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L’oro ha aperto la settimana a $1.592,20 e ha chiuso a 1.609,30$.
Al Comex del New York, i contratti futures sull’oro per consegna aprile sono quotati a $1.608,70. [/panel]
Questa settimana l’oro ha violato al rialzo l’importante soglia psicologica posta a $1.600,00 inoltrandosi sino alla barriera dei $1.615,00, ritracciando nel fine settimana per prese di profitto.
Le proprieta’ del piu’ grande fondo ETF in oro, lo SPDR Gold Trust, hanno segnalato il primo incremento da febbraio a questa parte, segno che i partecipanti al mercato stanno riallocando i propri assets sul metallo giallo.
La Fed ha lasciato invariato il costo del denaro; il tasso sui Fed Funds resta in una forchetta compresa fra lo 0% e lo 0,25%. Il FOMC ha inoltre ribadito che manterra’ le misure di allentamento monetario, confermando il piano di acquisti da 85 miliardi di dollari al mese (di cui 45 in titoli di stato e 40 legati ai mutui immobiliari).
Il focus degli operatori si e’ concentrato sulla crisi d’insolvenza degli istituti finanziari ciprioti. Nella notte tra venerdi’ e sabato scorso, l’Eurogruppo (Ministri delle Finanze Europee), la Bce e il FMI (la troika), hanno imposto al Governo Sovrano di Cipro di varare un prelievo forzoso nei conti correnti dei ciprioti. In cambio la Troika aveva promesso di provvedere ad aiuti finanziari al sistema finanziario di Cipro per almeno 10 miliardi di Euro.
L’arrogante oligarchia bancaria che domina l’Europa, tramite la Troika, con la giustificazione di voler colpire i capitali russi che abbondano nel sistema finanziario a fiscalita’ privilegiata di Cipro, ha tentato di perpetrare una vera e propria rapina verso i risparmiatori ciprioti.
I fautori della bolla del debito globale tentano di mettere le mani nei portafogli di piccoli risparmiatori, pensionati e lavoratori per coprire i buchi creati con i loro azzardi nel casino’ finanziario globale.
La Troika autocratica dei non-eletti, costituitasi in una nuova forma di Governo Sovranazionale Elitario e non rappresentativo, impartendo questo diktat a un Governo Sovrano democraticamente eletto e rappresentativo del popolo cipriota, ha violato il principio della circolazione dei capitali previsti dagli articoli 56 e 60 del Trattato CE.
In effetti, le autorita’ cipriote sono state costrette a disporre la chiusura delle banche fino a martedi’ prossimo per evitare una fuga disordinata di capitali.
Cio’ che e’ accaduto a Cipro, nel contesto europeo, non ha alcun precedente storico: la Troika ha imposto la legalizzazione dell’esproprio, stravolgendo gli elementi fondamentali del diritto alla proprieta’ privata, della tutela del risparmio e del libero mercato.
Le banche cipriote erano esposte in obbligazioni greche. Il taglio e il riassetto obbligazionario dei bonds greci ha ridotto le banche di Cipro in stato d’insolvenza. A sua volta, il sistema finanziario franco-tedesco vanta crediti nei confronti di Cipro e del suo sistema bancario.
La Troika ha tentato di voler difendere gli interessi finanziari franco-tedeschi imponendo ai contribuenti ciprioti il “risanamento” forzato del proprio sistema bancario e statale.
Il Parlamento di Cipro, messo sotto pressione dalla piazza, in data mercoledi 20 marzo si e’ espresso contro il prelievo forzoso sui depositi bancari.
La vicenda di Cipro aumenta la sfiducia sull’Euro e sull’Europa; i piani di salvataggio dei propri disastrati sistemi finanziari si addossano ai cittadini contribuenti. Questo precedente dell’esproprio sui conti correnti, potrebbe essere esteso anche ad altri paesi del Sud Europa, i quali, in futuro, potrebbero sentirsi legittimati a colmare i buchi di bilancio dei propri sistemi finanziari depredando i depositi dei cittadini.
Si rischia di innescare una pericolosissima fuga di capitali (bank run) dall’Eurozona, accelerando il processo di disgregazione finale dell’Euro. La crisi di Cipro, tutt’altro che risolta, rischia di divenire il detonatore di una situazione economica e finanziaria gia’ di per se esplosiva.
Dal 1997 a oggi la bolla del debito globale e’ passata attraverso lo scandalo delle obbligazioni spazzatura (junk bonds) piazzate dalla Statunitense Drexham Burnham Lambert all’inizio degli anni novanta; la crisi delle Tigri Asiatiche nel 1997, il default della federazione Russa nel 1998, la bolla della New Economy all’inizio del 2000, il default dell’Argentina, lo scandalo e il tracollo della Enron negli USA, il crac Parmalat e Cirio in Italia, la crisi dei mutui subprime negli USA, il default dell’Islanda, il fallimento del fondo MF Global di Jon Corzine, la crisi dell’Eurozona (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia ecc), oggi la crisi di Cipro e domani quella del Giappone e poi della Gran Bretagna di Sua Maesta’.
Dopo avere colpito tutti i satelliti, la crisi colpira’ al cuore dell’Impero: gli USA.
Come la storia ci insegna, quando crollano gli imperi (pensate all’URSS), le prime a cedere sono le periferie; poi la crisi, estendendosi in ondate successive, intacca anche la supremazia del centro e anche l’egemonia di quest’ultimo rovina.
E’ ormai lampante che l’attuale sistema finanziario e’ una gigantesca frode per impossessarsi del lavoro, della vita e della liberta’ delle persone. Una frode che si perpetra attraverso lo sviluppo cancerogeno di bolle speculative che inesorabilmente esplodono, e a cui i governi e la finanza internazionale impongono ai contribuenti di porre rimedio attraverso il furto dei propri risparmi e proprieta’.
E’ piu’ che mai necessario, dopo questo ennesimo episodio di Cipro, prendere in considerazione una diversificazione dei propri risparmi investendo in oro e argento fisico, beni rifugio per eccellenza, da detenere in modo rigoroso all’esterno dell’attuale sistema finanziario.
“Lo storico motto: la tassazione senza rappresentanza e’ tirannia, ha in se’ una saggezza maggiore di quanto si supponga comunemente.
Essa non si preoccupa di quali tasse debbano essere imposte e come, e neppure si chiede per quali scopi debba essere speso il denaro cosi’ raccolto. E non dice neppure che le tasse, usurpando i diritti della proprieta’ privata, non dovrebbero essere imposte senza il consenso del proprietario.
In superficie esso sembra tutelare i diritti di proprieta’, e puo’ darsi che, sul piano cosciente, questo fosse il suo originario significato.
Tuttavia se andiamo piu’ a fondo vedremo che la sua importanza consiste nella stretta connessione che esso stabilisce fra il potere di decidere in cose di importanza essenziale e la tirannia. Il consenso all’imposizione di una tassa e’ una cosa ben precisa, e in fondo di poca importanza. Ma il fatto di impedire a un individuo di prendere parte alle decisioni che lo interessano profondamente tende a creare quel senso di impotenza che noi chiamiamo soggezione a tirannia.”
“Il problema centrale del nostro tempo, il problema che ci sovrasta e che appare sempre piu’ difficile, e’ quello di trovare il modo di raggiungere una piena realizzazione di noi stessi conservando allo stesso tempo la liberta’ e cercando di adattare la societa’ all’una e all’altra di queste esigenze.
Per affrontare tale compito il cuore e la ragione non devono piu’ rimanere separati. Il lavoro e l’arte, la famiglia e la societa’ non devono piu’ svilupparsi per conto proprio. Il cuore audace deve infondere nella ragione il suo calore vitale, e la ragione deve perdere la sua astratta simmetria per ammettere l’amore e le pulsazioni della vita.
Non possiamo piu’ contentarci di una vita in cui il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Il nostro cuore deve conoscere il mondo della ragione, e la ragione deve essere guidata da un cuore vigile“.
Bruno Bettelheim – IL CUORE VIGILE (Autonomia individuale e societa’ di massa)
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JP Morgan assolta in relazione alla manipolazione del prezzo dell’argento
JP Morgan Chase & Co. e’ stata assolta dall’accusa di aver manipolato al ribasso il prezzo dell’argento. La causa contro la grande banca d’affari era stata intentata da un gruppo di investitori statunitensi che imputavano a JP Morgan di aver cooperato attivamente alla manipolazione del prezzo del metallo prezioso.
Il giudice distrettuale di Manhattan, Robert Patterson, ha sancito che gli investitori non sono riusciti a dimostrare che la JP Morgan abbia accumulato posizioni “short” (in vendita) al fine di manipolare al ribasso i prezzi, anche se queste posizioni ribassiste non erano affatto in sintonia con la tendenza rialzista del mercato dell’argento.
Patterson ha pero’ riconosciuto che, nonostante l’accusa sia decaduta “per mancanza di prove”, la banca d’affari aveva sistematicamente assunto posizioni ribassiste sospette sul mercato a termine COMEX e quindi, che la banca aveva le potenzialita’ per fare crollare i pezzi.
Ma, ha aggiunto Patterson, i querelanti non sono riusciti ad accertare con prove fattuali che dette posizioni siano state assunte “artificialmente” per causare un ribasso generalizzato dei prezzi.
I ricorrenti avevano presentato 43 denunce presentate tra il 2010 e il 2011; i denuncianti sostenevano che la JP Morgan avesse speculato per piu’ di 100 milioni di dollari per manipolare artificialmente il prezzo dell’argento.
La denuncia accusava la banca d’affari d’aver congiurato contro il prezzo dell’argento, assumendo posizioni ribassiste sul mercato “futures”, negli anni dal 2007 al 2010. Queste posizioni venivano accumulate soprattutto nei giorni di bassi volumi, per intensificare la pressione ribassista sui prezzi.
La CFTC (Commodity Futures Trade Commission – autorita’ di vigilanza sui mercati a termine statunitensi) sta da tempo studiando la questione delle manipolazioni ribassiste sui mercati di oro e argento.
In relazione a cio’ la CFTC ha inasprito le norme anti-manipolazione ma non e’ riuscita nell’intento di bloccare i grandi traders che tentano in via continuativa di condizionare e controllare i prezzi del mercato dei preziosi.
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In Argentina decollano le vendite di oro da investimento
Gli argentini stanno acquistando rilevanti quantita’ d’oro da investimento per proteggere i propri risparmi dalle pressioni inflazionistiche. L’Argentina detiene il record percentuale negativo (a livello di tasso inflazionistico) di tutti i paesi Occidentali: il 26% annuo.
L’unico istituto di credito autorizzato a vendere oro (in forma di monete e lingotti) e’ il Banco de la Ciudad di Buenos Aires. Questa banca ha gia’ iniziato a contrattare con le compagnie minerarie l’acquisto di oro in lingotti da rivendere ai propri clienti.
Il Banco de Ciudad ha cominciato a vendere oro dall’ottobre del 2011, ovvero dal momento in cui il Presidente Christina Fernandez de Kirchner ha sospeso la conversione di Pesos argentini in dollari americani.
Il Banco de Ciudad e’ autorizzato a vendere oro con purezza percentuale pari al 99,96%. L’oro venduto dal Banco non e’ pero’ riconosciuto internazionalmente, pertanto si rende difficile una sua valutazione in altre monete.
Per fare un paragone: il costo di 100 grammi in oro venduto in Argentina, e’ pari a 36.646 pesos. La stessa quantita’, venduta a New York, avente come benchmark l’oncia troy (troy ounce – equivalente a 31 grammi), e’ pari a un valore di 5.126,00 dollari americani.
Ricordiamo che nel 2002 l’Argentina dichiaro’ il default sul proprio debito.
Il paese dovette abbandonare definitivamente la parita’ Dollaro-Peso. L’adozione della parita’ tra le due monete causo’ un grave deficit permanente della bilancia commerciale (le importazioni superavano di gran lunga le esportazioni).
L’Argentina, adottando la parita’ con una moneta piu’ pesante della propria, rinuncio’ alla valvola di sfogo della “svalutazione competitiva” alimentando il deficit strutturale della bilancia commerciale.
Il debito pubblico piazzato all’estero in dollari americani diveni’ insostenibile per le finanze argentine (anche se collocato a tassi inferiori rispetto a una collocazione espressa in Pesos); la corruzione interna era elevata e l’evasione fiscale erodeva costantemente il gettito fiscale interno.
Il tasso di cambio fu lasciato fluttuare liberamente. Enorme fu il deprezzamento del Pesos.
L’Argentina passo’ dalla deflazione degli anni ’90, all’inflazione galoppante nel primo decennio del 2000. Il PIL ricomincio’ a crescere nel 2003 e il tasso di disuguaglianza economica scese dal 2005.
I titoli statali oggetto del default furono ristrutturati nel 2005 tramite concambio di quelli precedentemente detenuti da investitori stranieri. Con la loro sostituzione gli investitori subirono una decurtazione di circa il 60% del valore iniziale dei titoli, oltre a un allungamento delle scadenze per i rimborsi.
4 risposte
ciao
da tempo seguo le tue comunicazioni settimanali con interesse. mi sto sempre più acculturando e pertanto ti faccio una domanda proprio su una frase del tuo barometro settimanale riguardo la situazione argentina..
quando dici
Il Banco de Ciudad e’ autorizzato a vendere oro con purezza percentuale pari al 99,96%. L’oro venduto dal Banco non e’ pero’ riconosciuto internazionalmente, pertanto si rende difficile una sua valutazione in altre monete.
perchè è difficile la sua valutazione se è oro 99,96%
possiamo fare un parallelo di questa situazione in italia lingotti acquistati sul mercato interno e a quelli kinetics della BMP?
grazie
Massimiliano
Ciao,
il pezzo che ho tradotto in italiano l’ho tratto da un articolo dell’Agenzia Bloomberg.
http://www.bloomberg.com/news/2013-03-18/goldman-bearish-gold-call-overrun-by-inflation-argentina-credit.html
Non ho voluto tradurre il pezzo, data la complessita’ del calcolo che il Banco utilizza per alienare l’oro. L’articolo fa riferimento a questa estrema laboriosita’ che rende di fatto non commerciabile l’oro al di fuori dei confini dell’Argentina.
Il problema consiste nella determinazione del prezzo applicato dal Banco Ciudad. Sembra che la banca effettui una moltiplicazione del prezzo dell’oro per un numero fisso pari allo 0,95 (per tenere conto della qualita’ inferiore dell’oro contenuto nelle monete o nei lingotti – non conosco le ragioni di questa qualita’ inferiore, ovvero se faccia riferimento a una lega di bassa qualita’ nelle monete o lingotti rivenduti); in pratica, con questo macchinoso calcolo, il prezzo di 100 grammi di oro venduto in Argentina, corrisponderebbe a $4.870,00 a New York (il che non coincide con il benchmark ufficiale dell’oncia troy di cui scrivevo sopra).
Inoltre, vi e’ un’ ulteriore elemento di complessita’: il tasso di cambio tra il pesos e il dollaro, per una reale valutazione dell’oro venduto in Argentina. Il Banco Ciudad vendo oro a un tasso di cambio pari a 7,50 pesos per dollari, superiore a quello ufficiale del 5,09; sul mercato nero l’oro e’ venduto a prezzi differenti da quelli di cui sopra. Pertanto, non avendo un benchmark di riferimento, un argentino, a mio modo di vedere, se dovesse vendere il proprio oro al di fuori della sua nazione, lo venderebbe a titolo di “rottame”; se fossero monete oro in pesos argentini, non sarebbero accettate internazionalmente come altre monete, proprio per la reale difficolta’ di misurarne il valore in altra valuta. Oltre al fatto che, alcune monete in oro, hanno una minore attrattiva internazionale rispetto ad altre. Prendiamo per esempio la Sterlina Inglese Elizabeth II (Internazionalmente riconosciuta e alienabile in ogni nazione del pianeta) e la moneta russa Chernovetz. Quest’ultima, non e’ riconosciuta a livello internazionale, quindi tentare di rivenderla in altra nazione che non sia la Federazione Russa (per esempio in Portogallo o in Svizzera) risulta assai difficile. Non conosco quale grado di appetibilita’ possano avere le monete in oro “pesos argentino”, ma ritengo assai bassa (posso sbagliarmi).
Ragazzi ma come può un risparmiatore comprare titoli di stato extracomunitari? Brasile, Vietnam, India, Russia, Indonesia, Cina (tanto per citarne alcuni) offrono buoni rendimenti, cosa ne pensate? È possibile? Quali rischi si potrebbero correre oltre a quello di cambio?
io comprerei titoli di stato in corone norvegesi, o in rubli russi