ricchezza nel tempo

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Barometro Oro: 19.Gen.2013

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L’oro ha aperto la settimana a $1.662,80,80 e ha chiuso a $1684,70.
Alla divisione Comex del New York Mercantile Exchange (Nymex) i contratti futures sull’oro, per consegna febbraio, sono quotati a $1690,70. [/panel]

Questa settimana, l’oro si e’ mosso al rialzo testando il livello posto a quota $1690,00.   A fare da traino alle quotazioni, i commenti del Presidente della FED Ben Bernanke, il quale ha ridotto le aspettative di un’interruzione del programma di acquisto di assets (alleggerimento quantitativo) come invece aveva fatto intendere qualche settimana addietro.  Ottima anche la prestazione del platino, che in settimana ha oltrepassato le quotazioni dell”oro, chiudendo in ribasso venerdi’ a 1665,00

Bernanke ha espresso timori per la stabilita’ finanziaria globale degli USA, ed ha indicato le prospettive economiche come ancora estremamente fragili.

Anche il membro della FED di Minneapolis, Narayana Kocherlakota, ha confermato che la Banca Centrale statunitense continuera’ negli acquisti di titoli di stato (e titoli frutto di cartolarizzazioni).

Il Ministro del Tesoro USA, Timothy Geithner, ha rilasciato una dichiarazione preoccupata alla stampa con la quale si dice allarmato circa lo stallo sull’innalzamento del tetto del debito USA. L’Agenzia di Rating Fitch, in relazione al tetto del debito (Debt Ceiling) ha minacciato gli USA di un possibile declassamento del loro merito di credito.

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Terzo anno di calo nelle vendite di monete in oro in USA

 

La zecca degli USA ha reso noto che nel 2012 e’ stato registrato il terzo anno di calo consecutivo nelle vendite di monete e lingotti in oro all’interno del mercato statunitense.

Questo dato conferma che il grande pubblico, la grande massa di risparmiatori, e’ ancora ben lontana dall’aver preso in considerazione l’investimento nel mercato del metallo giallo (anche se poi e’ notizia di qualche giorno fa, che la stessa Zecca USA ha dovuto frenare la vendita di monete d’argento Silver Eagle, per la troppa domanda arrivata in questo inizio 2013).

Una delle cause di questo calo potrebbe essere rintracciata nella percezione che il grande pubblico ha su questa crisi.  La percezione che la crisi dei debiti sia oramai alle nostre spalle.

Purtroppo, trattasi di percezione assai fallace.

Le Banche Centrali hanno solo tamponato le emergenze piu’ stringenti ma tutti i problemi rimangono sul tappeto. Anzi, i problemi si sono addirittura ingigantiti dall’enorme mole di liquidita’ che non e’ fluita nell’economia reale ma che ha finito per gonfiare altre bolle speculative (p.es. quella sulle obbligazioni) e per puntellare mercati azionari del tutto sganciati dalla realta’.

La Zecca statunitense (come da dettagli sul proprio sito web) rileva che durante il 2012 sono state vendute 753.000 once di monete American Eagle). Il calo, rispetto al 2011, e’ stimato in circa il 25% (e’ il dato anno su anno piu’ basso dal 2007).

Le cause del calo possono essere molteplici.

Molti risparmiatori statunitensi avevano fatto incetta di monete durante l’apice della crisi nel 2008 e nei tre anni seguenti. Rispetto ai paesi asiatici (soprattutto India e Cina), i risparmiatori Occidentali non hanno ancora preso confidenza circa le prospettive di una diversificazione dei propri assets in oro e argento.

I dati diffusi dalla zecca USA confermano ancora una volta che il mercato dell’oro e’ lungi dall’essere all’interno di una grande bolla speculativa. Le bolle speculative sono caratterizzate da una maniacale partecipazione di massa nell’acquisto di un determinato asset, anche a prezzi stratosferici.

In Occidente l’uomo della strada e’ ancora molto distante da questa tipologia di investimento.

L’investimento principale, nonostante la crisi, rimane l’investimento immobiliare (appartamento di proprieta’). Anche i titoli azionari relativi ai nuovi media e tecnologie informatiche (ad es. Apple e Facebook) rimangono piu’ appetibili per l’investitore “retail” rispetto all’investimento in oro fisico.

Molti risparmiatori, in Europa come in USA, hanno recentemente accumulato pile di “contanti” nel falso mito che durante una crisi “il contante e’ Re”, senza prendere in considerazione che la migliore forma di contante risulta essere l’oro e l’argento, espressi in monete da investimento e lingotti (per il semplice fatto che in questa crisi, la svalutazione delle valute e’ il mezzo con il quale si stanno sfidando le Banche centrali di tutto il mondo. Per questo motivo, il contante e’ destinato a perdere potere d’acquisto).

In Occidente gli unici paesi che riportano un incremento nelle vendite di monete e lingotti risultano essere la Germania, l’Austria e la Svizzera. Risparmiatori tedeschi e austriaci sanno per esperienza storica (Repubblica di Weimar) che l’unica forma di protezione contro il rischio di svalutazione monetaria e il rischio di instabilita’ politica, e’ il possesso di oro e argento fisico.

Anche l’investimento in azioni del settore minerario risulta essere tutt’ora ampiamente snobbato da risparmiatori e fondi d’investimento. Gli indici principali di questo settore, lo XAU e il Philadelphia Gold and Silver Index, sono addirittura sconosciuti alla gran massa degli investitori e risparmiatori Occidentali.

Anche questo dato depone contro coloro che sostengono che il prezzo dell’oro sarebbe attualmente all’interno di una bolla speculativa.

Durante una bolla speculativa i nomi delle compagnie quotate nelle borse mondiali divengono assai popolari (in modalita’ del tutto inusuale). L’investitore retail durante queste manie si reca allo sportello della propria banca per investire in azioni come farebbe un esperto gestore di fondi comuni.

Siamo lontanissimi dall’avere sentore e segnali di una corsa agli sportelli bancari per investire in titoli del settore minerario. Coloro i quali a dispetto di questi segnali ancora si ostinano a parlare di bolla speculativa, lo fanno in mala fede o in assenza di alcun dato storico a sostegno delle loro tesi.

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Nuovo record dell’oro nei confronti dello yen giapponese

 

Martedi il metallo giallo ha ritoccato al rialzo un nuovo record contro lo yen giapponese, quotando 149.588,20 yen per un oncia, il livello piu’ basso per lo yen, dal 1980 a oggi. Secondo i dati diffusi dall’Agenzia Bloomberg, il record storico assoluto dell’oro nei confronti dello yen, e’ stato toccato in data 21 gennaio 1980, quando occorrevano 204.850 yen per acquistare un’oncia d’oro.

Il valore dell’oro, nei confronti dello yen, a livello nominale, rimane di un 37% inferiore rispetto ai massimi toccati nel 1980. Vista la determinazione del Governo giapponese nell’innescare un’espansione inflazionistica per contrastare l’ultra decennale deflazione, possiamo pronosticare che entro due anni, il prezzo dell’oro ritocchera’ al rialzo anche il record registrato nel 1980.

Il Ministro dell’Economia Giapponese, Akira Amari, si e’ detto conscio dei rischi di un declino relativo dello Yen rispetto a un paniere di monete internazionali prese come riferimento (l’anno scorso lo yen si svaluto’ del 3% rispetto a un basket di monete dei paesi sviluppati); ma, ha aggiunto Akira, il Governo si e’ determinato a combattere la spirale deflazionistica e a rilanciare l’export (e quindi l’economia) mediante una forte svalutazione competitiva.

Ricordiamo che, nel solo 2012, lo yen si e’ svalutato di un 20% nei confronti del metallo giallo.

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La Germania rimpatria una parte delle proprie riserve in lingotti d’oro

 

La Germania rimpatriera’ una parte dei 200 miliardi di riserve detenute all’estero e custodite in lingotti d’oro stoccati presso la FED di New York e presso la Banca di Francia a Parigi.

Secondo gli analisti di mercato la Germania si starebbe preparando ad affrontare un’eventuale crisi sistemica monetaria globale. Il piano della Bundesbank, prevede il rientro nel territorio tedesco di 674 tonnellate metriche d’oro custodite dalla FED e dalla Banca di Francia.

Si tratta di un importante sviluppo in quanto riconferma il ruolo dell’oro come asset monetario.

Potremmo assistere a un incremento nella domanda di metallo giallo nei prossimi mesi  (soprattutto entro i mercati Occidentali che nei mesi scorsi sono stati molto tiepidi nell’investimento in oro). Anche l’Irlanda ha chiesto il rimpatrio del proprio oro detenuto in Gran Bretagna.

E’ da un anno che la Germania pianificava il rientro in patria delle proprie riserve detenute all’estero a causa della Guerra Fredda.

In Germania e’ stata anche pubblicizzata una campagna stampa chiamata “Gold Action iniziative” con la quale sono stati chiariti i pericoli consistenti nella detenzione all’estero delle proprie riserve. Secondo i promotori di “Gold Action iniziative” la Germania potrebbe essere espropriata del proprio oro nel caso di scoppio di una crisi monetaria globale.

E’ assai improbabile che la Germania entri in possesso del proprio oro in tempi brevi. Il metallo giallo della Germania, potrebbe essere stato prestato in contratti di “leasing” o utilizzato come “collaterale” in altre operazioni finanziarie. I tempi del rientro dell’oro sono insolitamente lunghi. Il rimpatrio dovra’ avvenire entro il 2020. Seguiremo attentamente gli sviluppi della questione.

In merito alla vicenda del rimpatrio del metallo giallo in Germania, il leggendario Jim Sinclair ha commentato l’episodio dichiarando eccezionale questo evento e che segnala l’importanza di detenere oro fisico nella propria disponibilita’ (proprio cosi’ come scriviamo da mesi su Deshgold.com).

Sinclair ha aggiunto che solo il metallo giallo fisico (e non quello “cartaceo” o “finanziario”) puo’ assicurare a ogni risparmiatore la sicurezza del proprio investimento senza alcun rischio di controparte. Sinclair ha anche affermato che quanto accaduto e’ un segnale della percezione del rischio da parte delle Banche Centrali di un possibile collasso del dollaro americano a titolo di valuta di riserva mondiale.

 

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

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Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

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