Si dice che il numero che porta “jella” sia il numero 17. Nella Smorfia Napoletana il 17 equivale alla disgrazia. Eppure sui mercati finanziari sembra che il numero tanto temuto non sia il 17.
Dando uno sguardo ai rendimenti dei titoli di Stato decennali dei paesi che hanno attraversato le maggiori difficolta’ in questi ultimi anni, il numero che viene fuori e’ il 7. O meglio, il 7%.
Gli Stati emettono delle obbligazioni (titoli di Stato) grazie ai quali riescono a prendere denaro dal mercato. Questo denaro serve allo Stato per fare in modo che esso possa portare avanti i suoi impegni economici (pagamento dipendenti pubblici, sostentamento della macchina burocratica, opere pubbliche e tanto altro).
Ogni volta che uno Stato vende un’obbligazione incassa denaro immediato. Tuttavia, l’obbligazione prevede che lo Stato debba pagare un tasso di interesse alla persona che ha acquistato la sua obbligazione. Il concetto e’ che lo Stato riceve immediatamente i soldi di cui necessita, e l’investitore, a fronte di una minore disponibilita’ di denaro immediata (perche’ prestata allo Stato) ricevera’ la stessa somma maggiorata di un interesse quando si arrivera’ alla scadenza dell’obbligazione stessa.
E’ proprio sull’interesse che deve pagare lo Stato che ci concentriamo con il nostro numero 7.
Se infatti guardiamo al tasso di interesse che Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia stanno pagando sulla vendita delle loro obbligazioni, ci accorgiamo che la soglia del 7% e’ molto piu’ di un numero “porta sfiga” e che con ogni probabilita’ vi sono dei processi matematici alla base che portano gli investitori a ritenere che quando uno Stato inizia a pagare interessi annui superiori al 7%, questo sia tecnicamente fallito perche’ non piu’ in grado di far fede ai suoi impegni economici (la crescita di queste economie non e’ in grado di sopportare un tale aumento del debito).
I grafici che seguono sono esplicativi di quanto detto fin’ora (fonte Bloomberg):
GRECIA
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IRLANDA
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PORTOGALLO
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SPAGNA
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ITALIA