ricchezza nel tempo

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Barometro Oro: 20.Apr.2013

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L’oro ha aperto la settimana a $1.480,00 e ha chiuso a $1.401,00.
Alla divisione Comex del New York Mercantile Excahnge (Nymex), i contratti futures sull’oro,per consegna a giugno sono quotati a $1.395,60.[/panel]

La veemenza della recente ondata ribassista concentratasi in appena due sedute di contrattazioni (venerdi’ 12 e lunedi’ 15) ha creato alcune incertezze nel quadro tecnico previsionale di breve termine, mentre il contesto di medio-lungo termine rimane invariato al rialzo.

Pertanto, ai fini di una corretta analisi dell’attuale congiuntura, dobbiamo prendere in seria considerazione la violazione di alcuni importanti supporti tecnici i quali potrebbero cedere di nuovo nel breve periodo materializzandosi in ulteriori ribassi delle quotazioni.

Il metallo giallo ha sfondato al ribasso la media mobile a 200 giorni ($1.435,00) ed e’ fuoriuscito dal canale di consolidamento laterale in cui si era posto da settembre 2011.

Se la correzione attuale dovesse riproporsi identica alla discesa che prese forma tra il mese di marzo e ottobre del 2008, potremmo assistere a un’ulteriore correzione verso il supporto posto a $1.280,00. La correzione, in termini percentuali, sarebbe identica a quella concretizzatasi nel 2008 (34%).

L’attuale decelerazione nelle quotazioni ha una parziale giustificazione macroeconomica consistente nell’ipotesi di una instaurazione di un periodo di deflazione a livello globale. Cio’ e’ confermato dalle quotazioni del rame, il quale e’ un indice anticipatore della forza espansiva (o di contrazione) dell’economia globale.

Il rame e’ utilizzato nell’industria manifatturiera, nell’edilizia e nell’industria elettronica. Un rallentamento delle sue quotazioni indica una contrazione dell’economia reale; per converso, un suo rafforzamento sta a indicare la forza espansiva dello stato economico globale.

Il cedimento delle quotazioni del rame da sei mesi a questa parte e’ indice di una forte frenata dell’economia reale. Quindi la caduta delle quotazioni dei preziosi e’ da mettere parzialmente in relazione con l’instaurarsi di condizioni deflazionistiche globali.

I mercati azionari hanno espresso un movimento rialzista nettamente divergente rispetto all’andamento delle quotazioni del rame toccando i loro massimi settimana scorsa. E’ evidente che detta divergenza non e’ sostenibile a lungo in quanto il mercato azionario e’ altamente correlato al mercato del rame. Pertanto una forte discesa del mercato azionario dovrebbe essere alle porte.

Se questo cedimento dell’azionario dovesse verificarsi a breve termine non escludiamo un ulteriore cedimento del mercato dell’oro verso i $1.280,00.

Questo supporto e’ fondamentale in quanto sotto questo livello di quotazione una sostanziale quantita’ di produzione mineraria e’ a rischio collasso.

Se prendiamo in considerazione l’analisi delle  altre materie prime industriali (alluminio, zinco, nickel, piombo) constatiamo che le quotazioni delle stesse sono anche’esse ai minimi da piu’ di sei mesi a questa parte. E’ evidente quindi che le forze deflazionistiche globali stanno prendendo il posto delle tensioni inflazionistiche.

E’ altresi’ palese che l’instaurazione di un periodo piu’ o meno lungo di deflazione potrebbe far collassare in modo definitivo la bolla mondiale del debito. Le pressioni deflazionistiche incidono in modo negativo sulla crescita del PIL mondiale il quale in queste condizioni economiche tende a contrarsi drammaticamente.

Allo stato attuale la crescita del PIL globale non riesce neppure a garantire il pagamento di tre quarti di interessi sulla bolla del debito globale (il capitale non e’ gia’ piu’ rimborsabile).

Una fase di forte deflazione inciderebbe sfavorevolmente sulla crescita del PIL erodendo ulteriormente la possibilita’ di saldare gli interessi sul servizio del debito. Il sistema finanziario si avvierebbe definitivamente al collasso finale.

Oltre a ragioni macroeconomiche, il crollo dell’oro verificatosi venerdi’ scorso e all’inizio di questa settimana e’ stato causato da movimenti ribassisti prettamente speculativi.

L’inizio del cedimento e’ avvenuto venerdi’ sui mercati a termine statunitensi.

Un ordine di vendita pari a 6 miliardi di dollari americani (ovvero per 124,4 tonnellate di oro – equivalenti a 4 milioni di once) ha causato il declino dei prezzi. L’ordine di vendita e’ stato piazzato da fondi speculativi riconducibili a Merrill Lynch. Non si trattava di oro fisico, ma di oro di carta (paper gold).

Questo primo ribasso e’ stato amplificato da una seconda ondata di vendite sui mercati a termine sintetici per lo stratosferico ammontare di 15 miliardi di dollari (equivalenti a 300 tonnellate di oro). Il tutto si e’ svolto nell’arco di soli 35 minuti di contrattazioni.

Hedge funds, bullion banks, grandi fondi d’investimento, possono manipolare il prezzo dei metalli preziosi agendo sui mercati futures, costruendo un enorme castello di posizioni “corte” in vendita (short position). Questi fondi agiscono con leva finanziaria pari a 20:1.

E’ esattamente quello che e’ accaduto venerdi.

Da venerdi’ scorso a lunedi’ abbiamo riscontrato ordini di vendita sui mercati futures pari a 400 tonnellate di oro. 400 tonnellate di oro sono equivalenti al 15% della produzione annuale di metallo giallo.

I ribassi sono amplificati all’inverosimile dalle vendite allo scoperto (naked short) e dai software di compravendita automatizzata (high frequency trading).

Ricordiamo che i magazzini del COMEX (mercato a termine sintetico di New York) riscontrano il maggior calo delle scorte da settembre 2009.

Nei primi tre mesi di quest’anno i cali sono stati quasi superiori al 17% portando le scorte a un minimo di 286,60 tonnellate metriche di oro. I fondi speculativi e le bullion banks in meno di due giorni di trading hanno venduto oltre 524 tonnellate di oro di carta (paper gold), quasi il doppio delle riserve fisiche detenute al COMEX.

La richiesta fatta dai brokers (intermediari) dei mercati a termine ai propri clienti (fondi speculativi) di integrare i “margin calls” ovvero i depositi in garanzia che i fondi costituiscono per potere operare in questi mercati, ha autoalimentato la furia ribassista delle quotazioni.

Quando sui mercati si instaurano forti pressioni ribassiste, i brokers dei mercati a termine richiedono l’aumento dei margini di garanzia per evitare di sostenere le perdite dell’investitore-cliente.

E’ evidente che coloro i quali hanno orchestrato l’attacco ribassista avevano previsto che i brokers, visti i consistenti ribassi delle quotazioni, avrebbero richiesto ai loro clienti le integrazioni ai depositi (margin calls) scatenando quindi ulteriori vendite da “stop loss”.

E’ stato un chiaro attacco di “guerra psicologica” (psychological warfare).

Il fine dell’offensiva contro i preziosi e’ indubbio: screditare il loro ruolo di “bene rifugio” ed evitare una fuga di capitali in oro e argento, trattenendoli presso il sistema finanziario.

A questo punto stabilitosi un clima di “panic selling” sono scattati i software di compravendita automatizzata che hanno fatto partire gli “stop loss” (stop alle perdite), quindi il crollo si e’ trasformato in una vera e propria valanga.

Contestualmente al crollo dei prezzi dell’oro sui mercati futures di New York, la LBMA di Londra (la piattaforma ove si compera e vende il metallo fisico reale) bloccava fraudolentemente ogni tipo di acquisto adducendo come giustificazione un improvviso guasto tecnico al sistema.

Pertanto la LBMA “congelava” di fatto gli acquisti e le vendite di metalli preziosi fisici.

I detentori di oro e argento fisico non potevano piu’ operare, ne’ in acquisto ne’ in vendita. In pratica, per non essere travolti dalle perdite, i possessori di metalli fisici sono dovuti ricorrere ai mercati sinteci “futures” alimentando le posizioni in vendita – “short” (per poi riconvertirle in “lunghe” – acquisto – non appena il mercato fisico si fosse sbloccato).

Questo ha ulteriormente dilatato la pressione ribassista sulle quotazioni.

Il congelamento del mercato fisico alla piattaforma della LBMA sembra essere stato orchestrato con il fine di esasperare le vendite da panico (o comunque si tratta certamente di una inusuale “coincidenza”).

L’unico evento che puo’ approssimarsi a quello accaduto venerdi’ 12 e lunedi’ 16, uguale per intensita’ e virulenza ribassista, e’ accaduto il 19 ottobre 1987.

In quella occasione la Bank of England, sotto pressione congiunta della Fed e del Dipartimento del Tesoro Statunitense, fu costretta a prendere in prestito un rilevante stock di oro dal Fondo Monetario Internazionale per rivenderlo successivamente sul mercato e farne crollare le quotazioni.

L’impatto ribassista fu rilevante: in una sola giornata le quotazioni dell’oro calarono di oltre $100,00.

La Bank of England per innescare l’effetto “vendite da panico” (panic selling) dovette pero’ vendere oro fisico, non oro di carta. Al contrario della fase odierna, i mercati dei derivati (sebbene gia’ sviluppati), non erano ipertrofici come quelli odierni.

Dietro questo attacco premeditato ci sarebbe la Federal Reserve e le sue politiche di sostegno indiscriminato al dollaro e il suo status di “valuta di riserva mondiale”. L’opinione e’ del Dr. Paul Craig Roberts, Ex Assistente al Dipartimento del Tesoro con i governi Reagan.

Secondo il Dr. Roberts la Fed avrebbe fatto filtrare la voce alle grandi case di brokeraggio (Goldman Sachs, Merrill Lynch), che molti hedge funds e altri grossi investitori stavano alleggerendo le proprie posizioni su oro e argento. Queste a loro volta avrebbero suggerito ai clienti di ridurre drasticamente gli investimenti nei metalli preziosi, contribuendo attivamente all’inizio del calo.

I media mainstream hanno motivato il ribasso adducendo il fatto che alcuni Stati Occidentali fortemente indebitati (tra cui l’Italia), sarebbero costretti a svendere le riserve auree sul mercato per fare fronte ai propri debiti.

Tesi priva di qualsivoglia fondamento; argomentazione esposta in malafede o giocata sulla mancanza di conoscenza del mercato dei metalli preziosi da parte del grande pubblico.

Le Banche Centrali Occidentali non posseggono tutte le riserve che dichiarano di detenere. Parte delle stesse, negli anni scorsi, sono state date in prestito come collaterale o ipotecate per altre operazioni finanziarie. Parte sono collocate fuori dal territorio nazionale e non se ne ha la immediata disponibilita’.

Prendiamo l’esempio della Germania. La Bundesbank ha chiesto il rimpatrio di 300 tonnellate di oro dagli USA. Gli Stati Uniti restituiranno quanto richiesto dai tedeschi nel lasso di tempo di 7 anni.

E’ evidente che non ne sono in possesso, altrimenti non avrebbero atteso 7 anni per restituirle. Oppure, se ne sono in possesso, ne centellinano la consegna in modo tale da detenere sul proprio territorio la maggior parte di riserve possibili in caso di stress finanziario.

In secondo luogo, anche se gli Stati in difficolta’ dovessero svendere sul mercato parte delle riserve auree, la domanda sarebbe assorbita facilmente dalla Cina. Il Paese del Dragone possiede riserve in dollari americani tali da acquistare tutto l’oro detenuto dalle Banche Centrali, per ben due volte.

Riepilogando:

– il trend rialzista dell’oro rimane  intatto e i suoi fondamentali sono invariati.

– l’elevata liquidita’ nel sistema finanziario tendera’, in prospettiva, ad aumentare considerevolmente. L’instaurarsi di condizioni deflazionistiche dovra’ essere osteggiato con ulteriore espansione di riserva di valuta da parte delle Banche Centrali (oltre a quella gia’ immessa nel sistema)

– prosecuzione della fase di bassi tassi d’interesse

– prosecuzione degli acquisti di oro da parte delle Banche Centrali

– protezione contro rischi di collassi finanziari sistemici e rischi di forti tensioni geopolitiche

NOTA
Il Barometro riprendera’ la normale pubblicazione da Sabato 4 Maggio 2013.

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

9 risposte

  1. Se il mercato azionario (americano) crolla, perchè l’oro dovrebbe stornare fino a 1250$ ?

    Non dovrebbe al contrario correre al rialzo come ” safe haven” ?

    Oppure gli operatori venderebbero oro per coprire le perdite nell’azionario??

  2. Ciao Carlo,
    non vi e’ una relazione diretta fra i due mercato, ma ritengo che se dovesse verificarsi un crash dell’azionario, anche il mercato dell’oro possa stornare al ribasso sino a un minimo di $1.260 – $1.280.

    E’ vero che la sua funzione di bene-rifugio dovrebbe favorirlo nelle fasi di elevata’ instabilita’: ma e’ altrettanto vero che:

    1) si stanno instaurando condizioni deflazionistiche globali;
    2) se dovesse verificarsi un crash dell’azionario, e’ molto probabile che i fondi speculativi si posizionino “corti (in vendita – short) sull’oro per fare cassa.

    E’ una probabilita’; puo’ verificarsi anche la condizione opposta.

    Nell’agosto 2011, assistemmo al crash azionario globale contestualmente al picco dell’oro; ma alloro non vi erano condizioni prettamente deflazionistiche come le attuali e molti fondi compensarono le perdite sull’azionario entrando vigorosamente in leva sui mercati futures sintetici (contestualmente a una fortissima richiesta di oro fisico da parte di grandi fondi d’investimento e un’altrettanta vigorosa richiesta da parte risparmiatori retail).

    Oggi il sistema finanziario globale e’ deteriorato all’inverosimile: non escludo, pertanto, che se dovesse verificarsi il crack dell’azionario, molti fondi dovranno “svendere” oro per fare cassa. Ma il supporto a $1.280 e’ fondamentale; sotto questo la produzione mineraria collassa in quanto le companies non mietono piu’ utili per fronteggiare costi fissi sempre maggiori.

    Ciao

    Riccardo G.
    Analyst & Research
    https://www.deshgold.com

  3. Ciao Carlo,
    concordo anche io sui prezzi prospettati da molti reports. Pero’ attenzione a eventuali storni dell’azionario, come dicevo sopra; potremmo assistere a momentanei ribassi anche dei preziosi, proprio come durante la crisi Lehman del 2008.

    Sul medio-lungo periodo l’oro e’ vincente, non v’e’ dubbio in proposito.

    Ciao

    Riccardo G.
    Analyst & Research
    https://www.deshgold.com

  4. secondo voi dovendo vendere dell’oro fisico e’ meglio farselopagare in dollari, euro o yen ?
    o non c’e’ nessuna differenza ?
    grazie sergio

  5. Ciao Sergio,
    escluderei lo yen giapponese. E’ in caduta libera su tutte le principali valute mondiali da sei mesi a questa parte. E contro l’oro se la sta passando veramente male. Se tu dovessi vendere in Yen, tramutali subito in altra valuta (dollari o Euro, o ancora meglio in dollari neozelandesi). Ritengo che lo yen si indebolira’ ulteriormente contro tutte le altre valute.

    Quindi e’ da preferirsi un realizzo in dollari americani o Euro

    Ciao

    Riccardo G.
    Analyst & Research
    https://www.deshgold.com

  6. ….BUON GIORNO,
    ALLORA SECONDO ME È BUONA VISIONE IN FATTO CHE IL RAME MARCA LA TEMPERATURA DELL’ECONOMIA, INFATTI AUTOMOBILI, CASE, ARTICOLI ELETTRICI ED ELETTRONICI, TUTTI USANO RAME.

    IL FATTO CHE CI CHIEDIAMO : PERCHE ALLORA I MERCATI BORSATILI VANNO AL RIALZO ???
    E L’UNICA RISPOSTA CHE POSSO DARE È IL FATTO CHE LA STAMPA DI TANTI BIGLIETTI DA PARTE DEI GOVERNI, ( IN USA NE STAMPANO 85 MIGLIARDI AL MESE ) DEVE APPRODARE DA QUALCHE PARTE, …E LA BOLLICINA BORSATILE SI STÀ GONFIANDO.

    CRAZIE CIAO DANILO

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