovrebbero documentarsi prima di diffondere certe informazioni.
Certo, la Russia sta vivendo una grave crisi valutaria. Ma non e’ a rischio default.
Il rapporto debito pubblico/PIL e’ uno dei piu’ bassi (13,41%). Gli Stati Uniti (per fare una comparazione) hanno un rapporto debito pubblico/PIL del 101,53% (dimenticavo: gli USA hanno il dollaro come valuta di riserva pertanto possono permettersi di scialacquare ricchezza e indebitarsi all’infinito…).
La bilancia commerciale della Russia e’ in attivo (dal 1997); la bilancia commerciale degli Stati Uniti e’ in passivo da 50 anni a questa parte (dimenticavo: gli USA hanno il dollaro come valuta di riserva e pertanto possono continuare a importare beni e servizi da tutto il pianeta in cambio di tanti bei biglietti verdi creati “dal nulla”…).
La Banca Centrale Russa possiede riserve valutarie per 418 miliardi di dollari.
Il punto debole della Federazione Russa e’ l’eccessiva dipendenza dalle esportazioni di idrocarburi.
Ma la Russia e’ una nazione con enormi risorse naturali; nel breve termine (ovvero anche per il 2015) il rublo potrebbe di nuovo subire ulteriori deprezzamenti.
Ma, a livello personale, non credo che la Russia dichiarera’ insolvenza come nel 1998.
Credo piuttosto che sia l’Occidente a doversi preoccupare per una insolvenza futura generalizzata, visti gli alti livelli di debito pubblico e privato contratti da oltre 50 anni a questa parte.