ricchezza nel tempo

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Barometro Oro: 05.Set.2015

“Quando le quotazioni dell’oro fuoriusciranno dal mercato orso che le attanaglia e le serra in una soffocante morsa, da almeno 4 anni?”

Uno dei compiti dell’analista finanziario e’ quello di ricercare le tendenze di fondo delle cause che muovono gli andamenti dei mercati, tramite lo studio dei ricorsi storici, ciclici e statistici, cercando quindi di anticiparne le tendenze di lungo periodo.

Supponiamo di trovarci oggi nel lontano 1981 (avevo 11 anni, a quel tempo e nonostante i ricordi comincino a sbiadirsi, rammento ancora i telegiornali dell’epoca che parlavano della “corsa all’oro” negli USA, durante la fine degli anni ’70).

In quell’anno le quotazioni dell’oro erano letteralmente crollate dai picchi dell’anno prima.

Alla meta’ del 1981 il Presidente USA, Ronald Reagan, istitui’ la Gold Commission che respinse ogni possibilita’ di ritorno al regime monetario “Gold Standard” per gli USA (gli unici due membri che votarono a favore furono il deputato Ron Paul e l’uomo d’affari Lewis Lehrman).

Nel 1980, la FED di Paul Volcker aumento’ i tassi d’interesse portandoli al 20%.

Volcker scateno’ la recessione a livello mondiale ma i tassi d’inflazione furono gradualmente ridotti come da obiettivo della FED.

Le quotazioni dell’oro subirono una pesante battuta d’arresto e, anche allora, gli investitori si chiedevano “i prezzi dell’oro hanno toccato il fondo”?

Per rispondere a questo quesito, un investitore statunitense, per esempio, avrebbe dovuto effettuare un paio di calcoli.

Le quotazioni dell’oro si erano mosse al rialzo di oltre il 2.000% dall’abbandono del Gold Standard Exchange da parte degli USA, nell’agosto del 1971 (le quotazioni decollarono da $35 per oncia a oltre 800,00 nel 1980, a causa del debito interno, dell’inflazione, della perdita di fiducia nel dollaro e da almeno 15 anni di espansione monetaria ininterrotta – dal 1960 al 1975 a causa della in Vietnam).

Nei successivi 20 anni le quotazioni dell’oro rimasero “laterali”, all’interno di una tendenza di mercato indefinita, dopo aver toccato un minimo al ribasso del 65% rispetto ai picchi del 1980.

Le condizioni per uno storico rialzo dell’oro erano terminate: i mercati avevano riacquisito fiducia nel dollaro americano dopo gli imponenti rialzi dei tassi della FED.

Nonostante alcuni ribassi significativi dal 1986, il biglietto verde fu agevolato dagli ingenti flussi di capitali globali che confluivano sui mercati obbligazionari, sui mercati a termine USA – futures – delle commodities e sui mercati azionari (nonostante il crack dell’ottobre 1987), determinandone uno storico rafforzamento nei confronti di tutte le altre valute mondiali.

Dal 1989 al 1991 si disgregava “L’impero del Male” (URSS e nazioni del Patto di Varsavia), cadeva il Muro di Berlino e iniziava la cosiddetta era “Unipolare” degli USA e la Fine della Storia (per parafrasare una celebre opera dell’epoca di Francis Fukuyama).

Il “Mondo Libero” (ovvero l’Occidente), guidato dagli USA, pertanto, con la fine della Guerra Fredda, era rimasto l’unico grande “player” globale, in grado di dettare l’agenda politica, geopolitica, militare, finanziaria ed economica del mondo.

Le condizioni politiche, finanziarie ed economiche del ciclo storico che parte dal 1980 a inizio 2000, quindi, erano tutte favorevoli agli USA e al biglietto verde.

L’economia americana usciva vincitrice dalla Guerra Fredda e si “finanziarizzava” in modo definitivo.

Iniziava l’era delle bolle azionarie nel settore Biotech ed informatico (bolla delle cosiddette dot.com) al Nasdaq di New York, bolle finanziarie che attiravano in USA capitali speculativi da tutto il pianeta rafforzando costantemente il biglietto verde; l’indice Dow Jones raggiungeva per la prima volta nella storia quota 10.000 e la Globalizzazione a guida USA (intesa come processo di deteritorrializzazione del Capitale, della trasformazione delle societa’ Occidentali in societa’ dei consumi trainati dall’accesso sfrenato al credito contestualmente all’abbandono delle stesse della “produzione” manifatturiera, nonche’ dall’interconnessione globale dei flussi finanziari e dell’abbattimento di barriere e dazi) si estendeva a tutto il pianeta.

Attualmente l’oro, dopo il picco di settembre 2011, ha perduto circa il 40% del suo valore (ma dal 2000 al 2011 aveva corso al rialzo di circa il 600%): se il metallo giallo dovesse replicare il ribasso registrato dal 1980 in poi, dovrebbe calare ancora del 25%.

I fondamentali dell’economia non sono favorevoli a un rialzo dell’oro nell’immediato (il complesso delle materie prime e’ ai minimi da 13 anni; il prezzo del petrolio WTI flirta continuamente sui $40,00 al barile; l’economia della Cina e’ in deciso rallentamento e l’inflazione ufficiale – non quella reale – e’ sotto controllo).

Per converso: il debito pubblico (e privato) mondiale non e’ mai stato cosi’ elevato (in un periodo di relativa pace, ovvero di assenza di conflitti significativi).

I rischi geopolitici di crolli valutari e azionari sono sul punto di esplodere.

Il debito pubblico americano e’ detonato dalla crisi del 2008 (oltre 18 mila miliardi di dollari); nel 1980 era di appena 907 miliardi di dollari.

Pertanto: non sono piu’ presenti le condizioni geopolitiche, finanziarie ed economiche riscontrate all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, che catapultarono al rialzo il dollaro americano e al ribasso sia oro che argento.

Non sempre il possesso di oro fisico e’ indice di rendimenti elevati (almeno nel breve termine); pero’ costituisce una sorta di assicurazione e copertura contro altri rischi finanziari (rischi di “controparte” come default obbligazionari, pronunciati cali dei mercati azionari, ecc…).

In vari articoli di questo 2015 ho scritto che dal mio punto di vista quest’anno sarebbe stato l’anno del Grande crollo.

Non  potevo sapere, a inizio anno, quale fosse la miccia che facesse detonare una possibile implosione finanziaria, ma ero fiducioso nel fatto che la Legge Ciclica dei 7 anni avrebbe colpito proprio nel 2015, in quanto l’ultima crisi finanziaria l’avevamo registrata nel 2008.

Questa estate, con l’inizio della crisi azionaria dei mercati cinesi estesasi poi ai mercati borsistici globali e al crollo di alcune valute dei paesi emergenti (Kazakhstan, Indonesia, Malesia, ecc.) abbiamo assistito all’avvio di un importante ribasso.

Un ribasso che, a mio modo di vedere, seguendo la Legge Ciclica dei 7 anni potrebbe anche sfociare in un tracollo finanziario e valutario epico nei prossimi due mesi di trading (comunque in autunno di quest’anno).

In periodi estesi e strutturali di crisi finanziaria l’oro tende a deprimersi nelle prime fasi, ma poi sovraperforma ogni altro tipo di attivo.

Nell’autunno di quest’anno potremmo assistere a uno o piu’ eventi geopolitici, economici e finanziari che si rifletteranno negativamente su tutti i mercati e che potranno concludersi con una crisi finanziaria e valutaria su grande scala (ritengo probabile un crollo valutario in grande stile dei Paesi Emergenti – ovvero la “Periferia dell’Impero”, che si riverbera’ anche sui mercati azionari, arrivando al cuore di Wall Street e scatenando una Depressione Globale).

Ci stiamo avvicinando alla fase finale del ciclo deflazionistico e approssimandoci al caos valutario?

In questo scenario, una Federal Reserve disperata – gia’ in leva finanziaria 78 a 1, non potra’ fare altro che varare l’ennesimo piano di stimolo monetario (Quantitative Easing 4), nel disperato tentativo di rianimare l’economia mondiale (e tentare di evitare un tracollo storico dei mercati azionari).

Ci stiamo approssimando verso una crisi finanziaria e valutaria che ci condurrà alla fine di questo ciclo alle trattative globali per il  varo di un nuovo sistema valutario globale.

Gli unici assets che saranno in grado di mantenere inalterato il loro valore?

Oro e Argento fisico.

Pertanto, la domanda di inizio articolo:

“Quando le quotazioni dell’oro fuoriusciranno dal mercato orso che le attanaglia e le serra in un soffocante morsa, da almeno 4 anni?” 

mi sembra oziosa e inutile, considerata in un’ottica di breve termine a cui nessuno puo’ rispondere.

[divider]

Negli Usa aumentano le vendite annue di monete d’oro e d’argento da investimento

Nonostante un calo mensile in Agosto, la Zecca degli Stati Uniti ha registrato un solido fatturato in monete d’oro vendute l’ottavo mese dell’anno.

Secondo gli ultimi dati presenti sul suo sito internet, in agosto sono state vendute 101.500 once di monete auree “American Eagle Bullion”, in calo del 40% rispetto al mese di luglio; tuttavia, le vendite annue sono in crescita del 306% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Anche le monete auree “American Buffalo”, con 20.000 once vendute in agosto (in calo rispetto alle 32.000 once di luglio), mantengono una buona performance (in agosto 2014 ne erano state vendute 8.000 once).

Durante il mese di agosto i prezzi dell’oro sono aumentati del 4% su base mensile, con un massimo registrato nei contratti a termine (futures) per dicembre, che hanno toccato i $1.169,80 per oncia in data 24 agosto.

A luglio, invece i prezzi dell’oro avevano toccato un minimo a sei anni, a $1.085,50 per oncia.

Sempre in agosto, i prezzi dell’argento sono diminuiti dell’1,39% su base mensile (i prezzi dell’argento sono risultati molto piu’ volatili di quelli dell’oro, in agosto), con i prezzi nei contratti a termine per dicembre che hanno toccato i $13,91 per oncia (per poi salire fino a un massimo di $15,77).

La Zecca degli Stati Uniti ha registrato un totale di vendite di monete in argento, in agosto, pari a 4 milioni 935 mila once, contro le 2 milioni 88 mila once registrate nello stesso mese dell’anno precedente.

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

7 risposte

  1. Buon giorno Riccardo…Analisi approfondita. L’idea d’insieme sull’attuale situazione finanziaria globale e sul ruolo economico-politico-finanziario degli USA nel contesto mondiale non fà una piega…Riporto qui sotto una piccola parte del tuo articolo nella quale parli dei fondamentali dell’econonomia in rapporto alla situazione degli anni 80:
    “I fondamentali dell’economia non sono favorevoli a un rialzo dell’oro nell’immediato (il complesso delle materie prime e’ ai minimi da 13 anni; il prezzo del petrolio WTI flirta continuamente sui $40,00 al barile; l’economia della Cina e’ in deciso rallentamento e l’inflazione ufficiale – non quella reale – e’ sotto controllo)..
    Pertanto: non sono piu’ presenti le condizioni geopolitiche, finanziarie ed economiche riscontrate all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, che catapultarono al rialzo il dollaro americano e al ribasso sia oro che argento.”
    Riassumendo in poche parole, il momento storico che stiamo attraversando all’interno della fase ciclica dei metalli preziosi ci indica che in questo momento la miglior cosa da fare è:
    Posizionarsi nella giusta direzione (tenere in portafoglio oro ed argento fisico) ed attendere quali saranno i fattori che potranno comprimere ancora i prezzi dei preziosi prima della loro fase esplosiva…Vista da un’altro punto di vista, se fatta con intelligenza, è anche un’ottimo momento per continuare ad accumulare e prendere posizioni in questi due asset..
    Poi il tempo farà il resto….

    1. Ciao Stefano,
      hai perfettamente colto l’essenza del concetto che ho espresso nell’articolo.

      Se vuoi approfondire i metodi e le tecniche per investire in oro fisico, ti consiglio la lettura di un mio precedente articolo intitolato “2 strategie per investire in oro fisico”.

      Buona settimana

      Riccardo Gaiolini
      Analyst & Research
      Desghold.com

      1. Perfetto Riccardo…Grazie per il consiglio!!
        Andrò subito a leggerlo!!!
        Buona settimana anche a tè!!
        Stefano Modesti

  2. Caro Riccardo
    Come sempre le tue analisi sono molto opulare e rinnovo i complimenti già fatti sulla pagina fb.
    Ciò detto la mia idea viaggia in parallelo alla tua o quasi.
    Come da tuo precedente articolo di analisi fondamentale abbiamo potuto notare, e poi assistere, che l america all apice del suo boom economico non è stata in grado di creare sufficienti nfp i quali come ben sappiamo costituiscono l 80% del gdp statunitense.
    Quel che più stupisce è che in mancanza di questo importante settore trainante l america abbia registrato comunque, nell ultimo trimestre, un pil in crescita e una inflazione contenuta.
    Si è avvicinata però a un dato preoccupante circa l occupazione che si attesta al 5,2% e che è destinato a salire portando ad una alterazione tra domanda e offerta.
    Anche aumentando i tassi per raffreddare gli investimenti non si potrà scongiurare di certo la pressione inflazionistica pur rifacendoci a canoni ben specifici tipo legge di solow o taylor rule ecc…
    Insomma l espansione ciclica settennale è stata creata con esito positivo ancora una volta e come il settembre americano insegna, qualcosa accadrà nel brevissimo tempo.
    Sul djia e sull S&P500 si registrano apici mai visti prima!
    Solo per ricordare qualche evento, e giusto per non sembrare complottista/complottaro, nel settembre 2001 disastro WTC e successiva disoccupazione alle stelle, oltre inflazione in crescita in quel periodo.
    Nel settembre 2008 Lehmann Brothers e tantissimi licenziamenti, e anche qui consiglio uno sguardo al cpi.
    Forse sembrerà sfortuna ma stranamente coincide con un ciclo settennale di espansione/recessione.
    Per quanto riguarda le altre economie, mi piacerebbe allegare un grafico del bwi, ma dal blog non mi sembra possibile…
    c è da dire che i paesi del Brics hanno terminato il loro ciclo economico, vedasi brasile che entra in contrazione, aumenta i tassi e svaluta il real, quale produttore primario di zucchero i suoi risultati li apprezziamo dal calo del costo della sua materia prima.
    Stesso dicasi per la Cina che unitamente alla favoletta della bolla ha terminato il suo ciclo economico mostrando dati di contrazione sul manufatturiero, aumento dei tassi e svalutazione dello yuan.
    In quanto volano di materie prime, entrando in recessione apprezziamo il calo del suo maggior prodotto, il rame.
    Segue poi l argento prossimo al growth bottom.
    E così via anche gli altri paesi quali india e Russia.
    Fatta la panoramica su alcuni dati del brics mi sono poi interrogato sul qe.
    Questo meraviglioso ritrovato droga l economia.
    Il denaro nuovo viene immesso nel mercato finanziario, mercato che non potrebbe esistere se non esistesse l economia reale!
    È chiaro che il qe accompagna la fase di espansione del ciclo ma non genera inflazione poiché di fatto non smuove l aggregato monetario in circolazione.
    Sembrerebbe una legge di fisher rivisitata.
    Non incrementando i salari ad esempio e tagliando il costo del denaro si spinge la gente a fare ricorso al debito.
    Secondo il mio economista preferito j.m.keynes bassi salari spingono il consumo mentre alti salari predispongono al risparmio.
    Tornando al discorso oro il suo attuale trend, questo secondo la mia idea e lo sottolineo, mantiene una lateralizzazione di “attesa” e non credo minimamente in un trend ribassista.
    Dai miei studi il ciclo dell oro è molto più lungo di un ciclo economico.
    Sul fronte euro si parte dall europa questa volta con produzione e investimenti.
    L avvio del qe è l elemento trainante.
    Iniziano a salire le obbligazioni e i titoli azionari.
    Sembra dai grafici che il qe abbia però un ritardo temporale rispetto al dollaro.
    Non credo in un rafforzamento del dollaro sull euro invece, ma casomai il contrario.
    Durante l abenomics lo yen si è rafforzato contro le altre valute e lo stesso dicasi per il qe britannico.
    Dati visibilissimi con frame a un mese nei periodi di riferimento.

    Riccardo ti saluto e ti abbraccio e spero di leggerti nuovamente.
    Ti ricordo che non sono un laureato in economia poiché nella vita mi dedico ad altro ma ho trascorso gli ultimi anni della a fare l alba sui testi di macroeconomia universitari.
    È dura ma devo continuare a studiare, a studiare, a studiare…

    1. “Durante l abenomics lo yen si è rafforzato contro le altre valute”

      A me non pare ma sono pronto a ricredermi leggendo opportune spiegazioni in merito.

      1. Ciao.
        Basta guardare il grafico dello yen sul dollaro, della sterlina sul dollaro.
        Non è che serve molto.
        Lo yen contro l euro…

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