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L’oro ha aperto la settimana a $1.253,30 e chiuso a $1.275,90.
Al Comex di New York, i contratti futures per consegna agosto sono quotati a $1.277,50.[/panel]
Per un analista finanziario e’ sempre piu’ critico esaminare i “mercati” nel breve termine.
Nell’era del “trading ad alta frequenza” (high-frequency trading), bisogna confrontarsi con sistemi di compravendita automatizzati e computerizzati che sbalestrano ogni comune tipo di previsione a corto raggio.
I mercati assomigliano sempre piu’ a una partita di basket, con rovesci di fronte nell’intervallo di pochi secondi. I contratti “futures” di tutte le materie prime sono tutti al rialzo questa settimana (grafico sotto).
A trainare il rialzo delle “commodities” i prezzi di petrolio e gas (in un primo momento, il rincaro degli energetici stimolava un “sentiment” di mercato negativo nel breve termine, in quanto considerato causa di possibile frenata dell’economia globale).
Nell’arco di una giornata di trading, invece, l’aumento degli idrocarburi, spronava al rialzo tutte le “commodities” (in genere, questo avviene in lassi temporali piu’ lunghi).
L’improvvisa crisi in Iraq ha scatenato la corsa del greggio che si e’ riflessa anche su oro e argento (chiusure in rialzo a $1.275,90 per il lingotto e $19,67 per l’argento, sulla scia di domanda di assets beni-rifugio – safe-haven assets).
La drammatica rapidita’ dell’avanzata verso Baghdad degli estremisti islamici di Al-Qaeda e militanti sunniti contro forze regolari irachene, milizie curde, gruppi sciiti e unita’ iraniane dall’altra, ha colto di sorpresa gli investitori e persino Washington che sta considerando con urgenza un’intervento armato con droni e bombardamenti aerei.
La crisi irachena ha impattato sul prezzo del petrolio, che sembra ormai pronto a un repentino “breakout” al rialzo. L’Iraq produce il 3,5% della produzione petrolifera globale con 3,5 milioni di barili al giorno.
L’oro e’ prossimo a sfondare la resistenza posta a $1.277,00; se nei prossimi cinque giorni di trading dovesse spingersi verso area $1.280,00 e consolidare i guadagni, potremmo vedere il lingotto chiudere settimana anche a quota $1.295,00 – $1.300,00.
I “tori” hanno ripreso in mano il mercato e gli “orsi” stanno battendo in ritirata.
L’attuale crisi geopolitica irachena, in aggiunta alla crisi tra Ucraina-Russia-Occidente, non esclude una possibile ascesa del lingotto anche verso area $1.320,00 – $1.330,00. Supporto a $1.240,00.
Dopo undici anni di guerra civile, l’Iraq e’ ripiombato pesantemente nel caos.
La guerra degli USA contro Saddam Hussein, del 2003, si e’ rivelata un disastro umanitario e geopolitico.
Oltre a migliaia di soldati americani uccisi (e centinaia di migliaia tra i civili e militari iracheni, vittime anche del precedente embargo), oggi, 13 giugno 2013, assistiamo impotenti all’assalto di Baghdad da parte di Al-Qaeda.
L’Iraq si e’ frammentato tra sciiti (a sud) che controllano il potere e il petrolio nella zona di Bassora; il nord sotto il controllo dei peshmerga curdi e i sunniti islamici riuniti intorno all’ISIL (Stato Islamico di Iraq Levante).
L’Iraq e’ una polveriera pronta a esplodere in un Medio-Oriente gia’ scosso e destabilizzato dalla guerra civile in Siria.
Un’eventuale crollo delle forze governative e un’inasprimento violento della guerra civile irachena avrebbe un impatto rialzista sulle quotazioni del greggio, con cali nell’export di oro nero e rialzo delle tensioni inflazionistiche globali congiunte con una frenata della gia’ anemica crescita globale.
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LA FED MANTERRA’ INALTERATO IL SUO BILANCIO ANCHE PER GLI ANNI FUTURI
James Bullard, Presidente della FED di St. Louis,durante un’intervista ha affermato che il bilancio della FED rimarra’ inalterato anche per gli anni futuri: non e’ prevista alcuna cessione (neppure minima, neppure parziale) dei 4.300 miliardi di dollari investiti in assets finanziari (titoli del Tesoro e titoli obbligazionari).
Bullard ha aggiunto che, un’eventuale liquidazione di assets (anche limitata) tuttora a bilancio della FED, potrebbe innescare un rialzo brusco nei tassi d’interesse a lungo termine.
Cio’ si ripercuoterebbe in modo negativo su consumatori e imprese che non potrebbero indebitarsi ulteriormente per acquistare beni di consumo e investire.
Gli acquisti di assets finanziari da parte della FED sono attualmente pari al 25% del PIL USA (rispetto al 6% del 2007 – pre-crisi Lehman Brothers).
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FMI (Fondo Monetario Internazionale): SIAMO ALLA VIGILIA DI UNA POSSIBILE GRANDE CRISI DEL SETTORE IMMOBILIARE
Sul Financial Times dell’11 giugno il FMI ha messo in guardia circa le possibili conseguenze di un devastante crisi del settore immobiliare mondiale.
Il FMI lancia l’allarme in relazione ai prezzi delle abitazioni, al di sopra delle loro medie storiche, in molte nazioni del globo: dalle Filippine alla Cina, da Hong Kong al Brasile, dagli USA alla Gran Bretagna, dalla Germania al Canada, dal Sudafrica all’Indonesia (grafico sotto).
La minaccia di una crisi del settore immobiliare, proviene anche dal settore degli affitti e locazioni. Il FMI avverte che, i prezzi medi globali degli affitti e delle locazioni di appartamenti, sono ben al di sopra dei redditi medi in nazioni come “Australia, Belgio, Canada, Norvegia e Svezia” (grafico sotto).
Il FMI teme che l’eventuale scoppio della “bolla globale” sul settore immobiliare possa minacciare la stabilita’ del sistema finanziario mondiale.
2 risposte
Eh.. eh.. olio nero … oro nero. Il gold lo volevano portare a 1050 $ oz … e credevano sarebbe stato facile. Amstrong lo dava anche a 600 $ oz. E’ bello sognare! … e intanto il tempo passa … ed il tempo non è amico del processo di svalutazione delle valute.
Mah… mi sa che il gold abbia diversi amici…. quello nero poi è trenmendo!
E’ però vero che il lavoro, a causa della globalizzazione e della deflazione, ha costi stabili o addirittura minori rispetto al passato, ma c’è il problema dell’olio nero che è proprio impossibile dimezzi le attuali quotazioni.
E allora bisognerà farsene una ragione, togliere la bicicletta attaccata al chiodo e pedalare.
Altra conferma che siamo vicini all’inversione del trend: http://www.safehaven.com/article/34183/gold-and-mining-stocks-death-cross. Il gold ha incrociato in settimana con la media mobile a 50 giorni quella a 200 giorni e statisticamente ne seguirà una discesa. Tuttavia non sarà incisiva e probabilmente il minimo sarà sopra i 1200 $ oz.
Sempre che la situazione in Ucraina ed Iraq non imprima forza al rialzo. A quel punto credo che potremmo essere già a conclusione del trend orso.