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Le 3 fasi di un mercato Toro

In qualsiasi mercato toro tendono ad esserci 3 fasi…

Fase 1. La fase della Negazione
La prima fase di un mercato toro ha inizio proprio quando il mercato orso vive le sue fasi conclusive. Infatti, dopo un mercato pluriennale al ribasso le persone ancora interessate, o che attendono che sia toccato il fondo sono davvero poche.

Un esempio emblematico che è possibile prendere in considerazione al riguardo è il comportamento avuto dal mercato azionario nei primi anni ottanta: per oltre 16 anni questo mercato non era andato da nessuna parte. Nel 1966 il Dow Jones industrial Average aveva raggiunto i 1.000 punti e alla fine del 1982 il Dow si trovava nuovamente agli stessi livelli (1.000 punti). In pratica aveva zig-zagato per questi 16 anni ma finì all’incirca dove aveva iniziato.

Per l’investitore che segue il motto del “compra e mantieni” questo periodo è stato un fallimento. Tanto che la maggior parte degli investitori aveva di conseguenza abbandonato questo mercato, cominciando invece a prestare molta attenzione ai settori caldi di giornata, quali titoli e metalli preziosi.

Siccome nei cicli di lungo periodo il trend delle classi di asset è altalenante in quanto attraversato da numerosi piccoli cicli in contro tendenza, è stato in questi ultimi che la gente alla ricerca del “tempo in cui si sarebbe toccato il fondo” si è ripetutamente imbattuta, cadendo ancora una volta nella trappola dell’acquisto in rally da “contro-ciclo”.

Credere che il mercato abbia finalmente trovato il fondo – solo perché ad un certo punto il fondo abbandona il mercato, ancora una volta tende a bruciare i risparmi dell’investitore.

Così, quando un vero fondo si è infine formato, molti tra i partecipanti rimangono fortemente perplessi, dubitando che si tratti veramente del fondo, pertanto preferiscono stare lontano dal mercato, nonostante esso continui a salire sempre più in alto.

Fase 2. La Fase del muro della Preoccupazione
Questa fase intermedia si sviluppa nel momento in cui il pubblico diventa consapevole che questo nuovo mercato si sta muovendo più in alto. È inoltre in genere la più lunga delle tre fasi.

I giornalisti finanziari e di borsa iniziano a parlare in TV di questo nuovo settore, e ad intervistare gli esperti. Per rendere la cosa più “equilibrata” interpellano sia quelli schierati a favore del toro che dell’orso. Ogni esperto ha un argomento convincente per spiegare perché l’altro “esperto” si sbaglia e perché il prezzo di questo nuovo mercato dovrebbe andare nella direzione che ciascuno pensa sia inevitabile che vada.

Il pubblico di solito ha difficoltà a intervenire con investimenti in questa fase perché c’è tanta incertezza. Esso è da poco venuto a conoscenza che questo mercato si sta muovendo più in alto, ma in un angolo remoto della sua mente rimane vivo il ricordo che non troppo tempo prima questo mercato stava andando giù, un anno dopo l’altro, e così continua a pensare agli argomenti che spiegano il perché investire in questo mercato sia rischioso.

Esempi di questa fase sono i mercati azionari nella prima metà degli anni 80 e nella prima metà degli anni 90. La maggior parte del pubblico era consapevole che il mercato azionario stava facendo guadagni, ma era lento a investire in modo aggressivo in esso, perché il dolore degli ultimi mercati orso era ancora fresco nella sua mente.

Il termine “muro di preoccupazione” si riferisce al detto che “Un mercato toro deve scalare una parete di preoccupazione, ma un mercato orso scivola giù per il pendio della speranza”. Questo è un concetto importante da capire. Come un mercato toro stia avanzando non è ben percepito dagli investitori in questa fase.

Gli scettici vanno ovunque a spiegare pubblicamente che i recenti progressi in questo mercato sfumeranno nel nulla di fatto e il perché questa classe di investimento dovrà presto cadere nel dimenticatoio. Un investitore che scelga di investire comunque deve decidere per se stesso da che parte stare, investire, e aspettare.

E’ solo dopo diversi anni di guadagni consistenti che gli oppositori iniziano ad attenuare il loro pessimismo, permettendo ai partecipanti di sentirsi bene con gli investimenti che hanno fatto. Quando i media combinano questo nuovo atteggiamento ottimistico con un grafico dei guadagni ottenuti finora, di conseguenza lo stato d’animo si sposta per il meglio e si entra nella fase successiva.

Fase 3. La fase dell’Euforia
Finalmente ci si sente bene. La maggior parte degli esperti che erano decisamente ribassisti durante la seconda fase ora hanno cambiato idea e si spendono per decantare le virtù di questa classe di investimento.

Appena i media salgono a bordo di questa nuova idea e iniziano a credere in essa, tendono ad intervistare i pochi analisti “guastafeste” rimasti, che continuano a pensare che questo investimento rimane una cattiva idea al fine di dare al pubblico una visione ancora più polarizzata che invece è questo investimento giusto.

Finalmente, dopo tutti questi anni di affannosa ricerca, l’umanità ha trovato l’investimento perfetto! Questo è ora il tempo in cui ci si attende di passare alla cassa per incamerare i proventi dell’investimento fatto. E’ il tempo in cui le persone possono arricchirsi.

Il pubblico investe in massa in questo strumento e l’offerta raggiunge i prezzi più elevati, determinando un’ accelerazione dei guadagni, rendendo l’investimento molto più emozionante per tutti coloro che non hanno completamente ancora investito.

Tuttavia, quando la maggioranza degli investitori ha aderito al partito poi un problema comincia a verificarsi. Non ci sono abbastanza nuovi investitori che concorrono ad aumentare rapidamente il prezzo di questo bene, così il prezzo comincia a rallentare.

A volte i mercati toro finiscono col botto, mentre altre volte disegnano lunghi archi sul grafico, in modo che una volta raggiunto il top iniziano ad andare a testa in giù. Si è soliti dire che, in questo caso, “l’orso scivola giù per il pendio della speranza”.

Bisogna tenere presente che è la terza fase quella in cui più di tutte si è completamente convinti che questo investimento sia quasi infallibile. Anche se il mercato si avvia verso il basso le persone sono sicure che si tratti soltanto di una momentanea battuta d’arresto e rimangono nell’investimento, spesso implementando le loro posizioni.

Un esempio di questo comportamento mentale lo abbiamo riscontrato alla fine della bolla dot-com, nel marzo del 2000. Sia singoli privati investitori che le grandi società di investimento erano così convinti che eravamo davvero entrati in un “nuovo paradigma” che nessuno poteva permettersi di dire a se stesso che la festa era finita. Hanno resistito “sperando” in un suo ritorno. Molti di loro hanno accompagnato il mercato verso il basso, spazzando via gran parte della loro ricchezza.

Una volta raggiunto il picco del mercato si entra poi nella fase “mercato orso” che passa attraverso il processo fino a quando non ci sono più venditori. Solo allora, quando è passato il tempo sufficiente a far dimenticare, il toro riemerge dalle ceneri per ritornare a ripetere ancora una volta le fasi “del mercato Toro” molti anni dopo.

Vi sembra un po’ troppo semplice? Non credetemi. Ripensate a tutti i bull-market a cui abbiate mai assistito. C’era una fase 1, una fase 2 e una fase 3?

Poniamo il caso di aver fatto contemporaneamente degli investimenti nel settore immobiliare, nei metalli preziosi e nel mercato azionario. Secondo voi in quale delle tre fasi di mercato si trova ciascuno di questi investimenti?

 

Traduzione di Donato Massaro

L’articolo integrale (di Brent Harmes) lo potete trovare a questo link:
https://news.goldseek.com/GoldSeek/1394031600.php

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

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