<<Ci risiamo.
Anche questa volta, nessuno l’ha vista arrivare.
La crisi ha colpito duro e alle spalle, da vera vigliacca quale è.
Sei mesi fa un istituto di credito è collassato, in Cina credo, mentre una sciocca banca centrale d’oltre oceano ha svalutato allo sfinimento la sua valuta tanto che anche noi, a 6.000 chilometri di distanza, ne risentiamo in negativo.
Tutti si pongono domande del tipo: chi è il responsabile? Chi doveva controllare e non l’ha fatto? Perché salta una banca dall’altra parte del mondo e ne devo risentire io, che non ho sentito mai pronunciare nemmeno il nome di quel coso?
Il conto corrente me l’hanno razionalizzato “per motivi di ordine pubblico e lotta all’evasione dilagante”, hanno detto.
Proprio oggi, tornando dal lavoro, ho sentito qualcuno battibeccare animatamente con altri passanti esclamando ” Il contante è una reliquia del passato! Se l’avessimo eliminato prima, le banche sarebbero ancora in piedi! Fidatevi, ho studiato economia, io.”
Mi aggiornano sul prezzo dell’oro e del Bitcoin ogni santo giorno… io che, come tutte le persone che conosco, non ne so nulla… né di uno, né dell’altro.
Beh, almeno ci sono le collane d’oro della nonna, qualche cimelio di famiglia e l’argenteria di casa che, all’occorrenza, posso barattare per della liquidità.
Anzi, aspetta…oggi il Primo Ministro ha detto che è mio dovere aiutare il Paese e di donare quella poca roba di valore che mi è rimasta allo Stato, per risollevare le sorti dell’economia!
Già, potrei, ma se i prezzi dovessero salire ancora, come farò a pagare le bollette? Come farò la spesa per la mia famiglia?
Corre voce che addirittura me li prenderanno con la forza, minacciandomi di asprissime multe…che Dio solo sa come potrò pagare, dato che qui i fondi si stanno riducendo all’osso…
Che posso fare?>>
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Questa è un’ipotetica situazione in cui ci si potrebbe ritrovare in caso di un nuovo periodo di forte crisi.
Dopo anni passati ad informare persone di ogni estrazione sociale ed esperienza nel campo degli investimenti, dal neofita completo al trader incallito, ci arrivano ancora domande del tipo:
“Ma se tanto poi ce lo confiscano, a che serve investire in oro?”
Ve lo assicuro, ce ne arrivano più spesso di quanto pensiate.
Proviamo a dare una volta per tutte una risposta esaustiva a questa domanda, sperando di provare in toto le false premesse su cui si poggia.
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L’adesione popolare alle confische di oro
Non lo neghiamo, il rischio di confisca c’è.
E’ accaduto nel 1933 negli USA sotto Roosvelt, come anche nell’Italia Mussoliniana nel 1935 ed in India nel 2016.
Vale la pena, però, non fermarsi ai semplici fatti ed analizzare più a fondo questi avvenimenti.
Nell’America di Roosvelt, ancora in preda ai terribili effetti del crack del ’29, venne emanato un ordine esecutivo in cui si intimavano ai cittadini statunitensi due cose: il consegnare il proprio oro presso le sedi della FED ed il divieto di possesso o acquisto in qualsiasi sua forma e peso.
Un discorso simile venne fatto agli italiani, i quali il 18 dicembre del 1935 furono chiamati a donare l’oro in loro possesso – per lo più sotto forma di fedi nuziali, a causa del peggiorare delle situazioni economico-diplomatiche e in prospettiva di una guerra coloniale.
Situazioni diverse non solo perché in America vi fu costrizione mentre in Italia per lo più volontarietà, – tralasciamo in questa sede le pratiche di persuasione fasciste – ma soprattutto per l’adesione popolare all’iniziativa.
In Italia, in quello che fu definito il più grande atto di patriottismo italico, il successo fu enorme: più di 400.000 fedi vennero raccolte nelle sole Roma e Milano e tante personalità di spicco sacrificarono medaglie, premi ed altri riconoscimenti realizzati in oro.
In America, invece, del totale che il Tesoro si aspettava di incassare solo il 20% venne raccolto. Il restante rimase in mano ai privati, nonostante vi fosse lo spettro di multe e di una permanenza in cella.
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I motivi dietro la confisca di oro
La confisca è, per la sua natura violenta e brutale, l’ultima arma a cui ricorrono i governi.
In una confisca, ci si appropria della proprietà privata dei cittadini e, in cambio, non gli si lascia che un mucchietto di polvere.
Una confisca ha le sue radici nella natura macroeconomica del sistema monetario adottato dallo Stato che la invoca: in Italia la lira non era spalleggiata dall’oro, come avveniva per il dollaro negli USA.
Il dilemma è appunto questo: la confisca violenta dell’oro è avvenuta solamente quando l’oro era al centro del sistema monetario vigente.
Negli USA, i dollari potevano essere scambiati liberamente per oro e fu appunto questo il problema: <<se tutti, nel panico, dovessero venire in banca a reclamare l’oro dandoci indietro quegli inutili pezzi di carta, noi saremmo nei guai fino al collo e dovremmo chiudere!>> si dissero i banchieri.
Anche in quel caso c’era stata una forte inflazione: troppi contanti in circolazione per ripianare i troppi debiti, rendevano impossibile mantenere il cambio dollaro-oro fisso a 20 dollari.
La via più semplice, invece di chiudere bottega, andare in bancarotta e ripulire il sistema, fu quello di confiscare l’oro (la pietra dello scandalo!) ed impedire che le forze di mercato, nella persona dei cittadini, facessero il loro corso.
In India, infine, era nota la presenza di ingenti quantità d’oro in mano ai privati: nelle festività ed in particolare nei matrimoni è costume secolare lo scambiarsi doni realizzati in oro, che costituiscono nel caso delle spose, la loro dote.
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E’ possibile una nuova confisca dell’oro?
Oggi l’oro non costituisce il perno attorno cui ruota l’economia.
Sia per nostra sfortuna, perché manca un termometro affidabile dell’economia, che per nostra buona sorte, ossia nessuno lo prende sul serio.
Le probabilità di confisca sono davvero basse – le banche preferiscono prendersela con il contante – ma se anche dovesse accadere, di certo, non accadrà in tempi brevi.
La confisca è l’ultimo step della crisi e, prima che venga emanata, di sicuro i possessori di oro si saranno già liberati dei loro accumuli, portando tanto fieno in cascina.
Ricordiamo, inoltre, che le riserve auree della Banca d’Italia, impropriamente chiamate italiane, non sono di proprietà statale.
Sono bensì private.
Di certo, nel caso l’oro schizzasse al rialzo e costituisse un ottimo investimento, i titolari di quest’oro sarebbero più che restii a donarlo allo Stato.
E sospettando che quei privati, in possesso di migliaia di tonnellate d’oro, siano tutt’altro che gente comune, avranno tutto l’interesse ad esercitare pressioni perché non vengano spogliati dei loro averi.
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Perché non tirarsi indietro
L’oro, ne abbiamo già parlato, è un’assicurazione sul proprio patrimonio.
E’ l’unica cosa nell’intero mercato che abbia valore intrinseco, sia fungibile, divisibile, sia estranea al sistema del debito e permetta, in poco spazio e peso, di concentrare in sé una grande quantità di potere d’acquisto.
Non da ultimo: è una risorsa tangibile ed indipendente da qualsiasi fonte energetica.
Per chi ancora pensa che non valga la pena di sbattersi nell’investire in oro perché “tanto poi ce lo confiscano ed è tutta fatica sprecata” oppure “perché se vien giù tutto non c’è nulla da difendere” o ancora “perché non c’è nessuno a cui rivenderlo”, affrontiamo il discorso con un esempio e, ci auguriamo, per l’ultima volta.
L’assicurazione dell’auto, quella per incidenti e danni a terzi, è obbligatoria.
Anche tu l’hai fatta e l’hai rinnovata per anni.
Magari sono 20 anni e più che guidi, e nella tua vita avrai fatto si e no un paio di leggeri tamponamenti con cui te la sei cavata con una constatazione amichevole e qualche centone buttato via.
Non sei un provocatore d’incidenti seriale e sono sicuro che tra noi c’è anche chi ha avuto la fortuna di non esserne mai coinvolto o addirittura di non aver preso nemmeno una multa.
Pensate quindi di aver buttato via, ogni santo anno, una marea di soldi in assicurazioni auto che mai vi sono servite?
Se sì, poniamo caso abbiate deciso di non coprirvi con l’assicurazione per quest’anno.
Tanto a voi non capita mai nulla e, soprattutto, siete dei guidatori provetti, attenti e ultra-prudenti.
Accecàti da questa convinzione, passate dal sopportare una percentuale di rischio per risarcimento danni in caso di incidente prossima allo zero, al 100% dei rischi.
E lo fate con tutti i vostri beni personali, non con quelli dell’assicuratore.
Vuoi che per un improvviso acquazzone, una nevicata, la stanchezza per una giornata più faticosa del solito o la scarsa visibilità, vi capiti di provocare l’unico incidente della vostra vita.
All’improvviso, accade l’impensabile, l’evento impossibile, quel black swan di cui parlano tanto Kant e gli inglesi.
Come la mettiamo?
Provocare un centinaio di migliaia di euro di danni non è così difficile, tra danni materiali, morali e spese mediche.
E’ più difficile, invece, dover ripagare personalmente i danni, attingendo dal proprio conto corrente e se, come è probabile, le cifre caricate in banca non dovessero bastare, magari dovrete vendere l’ultima auto funzionante, dovrete forse mettere in vendita la vostra abitazione, e ridurre il vostro stile di vita all’osso per anni, per il semplice fatto di esservi intestarditi nel correre dei rischi che non potevate sopportare.
E, senza auto, come vi recherete al lavoro? Sarete in grado di tenervelo? Dove passerete le notti? Potrete rimanere ancora nella città in cui vivete o dovrete spostarvi? Come provvederete al futuro della vostra famiglia?
E soprattutto: vale la pena vivere quest’incubo per aver saltato un’annualità dell’assicurazione?
L’oro, spero l’abbiate capito, è un contratto di assicurazione.
Solo più giallo.
Più lucido.
Più redditizio.
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8 risposte
non ho capito bene il senso dell’articolo. Da una parte si paventa il rischio della confisca e dall’altro si invita ad investire in oro. Comunque per quanto riguarda la confisca, basta tenerselo a casa o in posto sicuro, tipo seppellirlo in giardino.
concordo con l’autore che in caso di disfatta completa del sistema economico mondiale conseguente una catastrofe , che tuttavia, da persona comune, ritengo improbabile, penso anche che gli unici beni rifugio siano quelli che risalgono ai tempi antichi: la terra e l’oro – la terra la si coltiva e cio’ che si coltiva lo si vende in cambio dell’oro. Ma e’ anche vero che si tornerebbe al medioevo e di cio’ non nesono tanto sicuro
Magari ci sequestrassero l’oro… Forse finalmente la gente si sceglierebbe e andrebbe a Roma a cacciare a calci nel sedere un po’ di persone…pertanto,data l’insistenza di una simile prospettiva, possiamo stare tutti sereni.
Buonasera signori. Magari venisse contemplata l’ipotesi di un confisca dell’oro: significherebbe dargli importanza. Noi fans del metallo giallo stiamo diventando patetici, mentre qualcosa d’altro sta viaggiando trionfalmente. http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-11-15/oro-contro-bitcoin-qualcuno-e-gia-sfida–215753.shtml
Le criptovalute sono nate e svolgono al meglio la loro funzione se usate come merce di scambio al pari di e-bay. si eliminano camere di compensazione, banche centrali, inutili burocrati ecc. purtroppo si prestano anche a riciclaggio e sono e rimangono solo una ragione di scambio. quello che c’è di sbagliato è che la ragione di scambio, il Bitcoin, diventi essa stessa un investimento. Nessuna divisa ha mai avuto nella storia dell’uomo un apprezzamento pari a quello dei Bitcoin. Crescerà ancora? certo! Molto ancora? probabilmente si. ma cercate di non vendere la casa per comprare un tulipano!
Noto che un mio commento è scomparso. Non posso credere che si tratti di censura.
Ciao Michele,
Scomodare il termine “censura” per aver rimosso un commento non costruttivo e di scarsa cortesia come “Ecco a cosa mi riferivo quando parlavo di “patetici”” in risposta a quanto espresso da un altro utente, è un palese tentativo di elemosinare attenzione.
Esprimere pareri negativi o critiche agli articoli pubblicati su questo blog, ti rassicuro, è lecito.
Superare i limiti della buona condotta e giudicare in modo alquanto irritante quanto scritto da altri utenti, che come te hanno diritto di commentare ed esprimersi, è tutta un’altra storia.
Il semplice cancellare quel tuo commento (senza tirare su polveroni di alcun tipo) non è stata censura, bensì un eccesso di buon gusto da parte nostra.
Egregio sig. Lorenzo, prima di tutto lungi da me voler offendere chicchessia e, se ho dato questa impressione, chiedo umilmente scusa. Chiarisco che per “patetici” intendevo me per primo, come tra l’altro ho ben specificato in precedenza. Comunque, ovviamente, rispetto le scelte dello staff laddove interviene con buon gusto, lo stesso che è venuto meno nei miei confronti, nel momento in cui vengono additato come un mendicante di attenzione.