[panel]
L’oro ha aperto la settimana a $1.172,90 e chiuso a $1.178,50.
Al Comex di New York i contratti futures per consegna gennaio 2015 sono quotati a $1.175,00.
[/panel]
Questa settimana di trading si e’ avviata con una ripresa del trend ribassista del lingotto, che ha testato un minimo a quota $1.137,40 per oncia (livello piu’ basso da inizio 2010) , sfondando al ribasso il supporto a $1.150,00 dopo aver tentato di consolidare le proprie posizioni intorno all’area posta a $1.160,00.
Dopo aver toccato un massimo da cinque settimane a questa parte, a $1.255,00 per oncia, in data 21 ottobre l’oro ha rotto al ribasso il supporto a $1.180,00 (30 ottobre), scivolando al di sotto della soglia psicologica dei $1.200,00.
Nella giornata di mercoledi’ anche l’argento ha testato i minimi annuali toccando il fondo a $15,13 per oncia.
Il prezzo dell’oro sotto la soglia dei $1.140,00 per oncia sta conducendo sotto forte stress finanziario il settore minerario estrattivo.
Secondo una recente ricerca di Bloomberg Intelligence, un prezzo del lingotto inferiore a $1.140,00 per oncia si pone al di sotto dei costi estrattivi per sette delle diciannove compagnie minerarie sotto la lente di osservazione degli analisti, tra cui la terza compagnia estrattiva del SudAfrica (Harmony Gold Mining Co.) e Primero Mining Corp, azienda canadese con sede a Vancouver, attiva in Messico nel campo dell’estrazione di oro e argento.
Harmony Gold sostiene costi medi d’estrazione (per l’oro) pari a $1.245,00 per oncia; nel terzo trimestre ha riportato una perdita di ben 266 milioni di rand sudafricani.
Primero sostiene, invece, costi medi d’estrazione pari a $1.228,00 per oncia, secondo il report di Bloomberg.
Anche la societa’ DRD Gold Ltd (Sud Africa), nonche’ le canadesi AuRico Gold Inc, Golden Star Resources e Alamos Gold, sostengono costi medi d’estrazione superiori agli attuali prezzi di mercato del lingotto.
Dal 2013 le compagnie del settore aurifero sono state costretta a effettuare “svalutazioni” di bilancio per oltre 26 miliardi di dollari americani.
Il prezzo del lingotto ha riguadagnato posizioni al rialzo (portandosi nei pressi dell’importante soglia a $1.180,00) nella giornata di venerdi, dopo la pubblicazione del rapporto dei posti di lavoro mensili (mese ottobre) rilasciato dal Dipartimento del Lavoro USA.
Il rapporto segnala la creazione di 214.000 nuovi posti di lavoro, ben al di sotto delle aspettative di consenso.
La relazione ha raffreddato ogni aspettativa di un inasprimento della politica monetaria da parte della FED (rialzo dei tassi); il rendimento del titolo del Tesoro USA a dieci anni, difatti, e’ subito sceso a un rendimento del 2,316% contro il precedente rendimento di 2,375% di giovedi’, segnalando agli investitori – come avevamo previsto – un impossibile rialzo dei tassi di interesse da parte della FED.
Il rialzo del lingotto nelle contrattazioni di venerdi’ e’ stato favorito dal fatto che molti investitori che avevano aperto posizioni speculative “corte” (in vendita) sui mercati a termine “futures”, sono stati costretti a chiuderle per evitare pesanti perdite, presi in contropiede dalla pubblicazione della relazione del Dipartimento del Lavoro.
[divider]
La zecca degli Stati Uniti sospende la vendita di monete d’argento a causa dell’ingente richiesta
Mercoledi’ la Zecca degli Stati Uniti ha temporaneamente sospeso le vendite di monete d’argento da investimento “American Eagle” a causa dell’ingente richiesta (“tremendous demand” riporta Reuters) imperversata nelle ultime settimane di contrattazioni.
In un comunicato ufficiale, la Zecca ha informato i suoi piu’ importanti grossisti che continuera’ a produrre le monete, che saranno pertanto disponibili sul mercato, ma non fornisce ulteriori indicazioni in merito.
I prezzi in caduta libera dell’argento hanno “scatenato”, a livello mondiale, un aumento vertiginoso della domanda di monete da investimento.
Rivenditori e distributori al dettaglio, sia negli USA che in Asia, si sono trovati a fronteggiare anche l’insufficienza di monete d’argento canadesi “Maple Leaf”. La Royal Canadian Mint (Zecca Canadese) e’ stata costretta a razionare le vendite delle famose monete “foglia d’acero” sin da settembre, ovvero da quando il prezzo dell’argento ha cominciato a precipitare nei mercati a termine “futures”.
[divider]
L’Harakiri dello yen giapponese!
Sai qual e’ il significato della parola giapponese “harakiri“?
La parola “Seppuku” (in Occidente e’ utilizzata come “harakiri”) e’ un termine che indica un suicidio rituale praticato dagli antichi Samurai, la casta militare dell’Antico Giappone Feudale.
Nella scorsa rubrica abbiamo accennato all’ultima manovra di espansione monetaria promossa dalla Banca del Giappone.
L'”ultima” perche’ decisa il 31 ottobre. L’ultima… non nel senso letterale del termine.
A mio avviso si tratta di un “harakiri”, di un suicidio rituale, questa volta di tipo economico e valutario.
Ti spiego per quali ragioni.
Il debito pubblico giapponese e’ attualmente al 240% del PIL e si avvia verso percentuali ancora piu’ rovinose.
Ti ricordo che il debito pubblico giapponese ha gia’ raggiunto cifre stratosferiche: 1,1 milioni di miliardi di yen! (che sono l’equivalente di 10.000 miliardi di dollari americani).
Con l’espansione monetaria decisa settimana scorsa dalla BOJ, quest’ultima aumentera’ la massa monetaria di ulteriori (in dollari americani) 800 miliardi; per fare un confronto, le dimensioni dell’economia giapponese sono (in dollari americani) di 5.000 miliardi.
Per farti comprendere l’entita’ dell’espansione di valuta da parte della BOJ, e’ come se la FED decidesse di iniettare nel sistema economico-finanziario liquidita’ aggiuntiva per 2.500 miliardi di dollari in un anno.
L’indebitamento totale del Giappone (debito pubblico, debito aziendale e bancario, debito individuale) e’ superiore al 600% del PIL.
Il Giappone, inoltre, tra i paesi Occidentali e’ quello a piu’ elevato rischio di declino demografico (bassi tassi di fertilita’, in concomitanza con un elevato tasso di invecchiamento della popolazione).
La Banca del Giappone (BOJ), con l’ultima manovra espansiva, in pratica, si e’ impegnata ad acquistare progressivamente il 100% del debito pubblico sovrano.
In sostanza, la BOJ, da settimana scorsa e per il futuro si sostituira’ al “mercato” nel finanziare il debito sovrano giapponese, ovvero rimpiazzera’ sia gli investitori, sia i grandi fondi pensioni nipponici, che i risparmiatori negli acquisti di titoli di stato.
Con questa mossa il Governo giapponese, sicuro di poter finanziare il suo debito tramite gli acquisti della BOJ, non incontera’ piu’ limiti all’espansione dei deficit di bilancio annuale e il debito pubblico potra’ crescere all”infinito” in quanto sottratto al “giudizio dei mercati”, ovvero degli investitori, ai fondi comuni e ai risparmiatori.
Difatti, tale manovra sara’ sicuramente ripetuta anche nel 2016, nel 2017, nel 2018 e, ovviamente, anche negli anni successivi.
Sai come si chiamano queste manovre espansive?
“Monetizzazione del debito sovrano”.
Quando una banca centrale comincia a “monetizzare” il debito di uno Stato sovrano, questo processo diventa irreversibile e potenzialmente disastroso. E’ come un cane che si morde la coda.
Dalla Germania di Weimar allo Zimbabwe (senza voler paragonare la situazione attuale del Giappone a quella della Germania dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e dello Zimbabwe, ma per farti comprendere che i meccanismi di “monetizzazione del debito sono identici), questo processo sfocia in modo inesorabile verso un cedimento della fiducia nel sistema paese che si fa carico della suddetta “monetizzazione”, terminando successivamente nel crollo irreversibile del valore della valuta.
La perdita di valore dello Yen nei confronti della valuta statunitense, dell’Euro, della Sterlina, degli altri paesi del Sud Est Asiatico, forzera’ queste ultime aree macroeconomiche a “indebolire” le proprie valute al fine di mantenere competitive le industrie esportatrici.
Questa nuova ondata espansionistica valutaria nipponica da inizio a una nuova era di “guerre valutarie” (currency wars): il Giappone andra’ incontro alla bancarotta economica e valutaria……..seguito a ruota da tutte le altre nazioni che intenderanno svalutare le loro monete per “competere” sui mercati globali.
3 risposte
Ciao Riccardo, volevo chiederti a quale data si riferiscono i costi di estrazione dell’oro.
Questo perchè negli ultimi 3 mesi i prezzi del Crude Oil sono scesi da area 100 dollari a 80 dollari quindi anche i costi di estrazione dell’oro potrebbero essere scesi del 20% e oggi si attesterebbero mediamente in area 1000 dollari. Grazie e buona giornata.
PER FAVORE QUALCUNO MI SPIEGHI**********************************************Da quel che ho capito, e per favore correggetemi, dopo aver letto diversi \”blogs\” é il fatto che l\’oro fisico ed il cartaceo (ETF) sono due \”parrocchie\” differenti, infatti i vari analisti commentano che in pratica hanno pure due prezzi ben differenti l\’uno dall\’altro. E da qui nascono le mie tre domande:1/ Perché (e gli stessi analisti non si spiegano) pur essendoci cosí tanta domanda di compera, domanda che in questi giorni ha portato alla sospensione delle vendite, l\’oro continua in picchiata contrariamente alla legge naturale dell\’offerta e la domanda ?2/ Se questi movimenti al ribasso appartengono alla manipolazione dell\’oro cartaceo, perché le compagnie minerarie ne soffrono cosí tanto le conseguenze ? Infatti se sono due \”parrocchie\” una non dovrebbe incidere negativamente sull\’altra.Data una forte domanda ed allora avanti a produrre con i prezzi corrispondenti che sono costo di produzione + un utile ragionevole.3/ Se il prezzo dell\’oro cartaceo corrisponde al prezzo SPOT, esiste nascosto da qualche parte un prezzo ufficiale dell\’oro fisico ???Vi ringrazio anticipatamente una vostra risposta.Un saluto cordiale e buona domenica.
P.S. Scusate peró la redazione del mio commento di cui sopra esce differente dall’originale, non so perché.
CIAO