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2015 – 2019: crack dell’Eurozona?

Come avrai sicuramente gia’ approfondito dalla lettura dei quotidiani delle ultime 2 settimane, giovedi’ 22 gennaio la BCE ha varato il “quantitative easing” (espansione monetaria), tramite apposito programma di acquisto di titoli per un importo superiore ai 60 miliardi mensili.

Questo QE partira’ dal mese di marzo 2015 e andra’ fino a settembre 2016.

Se fosse considerato necessario, il programma di acquisto di titoli potrebbe essere prolungato oltre la data di cui sopra (in sostanza il  QE varato non sara’ l’ultimo); il programma prevede l’acquisto di titoli per almeno 1.140 miliardi di Euro.

Ti ricordo che la BCE negli scorsi anni aveva gia’ varato “operazioni monetarie non convenzionali” (due LTRO – Long Term Refinancing Operation per 1.500 miliardi di Euro – volti al rifinanziamento di operazioni di prestito bancarie; un SMP – Securities Market Programme per 144 miliardi di Euro, volto all’acquisto di titoli di stato; programma TLTRO ovvero finanziamento all’economia reale tramite prestiti bancari per 400 miliardi di Euro e un programma di acquisto di obbligazioni bancarie – CBPP per 106 miliardi di Euro, nonche’ acquisti di obbligazioni garantite da mutui – ABSPP – per 2,2 miliardi di Euro).

Non mi dilunghero’ oltre nel dettaglio di quest’importante manovra monetaria che avrai avuto gia’ modo di esaminare.

A mio avviso la BCE non aveva altra scelta: i paesi periferici dell’Eurozona, se non godessero di questo “scudo monetario” della BCE, nei prossimi anni non sarebbero in grado di finanziarsi a interessi sostenibili.

La mossa della BCE di Mario Draghi, e’ stata lungimirante: ha evitato un possibile cataclisma sui mercati obbligazionari ed azionari dell’Eurozona, come effetto contagio della vittoria di Syriza (il partito anti-austerity) di Alexis Tsipras, nella tornata elettorale di domenica 25 gennaio in Grecia.

L’obiettivo e’ quello di “svalutare” la moneta unica, rilanciare l’export europeo e di conseguenza la crescita economica; evitare il rischio default dei paesi anello debole dell’Europa (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda).

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Cerchiamo a questo punto di analizzare la situazione dell’Eurozona, sia  attuale che in previsione per i prossimi anni, a prescindere dalla mossa monetaria della BCE.

Sul futuro dell’Europa permane una notevole incertezza.

Negli ultimi decenni l’Europa non e’ stata in grado di dotarsi di strutture e meccanismi capaci di renderla un attore geoeconomico e geopolitico globale, in grado di confrontarsi con gli Stati-Continente che dominano il panorama mondiale (USA, Cina, Russia, India, Brasile ecc.).

Oltre a demeriti propri l’Europa e’ indebolita dal declino demografico (i trends demografici dell’Europa li abbiamo evidenziati in questo articolo) e dall’impetuosa crescita dei paesi emergenti.

Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, sono entrati nella Zona Euro senza averne i requisiti di convergenza economica e finanziari: abbandonando le politiche di “svalutazione competitiva” in favore dell’Euro (sistema a cambi fissi), le divergenze tra questi paesi e il cosiddetto “Blocco Nordico” (o “Northern Dimension”) si sono aggravate.

Con la crisi economica del triennio 2007-2008-2009, le incompatibilita’ tra paesi periferici e “Blocco Nordico” sono esplose in tutta la loro intensita’.

Le misure “anti-austerita’” imposte dalla Germania e dai suoi alleati (Olanda, Finlandia e Austria, ma in un primo momento anche della Francia) ai paesi periferici, si sono rivelate economicamente controproducenti: il debito pubblico e’ esploso invece che calare, e’ stata imposta una devastante deflazione salariale che ha causato un crollo della domanda reale e di riflesso un crollo del gettito fiscale, l’inasprimento della tassazione ha contratto i consumi interni; sono esplose sia la disoccupazione che i fallimenti societari.

La Germania, inoltre, ha preteso la “cessione” di ogni residua sovranita’ fiscale e politica ai paesi sottoposti alle cure di “austerity”.

L’Unione Europea, per divenire attore geoeconomico strategico globale avrebbe dovuto varare la moneta unica (Euro) integrando i debiti pubblici di ogni singolo stato membro all’interno di un unico contenitore di “debito pubblico globale europeo”, proprio come gli USA: a difesa del debito pubblico europeo, la BCE avrebbe fatto da “guardiano” contro la speculazione finanziaria.

Questo processo, pero’, andava attivato almeno dieci-dodici anni or sono.

Solo in questo modo l’Euro probabilmente sarebbe divenuta “Moneta Comune” e non tasso di cambio fisso tra nazioni con economie divergenti e debiti pubblici frazionati.

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Sarebbe stato inoltre necessario integrare le politiche fiscali tra i vari stati membri, nonche’ creare un Ministero delle Finanze comune e un Ministero della Difesa comune con relativa creazione di un esercito comune europeo.

Alla moneta (Euro) andava abbinata, pertanto, la “spada”, ovvero l’esercito (la Difesa) e una Politica Estera Comune, con relativo Ministro e Ministero.

Storicamente non si sono mai visti Stati in cui la moneta non sia congiunta alla “spada”.

Ma l’Unione Europea e’ caratterizzata da Stati con un’identita’ nazionale consolidita; e’ il nostro retaggio storico, la nostra eredita’ storica, ci piaccia oppure no.

E’ questa ragione, a mio modo di vedere, l’elemento che impedisce all’Europa l’integrazione politica e militare.

La divisione Nord-Sud dell’Europa e’ soprattutto di natura economica: ma anche a livello geostrategico, l’Europa e’ divisa, questa volta in Ovest-Est.

Gran Bretagna (che non fa parte dell’Eurozona), Francia, Danimarca, Olanda e Spagna, si sono sempre dimostrati disponibili a un’alleanza strategica con gli USA.

Germania, Italia, Austria e Turchia si mantengono in equilibrio tra USA e una cooperazione strategico-economica con la Russia; a quest’ultimo drappello di nazioni si e’ unita la Grecia, che a mio modo di vedere nei prossimi anni potrebbe aggregarsi ai BRICS ed essere soccorsa finanziariamente proprio dalla nuova banca globale dei paesi emergenti, abbandonando definitivamente l’Eurozona.

Dalla Svezia alla Romania si percepisce la Russia come una minaccia. Questi Stati fanno affidamento piu’ sugli USA che sull’Unione Europea.

La Francia applica una politica estera disinvolta, commercia con la Russia e stringe rapporti diplomatici con gli USA, mentre interviene militarmente in Libia in opposizione alla Germania, sottraendosi dall’asse franco-tedesco quando lo ritiene piu’ opportuno.

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La crisi economica europea amministrata dalla Germania si e’ rivelata fallimentare, come dicevamo sopra.

Da Nord a Sud, da Est a Ovest, nell’Europa, avanzano di prepotenza i partiti cosiddetti “Euroscettici”.

Questi movimenti politici, sono tutti caratterizzati da un denominatore comune: mettere fine alle politiche di “austerita’” imposte dalla Germania e fatte attuare dalla Troika (BCE, FMI e Commissione Europea).

La vittoria spettacolare di Syriza, in Grecia, non e’ sorprendente: e’ il risultato di una devastante crisi economica gestita in modo “maldestro” da attori sovranazionali.

Le elezioni in Grecia costituiscono l’onda lunga che potrebbe destabilizzare l’Europa nei prossimi 3 – 4 anni.

In Spagna, dove si terranno elezioni politiche a novembre, e’ dato per possibile vincitore il partito Podemos di Pablo Iglesias, partito di sinistra e “anti-austerita’”.

In Germania, il partito Anti-Euro e’ quello di Alternative Fur Deutschland, che sta guadagnando forti consensi; questo partito potrebbe saldarsi con il movimento politico xenofobo e anti-islamico “Pegida” dato in forte ascesa.

In Irlanda, avanza lo “storico” Sinn Fein, che accentua la battaglia contro i tagli sociali e l’imposizione contro l’applicazione della tassa sull’acqua pubblica.

In Italia, il partito euroscettico e’ costituito dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo; in Austria avanza il FPO (Fronte o Partito della Liberta’); in Olanda il PVV (Partito della Liberta’), in Gran Bretagna l’UKIP di Nigel Farage; nei paesi che non hanno adottato l’Euro, avanzano partiti anti-europeisti come PIS (Diritto e Giustizia) in Polonia, il “Jobbik” in Ungheria, il DF (Partito del Popolo) in Danimarca e i Democratici Svedesi in Svezia.

Nel 2017 si terranno le elezioni in Francia: favorita Marine Le Pen del Fronte Nazionale.

Nei prossimi due, tre anni, potremmo assistere a uno sconvolgimento politico senza precedenti in Europa, con l’avanzata radicale di partiti euro-scettici, sia di estrema sinistra che di estrema destra.

Le elezioni in Francia saranno quelle piu’ difficili per la tenuta dell’Eurozona: Marine Le Pen e il suo FN hanno saputo intercettare il malessere dei francesi per l’Euro e per l’Unione Europea; la Francia e’ un paese assediato da anni dalla crisi economica e finanziaria con un alto tasso di disoccupazione e di sfiducia, nonche’ con la piu’ grande popolazione islamica d’Europa.

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CONCLUSIONE: PERCHE’ L’INVESTIMENTO IN ORO FISICO CI PORRA’ AL RIPARO DA UN EVENTUALE CRACK DELL’EUROZONA

La crisi economica e finanziaria che attanaglia l’Europa da almeno 7 anni si e’ andata aggravando e le istituzioni preposte alla sua risoluzione si sono rivelate non all’altezza della grave situazione che si sono trovate ad affrontare.

Con le elezioni in Grecia, vinte da Syriza, si e’ aperta una fase estremamente delicata per tutta l’Eurozona.

Nei prossimi mesi si aprira’ un fragile negoziato tra Nord e Sud Europa, tra paesi creditori (nella bilancia commerciale, ovvero nell’export) e paesi debitori (sia nella bilancia commerciale, come paesi importatori che per il debito pubblico).

Forse la Troika non ha l’obiettivo di spingere la Grecia fuori dall’Europa, ma bisogna considerare che Tsipras deve mantenere le promesse fatte al suo elettorato, e i margini di manovra tra la Troika, la Germania e la Grecia, mi paiono estremamente esili.

Il Nord dell’Europa, piu’ virtuoso economicamente e fiscalmente, vive con crescente risentimento l’indisciplina nei conti pubblici degli stati eurodeboli del Sud Europa e non e’ piu’ disponibile a pagare la cattiva gestione delle finanze pubbliche di questi partners.

In tutta Europa avanzano partiti euroscettici, sia all’interno dell’Area Euro che al suo esterno.

Avevo sempre creduto che l’Europa Unita fosse la risposta piu’ appropriata ai problemi, alle inquietudini e agli sconvolgimenti del nuovo mondo globalizzato.

Anche se in fondo mi auguro che l’Europa non ritorni ai “demoni del proprio passato”, mi rendo anche realmente conto che le istituzioni europee non si sono dimostrate adeguate e preparate per affrontare una crisi economica senza precedenti storici come quella esplosa dal 2008 in poi.

Nel quadriennio 2015 – 2019 potremmo assistere a una “deriva” politica anti-Euro, a un crack finanziario della moneta unica e a sconvolgimenti politici e sociali ancora difficilmente prevedibili.

Se deriva dovra’ essere, essa sara’ difficilmente arrestabile.

Da tempo girano voci di un Europa “spaccata” in due tronconi, che adotterebbero un Euro forte al Nord e un Euro debole al Sud. Se davvero si verificasse uno scenario di questo tipo, oro e argento fisico – con ogni probabilita’ – non risentirebbero degli inevitabili “smottamenti” a cui andra’ incontro il sistema bancario e finanziario europeo.

Se invece l’Eurozona rimanesse compatta assisteremmo anche in quel caso a un deciso aumento dell’inflazione a cui seguirebbero rischi di defaults dei paesi eurodebili (a causa del rialzo dei tassi d’interesse).

La BCE sarebbe costretta a intervenire con ulteriori pesanti manovre di espansione monetaria e gli Stati del Nord Europa – Germania in testa – non condividerebbero quelle politiche dando il via alla “spaccatura” dell’Eurozona.

Nel primo caso la divisione dell’Eurozona avverrebbe in tempi rapidi.
Nel secondo caso la BCE e le istituzioni europee potrebbero “prendere ancora tempo” ma non riuscirebbero ad evitare lo squarcio dell’Unione Europea.

In vista di questo tutt’altro che impossibile scenario geopolitico e geoeconomico (Germania e Olanda si erano gia’ preparati un piano B nel 2012 nel caso di crack dell’Eurozona), ho ritenuto essenziale diversificare parte del mio patrimonio in oro e argento fisico.

 

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Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.
Riccardo Gaiolini

Riccardo Gaiolini

Appassionato di mercati finanziari e di analisi tecnica intermarket, integro queste materie con lo studio della strategia geopolitica, estendendone i concetti in un’unica materia interdisciplinare.

5 risposte

  1. …Molto interessante e valido l’ articolo che alla fine ci fa capire che in fondo la logica ed il senso comune predominano.
    La divisione:
    Nordisti a casa loro con la loro mentalitá di lavoro e risparmio tipico da teste dure e cuadrate che quando nel loro cammino si trovano di fronte ad una montagna la distruggono peró senza cambiare il loro corso.
    Sudisti a casa loro con il loro ciá ciá ciá latino e feste, cambiando i loro accordi precedentemente stabiliti ogni volta che si cambiano le calze e le mutande, qui invece quando nel loro cammino si trovano una montagna ci girano attorno per poter seguire il loro corso.
    Peró riflettendo la ragione di questa situazione secondo me é il clima, cioé quando l’inverno é piú duro lavori di piú e questo é sempre stato cosí anche prima della nascita dell’unione europea, vi spiego: al nord d’Italia lavorano duro e lavorano bene, infatti l’industria italiana é molto piú sviluppata al nord Italia mentre al sud sono piú rilassati, In Svizzera i ticinesi saranno sempre piú propensi alla baldoria che gli svizzeri tedeschi, anche qui il cuore dell’industria svizzera é al nord laddove fa piú freddo.

    Concludendo sull’articolo di Riccardo: é come se nello stesso edificio di appartamenti ci vivono suore e prostitute, impossibile !!!

    Buona giornata, un saluto cordiale.

    1. Ciao Danilo,
      apprezzo il tuo intervento.

      Volevo aggiungere che, oltre alle differenze economiche, finanziarie, della pubblica amministrazione, del modo di fare imprenditoria tra “Northern Dimension” e “Southern Dimension” dell’Eurozona, vi e’ anche una “sottile” ma non per questo “relativa” differenza tra le due dimensioni: quella prettamente relativa alla “religione praticata” dalle due sfere.

      Il “Blocco Nordico” e’ cristiano, ma professa il protestantesimo e il calvinismo, due versioni della religione cristiana profondamente differenti da quella cattolica (praticata nel sud Europa) che da quella ortodossa (Grecia).

      L’etica del lavoro e della “cosa pubblica” sono profondamente differenti nei paesi calvinisti e protestanti da quelli cattolici.

      La disciplina dell’individuo di fronte alla fede, l’idea di professione come vocazione e il culto del lavoro caratterizzano l’etica protestante (leggi: Max Weber, “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”).

      Secondo il sociologo Weber, fu proprio lo spirito calvinista (come sete di guadagno, caratterizzato dal profitto continuamente reinvestito nella produzione e anche nella finanza) a generare il capitalismo e la prima rivoluzione industriale.

      Il “profitto” e la sua “realizzazione pratica” nel lavoro, nella religione luterana, per esempio, e’ “segno della grazia divina”, mentre il “povero” e’ fuori dalla “grazia divina”.

      Nella cultura cattolica, la figura del “Povero”, invece, rappresentava l'”essenza” di Cristo; la “poverta’”, lo strumento per meritarsi il Paradiso.

      Lo “scontro” tra paesi del Blocco Nordico (luterani, protestanti e calvinisti) e paesi del Blocco del Sud (cattolici e ortodossi), riflette, in modo “invisibile” anche questa dicotomia di cui sopra: i paesi cattolici sono di natura piu’ concilianti, piu’ flessibili di fronte, per esempio, al fenomeno dell’evasione fiscale, degli sprechi pubblici, dell’inefficienza della dimensione produttiva: quelli del Nord, sono invece inflessibili, rigidi, inamovibili in merito a queste tematiche e anche per carattere.

      Sono stato in Germania, in Svizzera, in Scandinavia, e ti posso assicurare che la mentalita’ “religiosa”, in modo magari poco visibile, ma permea anche i comportamenti pubblici; credo che vi sia un solco, una spaccatura anche di mentalita’, anche religiosa, tra i paesi del Nord Europa e quelli del Sud, che si riflette negli schemi di progettazione della “cosa pubblica” (quindi della sfera pubblica) che quella privata (sfera produttiva e finanziaria).

      E’ difficile conciliare queste due “etiche” profondamente differenti per visioni e per comune “sentire”.

      Ciao

      Riccardo Gaiolini
      Analyst & Research
      https://www.deshgold.com

      1. Danilo, Rick, sono fantastici i vostri interventi.
        Il clima e la religione sono 2 aspetti che impattano in modo importante nella vita (e negli usi e costumi) di un essere umano.

  2. Seguo spesso questo sito x la chiarezza con cui espone argomenti molto ostici. Faccio i miei complimenti al Dott. Gaiolini Riccardo per l\’articolo, ma anche, e soprattutto, per il suo secondo commento che, a mio avviso, è illuminante, e fornisce diverse chiavi di lettura interessanti. Il fattore religioso, che plasma le coscienze, è una grande verità, e spiega (possibilmente) le molte differenze. Buon lavoro e un saluto a tutta la redazione di DG.

  3. Salve… Siete a conoscenza che la banca tedesca è in passivo di 40 mila miliardi? La Bce sta nascondendo tutto… Poi la Bce non ha più soldi… Io sono povero… Vivo in roulotte… Coltivo e mangio… Ma tutti i risparmiatori si troveranno poveri in una notte… Sarà una tragedia immane… Ci sarà la fame per tutti… 2019… Peggio del 1929…

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