ricchezza nel tempo

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Fesso chi non investe nel Dow Jones!

Mai nell’intera storia finanziaria degli Stati Uniti, l’investimento in azioni è stato così profittevole.

Chi vuole bagnarsi il becco pizzicando un po’ di azioni per il 2018?

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Non abbiamo mai visto un anno migliore di questo per investire nel mercato azionario.

Subito dopo l’elezione del “rottamatore” Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti il Dow Jones ha sfondato quota 20.000 punti per la prima volta nella sua storia, questo lunedì, invece, il Dow ha chiuso con un nuovo record a 24,792.20 punti e pare non abbia voglia di smettere.

Nel solo 2017, il Dow Jones Industrial Average è esploso al rialzo di 5.000 punti e ciò distrugge qualsiasi precedente record: nel segnare quello realizzato nel 2013, il Dow era aumentato di miseri 3.472 punti

Non solo: il 2017 è il primo ed unico anno in cui il Dow è salito ogni mese e negli ultimi 12 non si è mai registrato una perdita giornaliera superiore al 3.0%.

Un miracolo.

Strano che si senta DeshGold parlare bene del mercato azionario?

Già, ne parliamo bene, benissimo.

Speriamo solo che ci li legga abbia la lungimiranza di comprendere che un mercato in cui tutto va a rose e fiori, in cui non ci sono cali, ritracciamenti ma solo nuovi picchi, non è un mercato sano.

Non lo è soprattutto se si pensa che questo gonfiarsi dei prezzi sia stato provocato da un livello di interventismo coordinato delle banche centrali lungo 10 anni ed mai eguagliato nella storia dei mercati.

Liquidità che ha semplicemente permesso il trasferimento dei rischi del sistema dalle banche private a quelle centrali mentre con quegli stessi fondi le banche hanno solo saputo fare di peggio: gonfiare i bilanci, ricomprare le proprie azioni, gonfiare i prezzi dei loro titoli per dare una parvenza di guadagno agli investitori e garantendo lauti compensi a managers ed amministratori.

Questa bolla artificiale non è diversa da tutte le altre bolle che si sono concluse con un tremendo crollo.

Non è una bolla, dite?

In 351 giorni trascorsi del 2017, il Dow è arrivato a chiusura negoziazioni segnando un record nella quotazione per ben 70 volte. Da novembre scorso – vittoria di Trump – ha guadagnato il 34%.

Su quali fondamentali si basi questo 34%, estrapolato dalla media delle prestazioni dei titoli di 30 aziende americane al top, è difficile dirlo.

Non è importato l’acuirsi delle drammatiche situazioni politiche in Europa ed America, geopolitiche in Medio Oriente, gli uragani, le minacce nucleari, il dispiegamento di mezza flotta statunitense nel Mar Cinese Meridionale.

Agli azionisti di queste aziende ciò che accade nel mondo semplicemente non importa.

Salgono e salgono ancora perché, appunto, sono diventate un sistema chiuso, alimentato dalle pratiche scorrette di chi governa la politica monetaria da cui dipendono.

Ma ora i jolly sono finiti ed un solo passo falso della FED porterà al definitivo crollo di questo fragile castello di carte.

Difatti, con incredibile tempismo, la Yellen decide di uscire di scena, fregiandosi così del titolo di unico governatore della FED a non aver mai vissuto una recessione, in 103 anni di storia dell’istituto.

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Petro-Yuan ed oro: cosa accade in prima linea?

La scorsa settimana il governo cinese ha effettuato una due giorni di test sui suoi inediti futures sul petrolio, – denominati in Yuan e convertibili in oro – alimentando così le voci di un loro imminente debutto sul mercato delle commodities di Shanghai, con alcuni che addirittura indicano la vigilia di Natale quale data di debutto ufficiale.

Se questi futures dovessero divenire realtà, porrebbero fine a ben più di 40 anni di incontrastata egemonia del dollaro statunitense nel regolare le transazioni finanziarie fra esportatori ed importatori di petrolio, inaugurando l’era del già ribattezzato Petro-yuan.

Ultimo di una lunga fila di paesi a manifestare il proprio interesse nel liberarsi del dollaro in favore dello yuan è lo stesso Pakistan, per voce del suo Ministro degli Interni, in occasione dell’inaugurazione del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC).

Chiaramente visibile il supporto su cui si sta muovendo l’oro nel grafico settimanale in dollari.

L’oro, dal canto suo, mostra nuovi segni di vitalità dopo aver formato un deciso minimo e confermando, ancora una volta, lo scenario di un forte mercato toro partito a novembre 2015 e confermato dai minimi crescenti di dicembre 2016, luglio 2017 e quello registrato lo scorso 12 dicembre.

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Staff DeshGold

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4 risposte

  1. Ma il DOW andava preso soprattutto quando Voi consigliavate di investire in oro fisico. Rivenduto oggi non sarebbe male !! Probabilmente per chi prende il DOW oggi ci sono ancora tempi buoni. La nuova normativa fiscale USA e il prezzo del petrolio che dovrebbe guadagnare area $ 80 nell’arco del prossimo anno e i tre rialzi del costo danaro confermati dalla Fed per il 2018 aiuteranno ancora i listini e il mercato obbligazionario. L’oro naviga su un buon prezzo e l’attuale forbice non lascerà presto, buona per il trading !! Cosa fondamentale: Non mettere tutte le uova nello stesso paniere !! se ti cade il paniere fai la frittata…………. Una vecchia favola racconta della donzella che andava a vendere la ricottina al mercato che all’usanza contadina portava sulla testa. dopo aver fantasticato per tutto il viaggio sui guadagni che avrebbe fatto, prima della porta del paese gli cade il fazzoletto e lei si china per raccoglierlo……. fine della favola. Ah …. la ricottina é caduta in terra !!

  2. mi riallaccio all’ultimo paragrafo dove si abbandonano i fondamentali e ci si dà all’analisi tecnica. tutto vero ma io aggiungerei che a settembre 2017 non si è superato il massimo di luglio 2016, quindi per (in base all’analisi tecnica) dichiarare un definitivo mercato toro di lungo termine io aspetterei un superamento di 1374 (massimo dell’onda precedente di appunto luglio 2016)

  3. Graficamente state lontano dall’oro ed azioni minerarie. Hanno troppi debiti e l’oro non porta guadagno. Questa una mia modesta visione che prontamente può essere smentita da fatti e non parole.

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